La Germania non ha i prefetti

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È una figura che esiste solo in pochissimi paesi. Da noi la impose Napoleone Bonaparte

giardina1di Roberto Giardina

Berlino. Dall’Italia mi chiedono come funzionano i prefetti in Germania. Benissimo, rispondo. Perché non esistono. Come sono rari in giro per il mondo. Sono un’eredità dell’Impero Romano, ma, al tempo, avevano altre funzioni, e sono tornati da noi di rimbalzo grazie a Napoleone Bonaparte.

Infatti, i prefetti sono sempre al lavoro in Francia, in alcuni cantoni elvetici e in Belgio, e in qualche loro ex colonia come il Ruanda. La Germania ha ereditato nella bandiera i colori di Roma, il rosso e l’oro, cui ha aggiunto il nero in ricordo dei moti del 1848. Ma si è guardata bene da copiare i prefetti. E non ha neanche i questori. Ai tedeschi basta un Polizeipräsident, uno per Land, e il ministro degli interni. Per inciso, non ha neanche le province, e la protezione civile.

Un’altra volta mi chiesero quanto guadagna il capo della polizia in Germania. Il capo in Italia ha, tutto compreso, una paga di circa 600 mila euro all’anno, il doppio di Obama, quasi il triplo di Frau Angela, la donna più potente del mondo. Stavo per rispondere alla stessa maniera: niente, perché non esiste. Per fortuna, avendo cominciato da cronista, controllo sempre, soprattutto quando credo di essere sicuro. Der Chef der Polizei non esisteva, ma esiste dal 2005, quando il corpo del Bundesgrenzschutz, le guardie di frontiera, è stato trasformato in polizia federale, ma continua ad avere funzioni marginali. Mi era sfuggito. Quanto guadagna il capo? Come un generale di brigata, sugli 8 mila euro al mese. Ma si sa, da noi avrebbe molto più da fare.

 Non so come funzionano i prefetti nella Douce France. Mi ricordo solo un vecchio episodio. Monet si era ritirato a Giverny, paesetto in Normandia, non lontano da Parigi. Creò nel 1893 uno stagno artificiale per coltivare le sue ninfee importate dal Giappone che ritraeva in tele gigantesche. I contadini del luogo non erano d’accordo, temevano che le acque dello stagno, defluendo, potessero inquinare i loro campi. Convinsero il sindaco di Giverny a vietare le ninfee. Monet scrisse a un amico, a sua volta amico del prefetto della regione. Monsieur le Préfet ordinò al sindaco di lasciare in pace il grande artista. Senza minimamente accertare chi avesse ragione. Il suo nome andrebbe ricordato nella storia dell’Impressionismo, anche se non mi sembra un esempio di democrazia.

 I prefetti dovrebbero servire negli stati centralizzati, come emissari del potere, infatti piacevano a Mussolini. Non servono negli stati federali come appunto la Germania, e come lo è diventata l’Italia, almeno in teoria. Si eviterebbe il loro passaggio in politica, che dovrebbe sempre suscitare almeno dei dubbi, se non dei sospetti. In Germania non esistono neanche i vigili urbani. Le loro funzioni sono svolte dai normali poliziotti, in numero più che sufficiente, perché quelli adibiti a altri incarichi, come guardie del corpo dei politici, sono molto pochi.

 Esiste una seconda polizia federale, Il Bundeskriminalamt, che può essere paragonata all’Fbi, ma non al nostro corpo di polizia. Qui, per ragioni storiche, si è cercato di evitare una forte polizia nazionale, ed esistono sempre problemi di coordinamento tra una regione e l’altra, cosa di cui approfittarono a suo tempo i terroristi della Baadeer-Meinhof. Però, per i problemi normali di ordine pubblico e di lotta alla criminalità, i Polizisten svolgono un lavoro soddisfacente. Se vi svaligiano la casa, indagano, e spesso trovano il ladro. Oppure recuperano l’auto rubata. Non sempre, ma almeno tentano. Perché per risparmiare e investire sui poliziotti, non cominciamo con abolire prefetti e questori? Tanto non mi sembra che ci siano in giro per l’Italia grandi artisti che dipingano ninfee.

6 novembre 2013

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