Ecco come il corpo di Samantha Cristoforetti si adatterà alla vita nello Spazio

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Domenica 23 novembre la prima astronauta italiana partirà verso la Iss. Come reagirà il suo organismo?

Manca poco ormai: alle 21:57 di domenica 23 novembre l’avventura spaziale di Samantha Cristoforetti avrà infatti inizio, con il lancio dal cosmodromo russo di Bajkonur. @AstroSamantha si è preparata per quasi tre anni in previsione della missione sulla Stazione spaziale internazionale, addestrandosi a eseguire le procedure tecniche necessarie e allenando il suo fisico per affrontare la permanenza prolungata nell’ambiente spaziale. Nel suo caso però, quest’ultimo aspetto presenta alcune incognite. Se per gli astronauti maschi gli effetti dell’assenza di gravità sulla salute sono più noti, esistono invece molti meno dati su quali siano i pericoli nel caso dell’organismo femminile, visto il numero minore di donne che hanno partecipato a missioni spaziali.

Il problema è noto anche alla Nasa che, in previsione delle missioni sempre più lunghe pianificate per i prossimi decenni, nel 2013 ha istituito ben sei gruppi di lavoro in collaborazione con il National Space Biomedical Research Institute, per verificare cosa sappiamo esattamente riguardo alle differenze di genere nella risposta dell’organismo degli astronauti.

I risultati di queste analisi, che hanno valutato le informazioni raccolte negli anni sui 477 uomini e sulle 57 donne che hanno viaggiato nello spazio (almeno fino a giugno dello scorso anno), sono stati pubblicati di recente sul Journal of Women’s Health. Ecco i contenuti principali dello studio.

Intolleranza ortostatica.
Si tratta dell’incapacità di restare in piedi per periodi prolungati senza svenire. Questo disturbo è più comune negli astronauti donna una dopo il ritorno a terra. Una possibile spiegazione è la minore capacitanza (la capacitò dei vasi sanguigni di dilatarsi sotto effetto della pressione sanguigna) dei vasi sanguigni delle gambe, dimostrata da studi sulla degenza prolungata a letto, che provoca effetti paragonabili a quelli a cui viene sottoposto l’organismo degli astronauti nello spazio.

Diminuzione del volume del plasma sanguigno.
Le simulazioni svolte a Terra ci dicono che in condizioni di microgravità nelle donne si assiste ad una maggiore perdita di volume del plasma sanguigno (la parte liquida del sangue) rispetto agli uomini, a cui l’organismo femminile risponde con un maggiore aumento del ritmo cardiaco. Come questo fenomeno influenzi l’organismo nello spazio non è però chiaro, e necessita quindi di ulteriori studi.

Sindrome Viip (visual impairment / intracranial pressure).
È una diminuzione della vista causata dall’aumento della pressione intracranica. Il problema fino ad oggi ha riguardato l’82% degli astronauti maschi e il 62% delle donne, ma tutti i casi con conseguenze cliniche rilevanti sono capitati negli uomini.

Sistema immunitario.
Il volo spaziale può modificare il funzionamento e la concentrazione di alcuni costituenti essenziali del sistema immunitario, ma i dati raccolti durante le missioni non indicano differenze in questo caso tra l’organismo femminile e quello maschile. A terra l’organismo delle donne produce solitamente reazioni immuntarie più intense, che le rendono più resistenti ad infezioni virali e batteriche, e al contempo più suscettibili a patologie autoimmuni. Non è chiaro però se lo stesso potrebbe accadere anche durante le missioni spaziali di lunga durata.

Radiazioni.
Rappresentano uno dei pericoli maggiori per gli astronauti, perché l’atmosfera terrestre ci scherma normalmente dalla maggior parte di quelle presenti nello spazio. I dati disponibili sembrano indicare che le donne siano più suscettibili degli uomini a sviluppare tumori indotti dalle radiazioni, e per questo i livelli di esposizione tollerata per gli astronauti donna è più bassa di quella consentita ai colleghi di sesso maschile.

Space Motion Sickness.
Disturbo simile al mal di macchina, è un problema comune per gli astronauti. Le donne sembrerebbero meno suscettibili degli uomini al primo arrivo sull’Iss, e più colpite invece dopo il ritorno a Terra. I dati disponibili però sono estremamente ridotti.

Udito.
Il peggioramento dell’udito legato all’età procederebbe più velocemente negli astronauti maschi che nelle femmine, ma i dati indicano che la responsabilità non sarebbe dell’assenza di gravità.

Infezioni del tratto urinario.
Sembrano più comuni negli astronauti donna, ma sono sempre state curate con successo con gli antibiotici.

Ossa e comportamento.
La risposta del sistema muscolo-scheletrico al viaggio spaziale cambia molto da individuo a individuo, e non sembra legata al sesso. Anche le reazioni psicologiche e comportamentali alla vita nello spazio sembrano uguali tra i due sessi, anche se l’attenta selezione e l’addestramento dei candidati contribuiscono a rendere improbabili problemi psichiatrici tra gli astronauti.

Fonte: Wired

21 novembre 2014

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