Bisognerà aspettare i 2085 per la parità ai posti di comando tra uomini e donne

Marisa Bellisario partecipa a una riunione dei dirigenti di General Electric (Stati Uniti, fine anni Sessanta)

Marisa Bellisario partecipa a una riunione dei dirigenti di General Electric (Stati Uniti, fine anni Sessanta). Per saperne di più clicca qui

Questo accade negli Stati Uniti secondo un rapporto diffuso dal Center for american progress e intitolato proprio The women leadership’s gap. Se si considerano i vari settori nella loro varietà, si può dire che la posizione dirigenziale delle donne rimane bloccata tra un 10 e un 20 per cento. Inoltre, il loro potere di rappresentanza in politica e nei media è fermo a un 18 per cento, precisa il rappporto. Se queste sono le previsioni negli Usa in Europa fino a quando si dovrà aspettare? La situazione in Italia.

di Redazione

Le donne? Sono brillanti negli studi e produttive sul mercato, ma ancora non ricoprono la stessa quantità di posti di potere occupati dai colleghi uomini. A confermare l’esistenza di questo tetto di cristallo stavolta è un rapporto diffuso dal Center for american progress e intitolato proprio The women leadership’s gap.

L’analisi, firmata dalla giornalista Judith Warner, esperta in questioni di genere, si riferisce al territorio degli Stati Uniti. Qui, spiega Warner, le donne costituiscono la maggior parte della popolazione: il 50.8 per cento. Sono le donne che sono iscritte a quasi il 60 per cento dei corsi di laurea e di master, che si aggiudicano il 47 per cento delle lauree in legge, il 48 per cento di quelle in medicina, e oltre il 38 per cento dei master in business e management. Sono sempre queste a rappresentare il 47 per cento della forza lavoro statunitense e il 49 di quella nel settore dell’istruzione universitaria e a ricoprire più della metà dei posti di lavoro di livello professionale. Eppure, quando si tratta di occupare posizioni di potere e posti di comando gli uomini hanno ancora la meglio. Per fare un esempio, nel mondo accademico le donne sono solo il 30 per cento dei professori ordinari e il 26 per cento dei presidenti di college. Le stime sono decisamente più scoraggianti se si considerano le afroamericane.

Mentre alla fine del ventesimo secolo si è assistito a consistenti miglioramenti nell’avanzamento di carriera delle donne, negli ultimi anni la situazione si è stabilizzata, spiega il rapporto. Inoltre, l’immagine della donna sullo schermo è ancora creata, nella stragrande maggioranza, da uomini, perché le donne in posizione di registe, sceneggiatrici, editrici, direttrici e produttrici di film e fiction televisivi sono solo il 17 per cento, e le ideatrici dei programmi televisivi sono solo il 27 per cento.

Anche in politica, dopo i successi degli anni ’80 e ’90 si è assistito a uno stallo di donne elette al Congresso e in alcuni casi a una regressione del numero di donne elette nelle legislature statali. Se si considerano i vari settori nella loro varietà, si può dire che la posizione dirigenziale delle donne rimane bloccata tra un 10 e un 20 per cento. Inoltre, il loro potere di rappresentanza in politica e nei media è fermo a un 18 per cento. A questi ritmi, azzarda il rapporto, la stima è che bisognerà aspettare il 2085 per avere il raggiungimento della parità nei ruoli chiave di leadership tra uomini e donne negli Stati Uniti.

La situazione In Italia

In Italia solo il 15% dei membri che siedono in un Consiglio di Amministrazione è donna: il dato, sostanzialmente stabile negli ultimi tre anni, emerge da un’analisi elaborata dall’Ufficio Studi di Grant Thornton su database AIDA-Bureau Van Dijk, su 13.133 aziende italiane con fatturato compreso tra 30 e 500 milioni di Euro. Esaminando la ripartizione geografica emerge che il 61% delle donne che sono membri di Consigli di Amministrazione è nel nord Italia, il 34% al centro e solo il 5% al sud.

Le donne membri di Consigli di Amministrazione sono concentrate per il 33% in Lombardia, il 16% in Emilia Romagna e il 12% in Veneto, mentre il Molise si conferma il fanalino di coda con lo 0,04%. Il Piemonte, con l’8,87%, la Toscana, 6,59% e il Lazio, 6,37%, superano la soglia del 5% di donne presenti nei consigli di amministrazione, quota non raggiunta nemmeno dal Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige che si fermano rispettivamente al 2,68% e 2,33%, dati vicini a quello delle Marche; 2,15%. Tra l’1 e il 2% si collocano, in rapporto al dato nazionale, la Campania (1,97%) l’Umbria (1,96%) la Sicilia (1,34%), la Liguria (1,27%) e la Puglia (1,11%). In coda alla classifica generale si trovano l’Abruzzo (0,80%), la Sardegna (0,43%) e con i medesimi risultati, 0,11%, la Valle d’Aosta, Basilicata e Calabria.

Tra le regioni che registrano al loro interno la più alta percentuale di aziende “rosa” spicca l’Umbria, che guida la classifica con il 18,76% di donne presenti nei cda. Al secondo posto la Toscana, che, tra le sue imprese fa registrare il 17,70% di donne nei consigli di amministrazione. Oltre il 16% di quote rosa in Friuli Venezia Giulia (16,93%), nelle Marche (16,62%) e in Piemonte (16,25%). I cda delle aziende emiliano romagnole fanno registrare una presenza femminile del 15,70%, nel Lazio il 15,05% e in Puglia il 14,97% dato migliore di quello della Lombardia (14,82%). Seguono la Campania (14,21%), Sicilia (13,64%), l’Abruzzo (12,55%), la Liguria con 11,74% e la Valle d’Aosta con 11,39%. Vicini alla quota del 10% di presenza femminile nei cda delle aziende della regione in Sardegna (10,46%), Basilicata (10,34%), Molise (9,38%) e Calabria (8,57%).

Analizzando la distribuzione per dimensione di fatturato le donne sono presenti in modo particolare nei Consigli di Amministrazione di Aziende con un fatturato compreso tra 30-100 milioni (che rappresentano circa il 69%): la presenza di quote rosa va mano a mano diminuendo con l’aumentare del fatturato delle aziende. A livello di incarichi le donne a presiederei Consigli di Amministrazione in qualità di Presidenti rappresentano il 6,6% ( sostanzialmente stabili rispetto al 2014) ed il 13,8% ricoprono la carica di Amministratore Delegato, dato in aumento rispetto agli anni precedenti

29 settembre 2015

 

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