Milano. Armiamoci e zappiamo, boom degli orti urbani: oltre mille

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Nella città dell’Expo gli orti urbani diventano motivo di attrazione coerente col tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita» e molla di coesione sociale intorno a un progetto comune perché i new farmer, hanno tutte le età e le storie lavorative possibili e immaginabili

di Elisabetta Andreis

Sarà l’austerity, sarà la voglia di verde in mezzo a palazzi e cemento, sarà – anche – una cultura alimentare sempre più vegan, bio, chilometro zero: ma gli orti urbani in Italia, nel giro di due anni, sono triplicati. Oasi comunitarie di tutti i tipi e tutte le grandezze, strisce di terra lungo parchi, campi di calcio e ferrovie che diventano, d’un tratto e con lo sforzo comune, vissuti e rigogliosi. Più di tre milioni di metri quadri: livelli record, soprattutto al Nord dove otto città su 10 ne sono ormai piene e persino in agosto c’era chi zappava, innaffiava, concimava. Torino, Parma, Bologna le più attive ma Milano segue a ruota con propositi battaglieri, chiarisce Chiara Bisconti, assessore al tempo libero e allo sport. «C’è la modalità classica, la particella di terreno comunale data in gestione ai Consigli di zona in cambio di simbolici affitti, e quella nuova dei Giardini condivisi, con i cittadini riuniti in gruppo che si prendono carico delle aree verdi degradate. È un boom con risultati sorprendenti», dice la Bisconti. Al momento in città ci sono circa mille francobolli a gestione comunitaria, l’obiettivo è «allargare quelli e allo stesso tempo concederne altri, contribuendo in qualche caso ad una parte dei costi iniziali di start up».

 Il legame con Expo – Nella città dell’Expo gli orti urbani diventano motivo di attrazione coerente col tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita» e molla di coesione sociale intorno a un progetto comune perché i new farmer, hanno tutte le età e le storie lavorative possibili e immaginabili. Ma sono anche terreno di sperimentazioni e progettualità originali, ricorda l’assessore: «La gara per renderli più belli entra ora nel vivo». Restyling completo ai Giardini in transito di viale Montello, ad esempio, animati negli ultimi mesi da pic nic ed eventi organizzati dall’associazione ViviSarpi, e alla «CasciNet» (al secolo Cascina S. Ambrogio) con l’estroso orto sinergico a spirale. Meraviglia a Niguarda, pieno Parco Pop, dove gli utenti dei servizi di salute mentale fanno agroterapia con carriole, compost e sementi insieme agli abitanti del quartiere: quando la Provincia annunciò di voler vendere l’area ai privati per nuove costruzioni Sara Costello, presidente del Giardino degli aromi, riunì tutti nel comitato Seminatori di Urbanità. Risultato? In nove mesi 23.000 firme raccolte, e il progetto da allora resiste.

Convivialità e orti didattici –  «Coltivando» è l’orto conviviale creato da un gruppo di ricercatori del dipartimento di design del Politecnico con la collaborazione degli abitanti del quartiere Bovisa: sabato si ritrovano moltissimi bambini, e genitori, ansiosi di mettere le mani nella terra. Mentre in via Zumbini 6, piena Barona, il verde sociale e collettivo gestito dalla onlus La Cordata insieme a Nostrale è diventata motivo di richiamo anche per persone di altre zone, con concerti e laboratori autogestiti in mezzo alle piante e ai profumi. Ancora, c’è il fronte delle scuole con gli orti didattici di MiColtivo, partito in forma pilota in alcune primarie e ora in via di diffusione anche nei nidi: in quello di via Guerzoni ad esempio la semina è iniziata ad aprile, testimonia il blog coltivandoortoconviviale.wordpress.com. Ma che cos’è questa nuova mania? Insicurezza economica, voglia di autarchia, fosse anche solo per un piatto di pomodori? I progetti sono di tutti i tipi. Il minimo comun denominatore è l’energia che viene dal basso, l’entropia cinetica ed entusiasta delle nuove città. Pian piano, a tutti viene voglia di partecipare. 

Fonte:milano.corriere.it

28 agosto 2014

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