I risultati del rapporto sulla secolarizzazione. Secondo i dati messi in fila da Fondazione Critica Liberale e Cgil, a contrarsi sono tutti gli indicatori riferiti alla pratica religiosa degli italiani. A partire dai bambini battezzati, passati dagli oltre 515mila del 1991 ai 420.553 del 2011
di Gregorio Romero
Volendo sintetizzare, potremmo dire che la Chiesa italiana è sempre più piccola: tramontano le vocazioni, diminuiscono i battesimi, i matrimoni religiosi sono sempre meno diffusi e il numero delle scuole cattoliche va riducendosi. Sono questi i risultati del IX Rapporto sulla secolarizzazione in Italia, curato dalla Fondazione Critica Liberale e dalla Cgil-Nuovi Diritti. Il dossier, basato sugli ultimi dati completi del 2011, è stato elaborato incrociando le statistiche di Istat, Cei, Miur, e dell’Annuario Statistico della Chiesa Cattolica.
Il primo elemento saliente è il crollo del numero complessivo di sacerdoti, frati e suore: tra il 1991 e il 2011 i presbiteri sono passati da 57.274 a 48.333, i religiosi da 5.000 a 3.392 e le religiose da 125.800 a 89.299. Una riduzione impossibile da arginare con le nuove ordinazioni, appena 408 nel 2011. “E’ questo il problema principale per la Chiesa, a livello simbolico ma anche a livello organizzativo: per la gestione concreta delle parrocchie e della vita ecclesiale serve del personale che oggi scarseggia” spiega Marco Marzano, sociologo dell’università di Bergamo e autore di “Quel che resta dei cattolici”, volume in cui l’erosione dell’influenza religiosa in Italia è messa rigorosamente a fuoco. “A questa crisi la Chiesa ha reagito con il reclutamento di clero straniero – continua Marzano – ma si tratta evidentemente di una risposta tampone. Il crollo delle vocazioni potrebbe essere contenuto con scelte epocali, come l’abolizione del celibato per riavvicinare i giovani al sacerdozio”.
Secondo i dati messi in fila da Fondazione Critica Liberale e Cgil, a contrarsi sono tutti gli indicatori riferiti alla pratica religiosa degli italiani. A partire dai bambini battezzati, passati dagli oltre 515mila del 1991 ai 420.553 del 2011. Mentre scende, di conseguenza, il numero di prime comunioni e cresime, un altro dato rilevante è il calo dei matrimoni religiosi che (oltre a diminuire da 217.700 a 204.800 tra 2010 e 2011) proprio nel 2011 sono stati superati, per la prima volta nella storia, dalle nozze civili (51,7% del totale) nelle regioni del nord.
Altri dati indicano un lento ma visibile arretramento della cultura cattolica nella società, come la riduzione del numero complessivo di scuole cattoliche in Italia (-2% rispetto al 1991) e degli studenti che frequentano l’ora di religione (fino al 2003 stabili intorno al 93%, scesi all’89,3% nel 2011). Per quanto riguarda, infine, i finanziamenti privati alla Chiesa, il dossier rileva che le donazioni volontarie sono diminuite tra il 1991 e il 2009, calando da 21.200 a 14.908 milioni di euro.
Ma come reagiscono le gerarchie di fronte a questi dati critici? “In molti ambienti cattolici si fatica ad accettare l’evidente fenomeno di secolarizzazione in corso e si fa, semplicemente, finta di non vedere” spiega il professor Marzano. I dati elaborati dal Rapporto, tuttavia, si fermano al 2011 e dunque non tengono conto di un possibile “effetto Francesco” capace di avvicinare molte persone alla Chiesa. “La secolarizzazione, insieme alla nascita di una religiosità sempre più personale, sono fenomeni profondi, cambiamenti storici che vanno oltre il temperamento Papa Francesco – conclude Marco Marzano -. Al quale, comunque, è comprensibile che si affidino speranze di rinnovamento e modernizzazione, a partire dalle scelte che potrebbero essere prese già al prossimo sinodo sulla famiglia”.
Fonte: L’Huffington Post
3 marzo 2014