Arianna Censi ad Affaritaliani.it: «Ecco il Pd che vorrei»

Volentieri pubblichiamo l’intervista ad Arianna Censi di Fabio Massa apparsa su Affaritaliani.it

di Fabio Massa

Arianna Censi

Arianna Censi

Classe 1961, figlia di un vigile del fuoco, ex sindaco di Locate Triulzi e consigliera provinciale. E’ l’identikit di Arianna Censi, candidata alla segreteria milanese del Pd in una corsa che si è fatta decisamente più complicata da ieri, quando da Roma è arrivata la conferma dell’incandidabilità dei consiglieri regionali. In questo modo, in un colpo solo, sono stati fatti fuori sia Fabio Pizzul che Massimo D’Avolio, i due candidati che più avrebbero potuto “aggregare” le anime. Adesso, sul campo, restano in quattro: David Gentili (per i cuperliani), Eugenio Comincini (per i renziani), Arianna Cavicchioli (Primavera Democratica) e Arianna Censi, appunto, che fa riferimento ad Area Democratica. Ma lei ci tiene a specificare, in un’intervista ad Affaritaliani.it: “Vorrei essere giudicata per quel che ho fatto. Vorrei un partito che aggreghi il più possibile”. E poi: “Pisapia? Abbiamo bisogno di un partito che sia autorevole. De Cesaris? Le ho detto che vorrei che riprendesse la tessera. Boeri? E’ una risorsa da coinvolgere, senza però escludere altri”. E ancora: “Se apparisse un candidato che unifichi, potrei fare anche un passo indietro. Ma dipenderebbe dal candidato…” L’INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT

Arianna Censi, lei è candidata alla segreteria del Pd. Perché? Con quali obiettivi?
Rispetto a questo ho chiesto le firme su un documento molto sintetico e breve che contengono gli elementi fondamentali della mia proposta. Per esteso è pubblicato su www.ariannacensi.it. Ma vorrei sintetizzare qui i punti principali: dobbiamo decidere quale posizione tenere a livello locale e nazionale, dobbiamo riattivare contatti e saperi della realtà milanese, dobbiamo tornare a coinvolgere elettori, simpatizzanti e militanti, che spesso non siamo riusciti a mantere come risorsa. Abbiamo di fronte grandi scadenze, come quella di Expo. Poi, sul piano istituzionale, abbiamo la scadenza dell’istituzione della città metropolitana.

Ecco, appunto, parliamo del rapporto con Pisapia. Fino ad oggi è stato gestito in modo sui generis…
Fino ad oggi ho avuto un rapporto sia diretto che indiretto con il Comune di Milano. La politica territoriale si costruisce con al centro l’amministrazione di Milano. E’ un’assoluta novità degli ultimi 20 anni e può elaborare politiche innovative, in un momento tra i più difficili nella storia delle amministrazioni pubbliche. Ci vuole quindi più intelligenza. Non è una contrapposizione, ma dobbiamo portare idee e proposte a Pisapia. Dobbiamo aiutarli, senza lotte o contraddizioni. Il Pd è il primo partito della città, ricordiamocelo.

In questo Pd, nel suo Pd, ci sarà posto anche Stefano Boeri?
Stefano Boeri rappresenta una opportunità eccellente. Ieri sera l’ho sentito. E’ una figura dal punto di vista dell’apporto di metodologie differenti, davvero molto interessante. Noi dobbiamo coinvolgerlo. Ma senza escludere nessuno.

Il vicesindaco di Milano, sul palco della festa democratica, ha detto che era lieta di non avere più la tessera del Pd.
L’altro giorno l’ho chiamata e le ho detto che uno dei compiti di un buon segretario è fare in modo che lei rifaccia la tessera.

E cosa ha risposto?
Ha risposto semplicemente: “vedremo”. Ma penso che la De Cesaris sia una persona estremamente qualificata e con una bella visione, con la quale ci dobbiamo confrontare, che sia iscritta al Pd oppure no. Le critiche vanno bene, a me non spaventano. Ciascuno rappresenta un mondo e una modalità: non ho rigidità.

L’amministrazione Pisapia ha avuto sempre rispetto del Pd oppure si è mossa in autonomia dai democratici?
Il rispetto lo si conquista con l’autorevolezza. Io voglio un partito autorevole, decidente, in grado di ascoltare tutti ma di assumere decisioni. Non voglio un partito che galleggi. Queste decisioni devono essere motivate, sostenibili e pure stabili.

Parliamo del dibattito interno. Ci sono quattro candidati e più o meno sono tutti e quattro appaiati a livello di numeri.
Concordo su questa analisi.

Se venisse fuori un candidato che unisca tutti lei rimarrebbe in campo?
Dipende dal candidato. Se considero che questo può dare forza al Partito Democratico, non ho manie di protagonismo.

Cattiverie: la sua candidatura è calata dall’alto perché è figlia di un accordo tra Area Dem e Renzi.
Non è vero. Non sono calata dall’alto. Sono certa di rappresentare un numero ampio di persone. Io ho avuto relazioni con le amministrazioni e con i circoli, con il partito diffuso sul territorio. Desidero essere misurata per quel che so fare. Io uso una parola: rendicontabilità. Giudicatemi per quel che ho fatto e per quel che dico che vorrò fare.

Seconda cattiveria: lei è una candidatura di corrente.
Assolutamente no. Non solo. Ovviamente faccio riferimento ad Area Dem da tanto tempo. Sono una persona che seriamente si confronta con tutti nel Pd. Non ho mai preso una decisione figlia di una posizione preconcetta.

@FabioAMassa

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