Uno su 5 è invece carente nelle competenze di lettura. Il nuovo rapporto Save the Children racconta una situazione preoccupante di povertà educativa: “Il 45% delle scuole non ha certificati di agibilità e/o abitabilità”
Non solo la povertà economica tout court. A insidiare l’esistenza di milioni di bambini e adolescenti italiani c’è anche un altro tipo di deprivazione, quella educativa. Lo racconta un rapporto di Save the Children, Illuminiamo il futuro 2030, stilato col supporto di dati raccolti da numerose fonti, dall’Istat all’Eurostat all’Invalsi passando per i test Pisa-Ocse. Oltre a elaborazioni inedite, nella ricerca si propongono alcuni obiettivi da realizzare entro 15 anni anche tramite i Punti luce, 13 centri che l’associazione ha aperto dallo scorso anno in otto regioni italiane.
Le evidenze che si traggono dal rapporto, proprio nel periodo dellaripresa scolastica quando il presidente del Consiglio definisce bambini e ragazzi “la più grande risorsa” del Paese, sono a trattitempestose. Per esempio, quasi il 25% dei quindicenni sarebbe sotto la soglia minima di competenze matematiche e 1 su 5 di quelle per la lettura, percentuale che raggiunge rispettivamente il 36% e il 29% fra gli adolescenti che vivono in famiglie con un basso livello socioeconomico e culturale.
Scarse le opportunità formative scolastiche ed extrascolastiche: solo il 14% dei bimbi fino a 2 anni può andare al nido o usufruire di servizi integrativi, il 68% delle classi della scuola primaria non offre il tempo pieno e il 64% dei minori non ha accesso ad attività ricreative, sportive, formative o culturali. I livelli più alti si registrano in Campania (84%), Sicilia (79%) e Calabria (78%). Non basta: il 48,4% dei ragazzi fra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro nell’anno precedente la rilevazione, il 69,4% non ha messo piede in un sito archeologico, il 55,2% in un museo e – preoccupante anche in termini di salute – il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva.
“I dati che emergono dalle nostre elaborazioni rivelano un fenomeno allarmante: in Italia, una parte troppo ampia degli adolescenti è priva di quelle competenze necessarie per crescere e farsi strada nella vita – ha sottolineato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children – la povertà educativa risulta più intensa nelle fasce di popolazione più disagiate, non dimentichiamo che in Italia più di 1 minore su 10 vive in condizioni di povertà estrema, e aggrava e consolida, come in un circolo vizioso, le condizioni di svantaggio e di impoverimento già presenti nel nucleo familiare”.
In termini di genere e tornando alle competenze matematiche e di lettura, sono disuguaglianze che nel primo caso colpiscono di più le ragazze (il 23% delle alunne non raggiunge le competenze minime contro il 20% dei maschi), nel secondo i maschi: il 23% risulta insufficiente contro l’11% delle coetanee. Differenze di questo tipo si rilevano anche per le attività ricreative e culturali: il 51% delle minori fra 6 e 16 anni non ha fatto sport in modo continuativo contro il 40% dei coetanei. Ma questi ultimi, come abbiamo visto, leggono meno, latitano in attività culturali enavigano meno su internet.
Altro fattore della povertà educativa è l’origine migrante dei genitori: tra i ragazzi migranti di prima generazione il 41% non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica e lettura, incidenza che cala al 31% in matematica e al 29% in lettura per i quelli di seconda generazione.
“La povertà educativa non può essere un destino ineluttabile e non è accettabile che il futuro dei ragazzi sia determinato dalla loro provenienza sociale, geografica o di genere – ha sottolineatoRaffaela Milano, direttrice programmi Italia-Europa Save the Children – le enormi diseguaglianze che oggi colpiscono i bambini e i ragazzi in Italia vanno superate attivando subito un piano di contrasto alla povertà minorile e potenziando l’offerta di servizi educativi di qualità: i dati ci dimostrano che i servizi per la prima infanzia, le scuole attrezzate, le attività ricreative e culturalipossono spezzare le catene intergenerazionali della povertà. Serve però uno sforzo comune e coordinato da parte delle istituzioni ad ogni livello e delle stesse comunità locali e l’impegno per sconfiggere la povertà educativa deve diventare prioritario nell’agenda del Governo”.
I programmi dell’organizzazione sono ambiziosi: entro il 2030 tuttii ragazzi di 15 anni dovranno raggiungere le competenze necessarie in matemativa e lettura; il tasso di dispersione scolastica, ora al 15%, dovrà scendere sotto il 5 e tutti i minori dovranno svolgere in un anno almeno quattro attività culturali e sportive indicate in una rosa specifica, dal teatro allo sport al web. Risultati che possono essere raggiunti solo con un’offerta di servizi educativi di qualità: per esempio, i ragazzi provenienti da famiglie povere che tuttavia abbiano frequentato almeno un anno di scuola dell’infanzia superano i livelli minimi matematici e di lettura rispetto ai coetanei che non hanno avuto questa occasione. Chi frequenta almeno un anno di asilo, si legge nelle 49 pagine del documento, supera i livelli minimi nei test Pisa sia in matematica che in lettura. I risultati: 422 punti in matematica contro i 395 dei loro compagni che non hanno frequentato, e 413 punti in lettura contro 365.
Il capitolo scuole e infrastrutture, di cui Wired si è occupato a più riprese, non lascia ben sperare. La cura internet in classe, per esempio, fa bene ai ragazzi in condizioni socio-economiche svantaggiate: dove c’è la connessione, vanno più spediti. Ma le aule non connesse sono moltissime: in diverse regioni la percentuale di aule non connesse supera il 30% (Basilicata, Piemonte, Veneto, Lazio, Friuli Venezia Giulia) con una punta di quasi il 40% in Calabria. A proposito: il 40% non dispone dellemense.
La metà degli istituti – con marcate differenze regionali – è priva di un certificato di agibilità e/o abitabilità (45%) mentre il 54% degli edifici non è in regola con le normative anti-incendio e il 32 non rispetta le norme antisismiche, sebbene il 40% degli istituti si trovi proprio in zone a rischio sismico e il 10% in quelle a rischio idrogeologico. Le peggiori sono Toscana, Campania, Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Veneto, dove il 70% o più degli studenti entra ogni mattina in strutture di questo tipo.
Quanto alle attività extracurricolari, invece, sarebbe proprio il caso di definirle “queste sconosciute”. Il 70% degli alunni di 15 anni frequenta scuole che non le prevedono. Anche in termini sportivi, le correlazioni sono forti. Per esempio, il 52% degli adolescenti non fanno sport non raggiungono competenze minime in matematica e il 43% in lettura, contro 35 e 29 di chi fa qualcosa. Così come riguardo il contesto familiare: il 48% dei ragazzi che hanno meno di 10 libri a casa non raggiunge i livelli minimi in matematica e il 42% in lettura, percentuale quasi doppia rispetto a chi può fare affidamento su più di 25 libri (26% e 22%).
Fonte: Wired
15 settembre 2015