La responsabilità politica della violenza

Chinyery la compagna del nigeriano Emmanuel Chidi Namdi durante i funerali nella Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo a Fermo, Italia, 10 Luglio 2016. ANSA/ CHIODI-PEROZZI

Chinyery la compagna del nigeriano Emmanuel Chidi Namdi durante i funerali nella Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo a Fermo, Italia, 10 Luglio 2016. ANSA/ CHIODI-PEROZZI

Vi propongo la lettura di questo commento di Franco Mirabelli Senatore Pd, capogruppo nella Commissione bicamerale Antimafia pubblicato da Huffington Post

downloaddi Franco Mirabelli

C’è stata in questi mesi una sempre maggiore escalation di episodi di violenza, dal terrorismo, alle stragi negli Stati Uniti, a quelli che hanno come protagonisti gli ultras agli europei di calcio, agli incidenti provocati dai Black Bloc in Francia, fino all’omicidio a sfondo razziale dell’altro giorno a Fermo.
.
Sembra un mondo impazzito in cui tutto ciò alimenta paure e spinge a chiudersi. Sembra di essere impotenti di fronte a questi orrori. Vicende diverse, con matrici diverse che però, forse, hanno un elemento comune nel venir meno della politica a governare i conflitti.

Se si guarda ai successi dei partiti xenofobi, populisti e antieuropei ma anche al successo di Trump negli USA, viene da pensare che viviamo in un mondo in cui una parte della politica ha rinunciato a governare i conflitti, anzi, preferisce esasperarli per produrre e cavalcare le paure.

Da qui deriva anche la scelta di utilizzare linguaggi violenti che stanno imbarbarendo il confronto politico.

Da qui, da questo modo di agire e di comunicare deriva la ricerca continua di un capro espiatorio.
Ogni problema diventa una opportunità non per cercare soluzioni ma per scaricare su chi è diverso da noi ogni responsabilità, non ci sono più avversari ma solo nemici.

Cercare il capro espiatorio per i problemi che ci si trova di fronte invece che la soluzione e non governare i conflitti, preferendo cavalcarli, crea il terreno culturale per la violenza e lo scontro.

Se alle persone si trasmettono continuamente messaggi, in cui si spiegano cose non vere – come ad esempio si spiega che i soldi che potrebbero servire per loro vengono usati per assistere i profughi, o che le cure mediche date ai migranti vengono tolte agli italiani – volenti o nolenti si alimentano, tra chi ha meno strumenti culturali, razzismo e violenza.

È evidente, ancor più alla luce di questi ultimi episodi tragici, che la politica deve cominciare ad assumersi delle responsabilità e riflettere sulle conseguenze delle proprie parole e delle proprie azioni.

Questo significa che occorre cominciare a spiegare ai cittadini che i problemi sono più complessi rispetto al messaggio semplicistico ed erroneo della propaganda secondo cui le classi deboli hanno difficoltà perché arrivano gli immigrati.

Diffondere l’idea che si sta male perché ci sono gli immigrati è sbagliato e pericoloso.
Così come sbagliata è la visione che la Lega offre di questi episodi di violenza che sarebbero colpa non di chi li commette ma sempre e in ogni caso dell’immigrazione e, quindi, degli immigrati che vengono a disturbare il nostro quieto vivere.

La Lega deve riconoscere di avere delle responsabilità. Non si fa carico della complessità del problema dell’immigrazione e continua a raccontare che gestendo con norme rigide certe situazioni poi gli immigrati non arriveranno più; cosa non vera, come dimostra ciò che sta avvenendo anche nei Balcani, in Turchia o in Grecia dove i migranti continuano ad arrivare nonostante i muri, i blocchi alle frontiere e i messaggi non propriamente accoglienti di alcuni Governi.

Ancora la Lega, in buona compagnia in Italia e in Europa, racconta che i disagi dei cittadini in difficoltà non derivano dalla crisi ma dal fatto che non si governa l’immigrazione e che i soldi usati per il mantenimento dei profughi sono soldi tolti alle persone italiane povere. Questo, ovviamente, si traduce nello scaricare le difficoltà sugli immigrati.

È evidente, quindi, che questi messaggi, se recepiti da soggetti “semplici, che non leggono libri e guardano solo tv”, come l’avvocato difensore ha definito l’assassino di Emmanuel, possono avere effetti devastanti.

Segui Franco Mirabelli su Twitter: www.twitter.com/FraMirabelli

Fonte: Huffington Post

Ti è piaciuto il contenuto? Condividi con i tuoi amici.

Lascia un commento