La Campania è la regione con più fondi, nonostante sia una delle più ritardatarie nel trasmettere i dati al ministeri insieme a Sicilia, Sardegna, Lazio, Basilicata, Molise
di Luca Rinaldi
Sono oltre 20.000 le scuole in Italia che si reggono su aree in dissesto idrogeologico e a rischio sismico. A questo si aggiunge il fatto che poco più del 60% delle scuole italiane è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica del 1974. Wired con la sua inchiesta #scuolesicure ha ricostruito ormai due anni fa l’Italia del rischio, di cui ora prosegue il monitoraggio.
Dall’insicurezza sismica la necessità di rendere prioritario e soprattutto con attenzione quotidiana il piano per l’adeguamento sismico degli edifici scolastici. Il piano del governo sull’edilizia scolastica ha previsto per gli interventi un totale di 644milioni di euro, a cui si aggiungono i 40milioni del “Fondo per interventi straordinari per l’adeguamento strutturale e antisismico o la costruzione di edifici scolastici” qualora sia indispensabile sostituire quelli ad elevato rischio sismico, fondo attivato nel 2003.
Con la pubblicazione in gazzetta ufficiale del decreto dell’8 luglio scorso, avvenuta alla fine di ottobre, si attiva il fondo che ripartisce tra le Regioni e le Province autonome italiane i 20 milioni di euro relativi all’annualità 2012 e i 20 milioni del 2013. Per l’utilizzo delle quote le Regioni dovranno preparare e trasmettere al Dipartimento della Protezione Civile il piano di interventi e adeguamento o nuova costruzione.
Gli enti locali proprietari degli edifici scolastici in zona sismica 1,2 e 3 dovranno fare richiesta entro 90 giorni a decorrere dal 16 ottobre, e vedranno arrivare i primi fondi nel 2015, per una cifra che non potrà superare i 400mila euro. Gi interventi finanziabili con questo fondo, stando al decreto riguardano “interventi di adeguamento strutturale e antisismico degli edifici scolastici pubblici, la cui necessità risulti da verifiche tecniche o da studi e documenti che attestino la sussistenza di una condizione di rischio sismico grave ed attuale e la costruzione di nuovi edifici scolastici pubblici, nei casi in cui sia indispensabile sostituire quelli esistenti ad elevato rischio sismico per i costi eccessivi dell’adeguamento rispetto alla nuova costruzione o per obiettive e riconosciute situazioni di rischio reale”.Numeri alla mano la maggior parte dei fondi a disposizione viene ripartita tra Campania (6.534.242,10 euro), Sicilia (5.516.811,35 euro) e Lazio (4.273.434,89 euro), seguono l’Emilia Romagna con poco più di 3milioni e 200mila euro e la Calabria con circa 3milioni. Niente a che vedere con le cifre (seppur non faraoniche) messe a disposizione dal piano #scuolesicure e #scuolenuove dove Lombardia e Piemonte, un mezzo paradosso, come notava nell’ultimo report Cittadinanzattiva: nei piani «scuole sicure e scuole nuove, che richiedono impegni economici importanti e interventi radicali di messa in sicurezza o di ricostruzione in parte o in toto di nuovi edifici, sono le regioni del Nord ad avere la meglio. Se da un lato questo è giustificato dal fatto che siano proprio queste ultime regioni ad avere accantonato fondi oggi “liberati” con lo sblocco del patto di stabilità, non può passare inosservato il fatto che, almeno in questa fase, si investa di meno proprio nelle regioni con un maggior numero di scuole situate in zone a elevata sismicità e con deficit strutturali più gravi».
Si parlava di cifre che da sole valevano l’intero fondo, ma al sud erano invece andati per la maggiore i denari di #scuolebelle, per interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale. Si potrebbero aggiungere anche i proventi del 8×1000 di gestione statale, sempre che le ripartizioni non vadano a finire come successo negli ultimi anni: sui circa 170milioni disponibili solo 404.771 sono finiti agli enti che ne hanno fatto richiesta. Il resto? Finiti a tappare buchi di bilancio come vi avevamo raccontato.
Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone lo scorso 13 novembre ha accennato anche al nodo dell’anagrafe scolastica che sembra verrà rilanciata dal 1 dicembre: «abbiamo lavorato con le Regioni – ha detto Faraone – per realizzare finalmente l’Anagrafe dell’edilizia scolastica e riattiveremo al più presto l’Osservatorio, da troppi anni non più convocato; tutto ciò al fine di evidenziare e individuare meglio le priorità». Dopo diciotto anni l’anagrafe è ancora al palo e oggetto di una sentenza del TAR per quanto riguarda l’accesso pubblico e la trasparenza proprio sui finanziamenti. Ora si attendono i risultati di questa collaborazione tra le Regioni e il ministero, che nella conferenza unificata del 27 ha dato un primo risultato, ma ancora lontano dalle attese: dal 1 dicembre prossimo, fanno sapere dal ministero, partirà «un’apposita piattaforma informatica» che raccoglierà «tutti i dati relativi al patrimonio edilizio scolastico di competenza degli Enti locali». A trasmettere i dati alla piattaforma saranno le Regioni, anche se ci sono già i primi ritardatari, che a quanto risulta sono le regioni Sicilia, Sardegna, Lazio, Basilicata, Molise e Campania, e non tutto si risolverà entro fine anno.
Fonte Wired
1 dicembre 2014