Angela Merkel, una tenacia tutta al femminile. Anche questa volta vincente

Merkel, Poroschenko e Putin

Merkel, Poroschenko e Putin

Al termine della maratona di Minsk l´ha spuntata lei perché si è accontentata di giungere al risultato minimo possibile, che alla vigilia era dato come improbabile. Non si è irrigidita per orgoglio, personale o nazionale. Non perché è donna, perché è un´europea che non dimentica la nostra storia recente. E alle visioni, preferisce la realtà. Tutto qui, e di questi tempi non è poco
giardinadi Roberto Giardina

BERLINO. Frau Angela appare un po´ provata. Se temporeggia, l´accusano di venir meno al suo ruolo di leader europeo. Se si muove, ecco gli attacchi: come si arroga il diritto di andar a parlare con Putin a nome dell´Unione Europea senza aver consultato gli alleati? Se lo avesse fatto, sarebbe partita verso ferragosto. I greci la ritengono responsabile della loro miseria, e gli italiani di bloccare le riforme vitali. Si può capire perché meditasse di lasciare la Cancelleria quest´anno, a metà mandato. Di sicuro, o quasi, non si presenterà per la quarta volta nel 2017.

Vediamo qual è stato il suo programma nell´ultima settimana. Giovedì cinque febbraio, al mattino seduta di governo a Berlino per informare i ministri sul suo prossimo viaggio a Kiev, Mosca, Washington, Ottawa. Nel pomeriggio, a Kiev incontro con l´ucraino Poroshenko insieme con il presidente francese Hollande. Venerdì sei, di nuovo a Berlino per l´incontro con il premier iracheno, in programma da tempo (lei gli appuntamenti li rispetta, non manda un vice al suo posto), quindi in volo per Mosca: colloquio con Putin, al fianco di Hollande. Negli Stati Uniti urlano al tradimento: come osa muoversi senza il permesso di Obama? E´ colpevole di tutti i morti in Ucraina. Sabato sette, eccola a Monaco alla Conferenza di sicurezza europea.

Domenica otto, sbarca a Washington per il difficile incontro con Obama, e i rappresentanti della Banca Mondiale. Convince il presidente americano a non inviare, almeno per il momento, armi pesanti agli ucraini. Lunedì nove, scalo a Ottawa per consultarsi con il premier St. James. I canadesi sono più ragionevoli e meno guerrafondai degli americani, e conoscono meglio l´Europa. Martedì  torna a casa, una giornata di relativa tregua. Mercoledì, seduta di governo a Berlino, e cerimonia funebre per lo scomparso ex presidente Richard von Weizsäcker. Mercoledì a Minsk, per il vertice a quattro che dovrà scongiurare la guerra in Ucraina. Saranno diciassette ore drammatiche, fino alla mattina di giovedì: un compromesso minimo, ma quanto basta. Forse si eviteranno altre vittime in Ucraina. L´industria bellica americana perderà la prima fornitura di armi pesanti a Kiev per tre miliardi di dollari? E´ un´osservazione trita, purtroppo inevitabile. 

E´ finita la corvée per Frau Angela, sessant´anni compiuti nel luglio scorso? Ancora no, passa per Berlino, breve sosta e prosegue per Bruxelles, dove l´attende una nuova prova di forza con la Grecia: Il giovane Tsipras pretende di non pagare, ma vorrebbe altri miliardi per tirare avanti. La Merkel ha sempre i fili del gioco in mano, e cerca di evitare uno scontro frontale. Non solo con Atene, con i partner europei, e con amici e avversari a Berlino.

L´accusano di non avere visioni come il suo padrino Helmut Kohl, ma Helmut Schmidt commentava sarcastico che quando un politico ha visioni sarebbe meglio chiamare la neurodeliri. Oppure si osserva che si comporta da buona massaia attenta giorno per giorno ai conti della spesa. Li tiene in ordine, e questo non basta.

E´un giudizio subdolo che sottintende: ragiona come una donna. Frau Merkel, secondo me, ragiona da laureata in fisica: valuta gli elementi, e non è precipitosa nel giungere alla conclusioni. E, quando si accorge di aver sbagliato, cambia idea. Non per opportunismo. Appena qualche settimana fa si era impuntata sulle sanzioni contro Putin, ora vede che servono a poco, e che danneggiano l´economia tedesca e degli altri paesi occidentali, a parole non le abbandona perché è costretta a non rompere con gli Usa, ma cambia rotta.

Al termine della maratona di Minsk, Putin ha ammesso che per lui non è stata una delle migliori notti della sua vita. Mentre si cercava un compromesso, Poroshenko continuava ad alzarsi dal tavolo per andare a telefonare a Obama per ricevere ordini o consigli. Prima del vertice, Obama e Putin si sono messi a urlare al telefono, ognuno prigioniero di se stesso.

Alla fine l´ha spuntata lei perché si è accontentata di giungere al risultato minimo possibile, che alla vigilia era dato come improbabile. Non si è irrigidita per orgoglio, personale o nazionale. Non perché è donna, perché è un´europea che non dimentica la nostra storia recente. E alle visioni, preferisce la realtà. Tutto qui, e di questi tempi non è poco.

  

14 febbraio 2015

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