La Francia può bloccare gli immigrati provenienti dall’Italia? L’Italia sta rispettando tutti gli accordi internazionali? E se c’è infrazione, qualcuno paga?
di Davide Maria De Luca
Da circa dieci giorni centinaia di migranti sono bloccati a Ventimiglia, in Liguria, senza poter attraversare il confine con la Francia. In circa 170 dormono sulla scogliera che affaccia sul mare, vicino al posto di confine, mentre altre centinaia si trovano nella stazione ferroviaria di Ventimiglia, dove è stata adibita una struttura apposita per l’accoglienza. Tutta la questione è iniziata a causa dei respingimenti sistematici di migranti clandestini che le autorità francesi hanno cominciato a compiere sul confine. L’iniziativa francese è stata molto criticata in Italia, ma anche poco raccontata e spiegata sui principali siti di news. Le cose sono piuttosto complicate e riguardano anche gli accordi europei sul tema dell’immigrazione.
Che cosa è successo, in pratica
Circa dieci giorni fa la polizia francese ha iniziato ad applicare dei controlli sistematici sulle persone che varcano il confine tra Italia e Francia. Chiunque viene stato trovato senza documenti che lo autorizzano a circolare nell’Unione Europea viene fermato. In diversi casi la polizia francese è stata in grado di dimostrare che i clandestini arrivavano dall’Italia, e quindi ha potuto respingerli in territorio italiano: per esempio quando li ha trovati in possesso di un biglietto ferroviario o di uno scontrino stampato in Italia, oppure semplicemente quando li ha visti nel momento di attraversamento della frontiera. In questi casi, la Francia è autorizzata a compiere i respingimenti.
Gli accordi per i respingimenti
In teoria questi respingimenti sono del tutto legali e possono avvenire grazie al cosiddetto “Accordo di Chambery“, un trattato bilaterale tra Italia e Francia firmato nel 1997 che dà la possibilità di respingere reciprocamente gli immigrati irregolari che provengono dal territorio dell’altro paese. Quindi i migranti che si trovano illegalmente in Italia possono essere respinti in Francia se si riesce a dimostrare che provengono dal territorio francese, e viceversa. L’Italia ha una ventina di accordi bilaterali simili con altri paesi. I respingimenti sul confine austriaco avvengono sulla base di uno di questi accordi.
L’accordo di Schengen
Il problema di questi giorni, quello per cui la Francia è stata molto criticata sia dall’Italia che, in misura minore, dalla Commissione Europea, è il metodo con cui sono stati applicati gli accordi di Chambery. Il trattato rischia infatti di entrare in conflitto con gli accordi di Schengen, quelli che hanno di fatto abolito le frontiere interne all’Unione Europea. Il problema è che la polizia francese ha istituito al confine con l’Italia quello che sembra essere un sistema di controlli sistematici che sono espressamente vietati da Schengen. Secondo gli accordi, la polizia di ogni stato membro ha diritto ad eseguire controlli alla frontiera purché avvengano a campione. In altre parole non è possibile ripristinare i posti di frontiera e controlli 24 ore su 24, ma soltanto effettuare dei controlli casuali.
E noi?
Anche l’Italia non sta rispettando del tutto gli accordi europei, e questa è una delle ragioni per cui la Francia ha deciso di mettere in atto dei controlli all’apparenza sistematici. Dal 2000 i paesi membri dell’Unione Europea hanno l’obbligo di identificare tramite il rilevamento delle impronte digitali tutti gli stranieri che si trovano irregolarmente sul territorio e inviarle ad una banca dati europea. Questa norma serve a permettere l’applicazione dei regolamenti di Dublino che prevedono che chi vuole chiedere asilo in Europa lo possa fare soltanto nel primo paese dell’Unione dove mette piede.
In Italia e Grecia, i due paesi da dove entra in Europa la maggior parte dei migranti illegali, spesso le impronte digitali dei clandestini non vengono prese. Ad esempio, non sono state prese a quasi nessuno dei migranti che attualmente si trovano a Ventimiglia. In questo modo, l’Italia permette ai migranti che rifiutano di dare le proprie impronte digitali di disperdersi in Europa. Se non vengono fermati al momento dell’attraversamento del confine o non si riescono a trovare altre prove del fatto che hanno fatto il loro ingresso nella UE dall’Italia, allora possono fare richiesta d’asilo in un altro paese europeo. Ma anche sulla questione delle impronte digitali la situazione è complicata. Il regolamento del’UE prevede l’obbligo di rilevare le impronte digitali, ma solo “in conformità con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. In altre parole, l’obbligo di prelevare le impronte viene “temperato” dal fatto che i migranti clandestini non sono considerati criminali e quindi non possono essere obbligati con la violenza a farsi prelevare le impronte.
Qualcuno paga?
Quasi certamente no. L’organo incaricato di vigilare sull’applicazione di accordi e trattati europei è la Commissione Europea che, molto in teoria, potrebbe decidere di aprire procedure di infrazione sia per l’Italia che per la Francia. Sanzionare uno stato membro dell’Unione però è molto complicato e non è una procedura che la Commissione inizia volentieri. Di solito le controversie tra la Commissione e gli stati membri si risolvono prima che la Commissione si rivolga alla Corte di giustizia dell’Unione Europea, l’organo autorizzato a sanzionare gli stati membri che violano il diritto europeo. E le controversie tra stati che finiscono davanti alla corte sono ancora più rare. Molto probabilmente, la questione dei migranti tra Italia e Francia sarà risolta in sede diplomatica, senza ricorso alla giustizia europea.
Fonte: ilPost
21 giugno 2015