Baviera ricchissima, ma ancora per poco

La cancelliera Angela Merkel

La cancelliera Angela Merkel

Svolge attività superate, snobba l’attività elettronica. Un rapporto McKinsey dice che il suo sviluppo è troppo legato al suo modello ora esaurito

giardinadi Roberto Giardina

La Baviera è la regione più ricca d’Europa, quindi del mondo. Con i dati e le statistiche, si può giungere a qualsiasi risultato. Certamente, ci saranno zone che, pro capite, potranno vantare un reddito più elevato, grazie magari ai pozzi petroliferi. Come gli Emirati. Ma la ricchezza del Frei Staat Bayern, il libero stato di Baviera, è dovuta al lavoro, alle fabbriche e all’agricoltura, dalla Bmw alla coltivazione del luppolo, che serve alla birra, bevanda nazionale. La disoccupazione è al minimo, poco più del due per cento, il tasso di delinquenza molto basso, e la percentuale di colpevoli di reati assicurati alla giustizia la più elevata della Germania.

I bavaresi potranno essere simpatici o antipatici, perfino molti tedeschi non li sopportano. È il destino dei primi della classe. In sintesi, è una regione da invidiare e da imitare, nonostante i suoi inevitabili difetti, come una certa inclinazione verso il conservatorismo che, a volte, giunge a eccessi fastidiosi. Da sempre è governata dalla Csu, i cristianosociali che si presentano solo in questo Land. Spesso accusati di corruzione, tanto di essersi conquistato il nomignolo di «Amigos Land», come una repubblica sudamericana. Ma agli elettori non importa, dato che i politici corrotti, alla fine, lavorano bene, e non esagerano in mazzette.

In base al reddito pro capite, la Baviera potrebbe entrare di diritto nel G7, tra i paesi guida del mondo, e il suo prodotto lordo è superiore a quello dell’Olanda e del Belgio messi insieme. Eppure, gli specialisti della McKinsey hanno lanciato un grido d’allarme: il 40 per cento dei posti in Baviera è in pericolo. Se la regione non corregge i suoi difetti, il disastro è dietro l’angolo. Per fortuna i bavaresi hanno accolto il rapporto della società di consulenza aziendale con un’alzata di spalle. Si guarderanno bene dal seguire i suoi consigli.

Nel 2004, andò in scena McKinsey kommt, «Arriva McKinsey», un dramma poco fortunato di Rolf Hochhuth, che il prossimo primo aprile compirà 84 anni, il drammaturgo dello «scandaloso» Il Vicario, sulle presunte colpe di Pio XII che non salvò gli ebrei. Hochhuth denunciava i metodi della società che provocano solo disoccupazione, cercando di ottimare i ricavi.

Quali sono i malanni scoperti dagli esperti americani: la regione, si sentenzia, ha bisogno di una riforma radicale e un rinnovamento della guida politica. Manca una necessaria agilità per affrontare le sfide del futuro. Il «profilo industriale» è troppo antiquato. I posti di lavoro sono in pericolo perché non si è avviata per tempo la riforma digitale. I dati positivi, occupazione, reddito, indicano il successo del passato e non le prospettive per il futuro.

I sintomi negativi sono la non equa distribuzione del reddito, la scarsa innovazione, la mancanza di mobilità, la relativa diffusione di internet, e la qualità dell’assistenza sanitaria. Ad esempio, nel numero di nuove società digitali, la Baviera è molto indietro rispetto a Berlino: 3,8 ogni mille abitanti contro le sei della capitale. Ed è alta anche la quota di quanti interrompono gli studi.

Non si spiega come mai la metropoli prussiana sia povera (il 20 per cento vive con gli assegni sociali). In realtà, le nuove società di Berlino vengono create spesso da giovani che non trovano occupazione, si ingegnano per conto loro, e in maggioranza poi finiscono per chiudere per mancanza di capitali. È sorprendente che la sanità pubblica bavarese venga criticata da americani che dovrebbero piuttosto preoccuparsi per i malati di casa loro. Le Università bavaresi sono ottime ma selezionano subito gli studenti, vanno avanti i migliori. Appunto per la mentalità conservatrice dei bavaresi. Ma chi non ce la fa, non viene abbandonato a se stesso.

Un pensiero maligno è che la Baviera venga criticata perché si oppone con tutte le forze al trattato tra Ue e Usa, il Ttip. A Monaco sono scesi in strada i cittadini per difendere i loro prodotti tradizionali, che non piacciono alle industrie americane, come i mitici Würstel bianchi, che vanno consumati entro poche ore e non possono essere conservati. Le salsicce industriali Made in Usa rendono di più, ma ai bavaresi piacciono di meno. Troppo attaccati al passato non si accorgono di stare per precipitare nella miseria a causa dei loro peccati di gola.

18 aprile 2015

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