La lunga strada verso una fiscalità equa

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Con il passare degli anni l’Irpef è stata caricata di troppi compiti diventando un’imposta inefficiente e iniqua. Il Nens ha lanciato una proposta per riformularla e creare una progressività della tassazione adeguata. I costi dell’operazione

di Fernando Di Nicola e Ruggero Paladini

Il 9 ottobre il Nens ha presentato una proposta che riguarda contestualmente la principale imposta del nostro sistema, l’Irpef, i contributi previdenziali a carico dei lavoratori, e un nuovo assegno di sostegno al reddito dei nuclei familiari (generalizzazione dell’attuale Anf).

Le ragioni della proposta derivano dalla constatazione che nell’ultima dozzina di anni l’Irpef è stata caricata da troppi compiti, divenendo un’imposta opaca, dove le vere aliquote marginali (quelle sull’imposta netta), sono ben più alte di quelle formali (sull’imposta lorda).

Esse sono inoltre differenziate per tipologia di contribuente (dipendente, pensionato o autonomo) o per carichi familiari (coniuge, uno o più figli).

L’obiettivo di sostegno dei redditi familiari tramite l’Irpef, non può soddisfare criteri validi di equità verticale ed orizzontale in quanto molti redditi non entrano nella base imponibile. Un altro aspetto delle difficoltà nell’uso dell’Irpef è la crescita patologica del fenomeno degli incapienti.

L’Irpef non è neppure lo strumento più adeguato per la riduzione del cuneo fiscale, dalla parte del lavoratore, come si è visto nel caso del cosiddetto “bonus Renzi”.

LE SOLUZIONI SUGGERITE

Nella nostra proposta all’Irpef è assegnato l’obbiettivo, oltre ovviamente al gettito, di realizzare una progressività adeguata, con un andamento regolare, in cui le aliquote marginali crescano, fino ad un massimo, con gradualità.

La riduzione del cuneo fiscale si ottiene con una fiscalizzazione, non totale, ma comunque ampia, dei contributi a carico dei lavoratori. Il sostegno dei redditi familiari viene realizzato con un assegno, che riguarda la stragrande parte della cittadinanza, finanziato da un contributo anch’esso generalizzato.

L’assegno si commisura all’insieme dei i redditi dei nuclei familiari di fatto, tenendo conto del numero dei componenti,  e delle economie di scala, cioè del reddito equivalente del nucleo.

L’Irpef si struttura con sette aliquote, dal 20 per cento fino al 48 per cento (per redditi oltre i 200mila euro), con assorbimento del contributo oltre i 300mila.

Le detrazioni per tipologia di reddito sono ridotte e sono fisse; le detrazioni per carichi familiari sono eliminate. Pertanto le aliquote formali dei vari scaglioni sono anche aliquote marginali effettive, uguali per tutti i contribuenti.

La fiscalizzazione dei contributi dei lavoratori (sei punti) presenta un andamento simile a quello dell’earned income tax credit degli USA: c’è una crescita fino a 15mila euro (per un massimo di 900 euro), poi tale importo si mantiene costante fino a 30.837 euro.

I 900 euro si riducono infine gradualmente fino a 71.586 di reddito lordo. La riduzione della parte fiscalizzata dei contributi avviene dunque in un intervallo di oltre 40mila euro, con un’aliquota implicita quindi, ma di entità molto modesta.

L’assegno a sostegno del reddito è costante a bassi livelli di reddito, poi decresce linearmente. Ad esempio, per una sola persona l’assegno èpieno fino a 7.000 euro di reddito, poi decresce linearmente tra 7.000 e 28.000 euro di reddito.

Anche in questo caso vi è un’aliquota implicita, ma anch’essa di entità limitata. Le due aliquote implicite (fiscalizzazione e assegno) non si intersecano, e i limiti sono stabiliti in corrispondenza a quelli degli scaglioni Irpef. 

I risultati in termini di equità verticale ed orizzontale sono molto buoni, come si vede sul seguente grafico:

Incidenza su reddito Tasse-Assegni con e senza riforma x decimi di reddito equivalente

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Per quanto riguarda il cuneo fiscale, la riduzione, dal lato dei lavoratori, è  significativa, risultando mediamente di 2,5 punti (da 40,2 a 37,7). Non solo, tale riduzione è più forte a livelli più bassi di reddito: ben 8,4 punti per i lavoratori sotto i 20mila euro, 2,1 punti per quelli tra 20mila e 40mila, ed un punto per quelli sopra i 40mila.  

Il costo complessivo è di 14,7 miliardi, quasi un punto di Pil. Si tratta di una cifra certamente rilevante di questi tempi, ma se si adottassero le proposte del Nens sull’Iva le risorse sarebbero più che sufficienti.

E comunque la riforma può essere introdotta gradualmente, per step. Se ad esempio di procedesse per quattro step, nel primo si applicherebbe il vecchio sistema al 75 per cento e il nuovo al 25 per cento, nel secondo 50 e 50, e così via.

L’obbiettivo infatti non è quello congiunturale di un aumento di reddito disponibile, ma di sistemare in modo organico l’attuale mix di prelievo e trasferimenti  (tax-benefit) che presenta seri problemi.

Fonte: laVoce

28 ottobre 2014

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