Non vengono notificate a casa ma al Comune: uffici nel caos. In soli due giorni accumulati 1695 documenti
Piccola scalinata, una porta a vetri: sul primo sportello che s’incontra c’è scritto «informazioni», e alle 10 e venti di ieri mattina, dietro il vetro, un impiegato si lamenta al telefono con un funzionario: «Scusa, ma la coda sta diventando ingestibile». Ufficio dell’anagrafe del Comune di Milano. Qui Equitalia, da un paio di mesi, ha depositato una mastodontica mole di cartelle esattoriali. Quelle che prima venivano recapitate a casa dei cittadini, con una raccomandata. Nella «casa comunale» approdavano solo le cartelle degli «irreperibili», per lo più stranieri, andati a vivere chissà dove e ai quali era impossibile notificare gli avvisi di pagamento. Da qualche settimana invece, in città, è in corso una mutazione di cui nessuno sa dare conto: il popolo degli «irreperibili» è aumentato a dismisura. Una sola cosa è chiara. Equitalia sta lasciando in Comune anche molte cartelle di persone che invece hanno una residenza ben definita. E che oggi sono costrette a una piccola odissea burocratica per andare a ritirare la cartella, tra ritardi, confusione, appuntamenti telefonici e prenotazioni che saltano. Per avere un’idea: in soli due giorni, il 12 e il 14 marzo, Equitalia ha rovesciato sul Comune 1.695 cartelle esattoriali.
La bastonata: tasse e multe arretrate da pagare. E la beffa: l’ordine di pagamento bisogna andare a ritirarselo. Che succede? Difficile spiegare. Poche certezze. Nel grande salone dell’anagrafe di Milano è comparso un cartello: «Ritiro atti Equitalia già prenotati».
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19 marzo 2014