Emma Dante ed Elena Cotta, due donne che usano il cinema per fare politica –
Sole a picco sulle strade polverose di una quasi favela di Palermo, uomini che urlano in un dialetto stretto, già poco comprensibile nelle province limitrofe. Due auto si trovano casualmente faccia a faccia in via Castellana Bandiera, poco più di un vicolo alle spalle della montagna stretto tra abitazioni di tufo tirate su in decenni di abusi edilizi di necessità. Nessuna delle due intende arretrare. Si potrebbe pensare a qualche sgarro, a faide familiari, a diritti acquisiti con la forza e vissuti come soprusi. Invece alla guida delle due auto si trovano due donne: la stupenda antica Elena Cotta nei panni di vecchia affranta, silenziosa di antica stirpe albanese e, dall’altra, Emma Dante palermitana in fuga tornata in città per amore (di Alba Rohrwacher).
E’ l’ora di riconoscere il talento di Emma Dante, regista del film, autrice del libro che l’ha ispirato, oltre che interprete. E’ una delle poche donne del nostro spettacolo (nel senso alto del termine) che ha qualcosa da dire. Se è arrivata alla Scala con le sue regie e a Parigi con i suoi testi è perché sa comunicare. Coi gesti e con le parole sul palcoscenico ma, da oggi, anche con le immagini. Usa il cinema con naturalezza (si sente eccome) e il risultato è uno spettacolo per immagini che avvince. Corporeo, materiale, vivo. Che non sfigurerà con le altre pellicole del Concorso che proprio ‘Via castellana Bandiera’ ha aperto oggi. Quelle due auto non si sposteranno dalla strada che alla fine dei novanta minuti. Intorno a loro un teatrino che è una summa del carattere cocciuto e rigido di gente spossata, attaccata a ritualità antiche che sono però le uniche certezze. La metafora è esplicita. Dietro quelle auto c’è l’Italia divisa in faide, che non riesce più a muoversi per cocciutaggine e cecità.