C’è nostalgia della Germania Est

onlineImage

I tedeschi dell’Ovest che temevano la Ddr adesso ne vanno cercando i segni rimasti. Nascono nuovi alberghi nello stile del grande freddo

giardinadi Roberto Giardina

Berlino. Quest’anno si festeggerà il 25simo anniversario della caduta del «muro», che in realtà non cadde, ma si aprì. Andare dall’altra parte, era come viaggiare in una macchina del tempo. Si varcava Checkpointcharlie, l’unico punto di passaggio riservato agli stranieri, reso famoso da tanti film di spionaggio, e ci si ritrovava negli Anni Cinquanta, strade oscure, niente manifesti, negozi senza insegne al neon, anche l’aria era diversa, a causa della benzina non raffinata abbastanza usata dalle poche auto in circolazione.

La nostalgia, o la Ostalgie, la nostalgia dell’Est, è scusabile, e non tradisce sempre un rimpianto per la dittatura socialista.  E i berlinesi hanno scoperto la nostalgia come attrazione turistica. La metropoli prussiana, in ritardo, si è messa a imitare Vienna che sfrutta da sempre il mito dell’Austria Felix e della romantica Sissi, l’imperatrice ben diversa da quella cinematografica impersonata da Romy Schneider. Il «Sissi Museum», quest’estate, festeggia il decimo compleanno annunciando con orgoglio il successo: 650mila visitatori all’anno, in totale oltre 14 milioni, un bell’affare a 11,50 euro a biglietto.

A Berlino si sono commessi gravi errori: il «muro» è quasi scomparso, e l’ultimo tratto superstite sta per cedere alla speculazione edilizia, il Palast der Republik, orgoglio della Ddr, è stato abbattuto con la scusa dell’amianto, si voleva cancellare anche il Glienicke Brücke, il ponte delle spie.

Checkpointcharlie è stato ricostruito, un falso alla Walt Disney, presidiato da comparse in divisa da Vopos, le guardie di frontiera comuniste. Non possiamo essere noi a storcere il naso, dimenticando i centurioni con la pancia che presidiano il Colosseo.

Ma non basta: da qualche tempo è stato aperto l’«Ostel Berlin», un albero in Ddr-Design, come annuncia la pubblicità. Ispirandosi a «Good by Lenin», il film che ha avuto successo anche da noi, tutte le stanze sono arredate come nella Germania Est di un quarto di secolo fa, dai bagni alla stanza per la colazione. È quasi sempre esaurito, grazie ai prezzi: una singola per 30 euro, una doppia per 39, e si affittano anche appartamenti sempre in stile socialista a partire da 80 euro al giorno. Chi vuole, può anche noleggiare una Trabant, le macchinette Made in Ddr, con autista o senza. Sarebbe meglio con, non è facile guidarle per chi è abituato alle vetture moderne. E sono pericolose: il serbatoio della benzina è sistemato davanti, praticamente sulle gambe del guidatore. Un’alternativa allettante: il Palast Hotel, che era l’ albergo delle spie e della nomenclatura, che ospitò me e tutti gli altri giornalisti nei mesi precedenti all’unificazione, è stato abbattuto, per far posto a un altro hotel, senza fascino.

Per chi invece cerca l’atmosfera della Repubblica di Weimar, può prenotare all’ovest all’Askanischer Hof, poche camere arredate con mobili autentici dell’epoca. Sembra di soggiornare nella pensione di Cabaret (ma è un tre stelle). Lo amava Helmut Newton che nelle stanze dell’«Askanischer» fotografava le sue imperiose modelle. Era anche l’albergo di Kafka, ma allora si trovava da un’altra parte: solo i mobili risalgono al soggiorno dello scrittore praghese a Berlino. Potete anche illudervi di dormire nel suo letto. Potrebbe essere vero: a Berlino nulla si trova più al suo posto, oppure il tempo l’ha cambiato.

9 giugno 2014

Ti è piaciuto il contenuto? Condividi con i tuoi amici.

Lascia un commento