I centri specializzati, regione per regione. Gli esami a cui sottoporsi. I test psicologici. Le linee guida. I limiti di età. Come diventare “padre” anonimo in sei punti.
di Antonella Scutiero
Le linee guida approvate dalla conferenza delle Regioni ci sono. Ora manca la legge auspicata dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin per superare la vecchia legge 40, ma nel frattempo tutto è pronto per le prime procedure di fecondazione eterologa in Italia, sdoganata dalla sentenza della Consulta dello scorso aprile. E le prime coppie desiderose di avere un figlio sono già in fila in Toscana, prima Regione in cui vige una delibera sui criteri tecnici precedente alle linee guida.
«ATTO VOLONTARIO E ALTRUISTA». Non senza una certa confusione che riguarda non solo gli aspiranti genitori, ma anche i donatori che intendano che intendano compiere un «atto volontario, altruista, gratuito», come viene descritto nel documento approvato dalle Regioni. Resta da capire come si fa, a chi rivolgersi, quali sono le caratteristiche e le procedure da seguire. Ecco una piccola guida.
1. La ricerca del centro: consultare l’apposito registro
Innanzitutto, bisogna trovare un centro cui affidarsi. «La cosa più facile da fare per gli aspiranti donatori è rivolgersi a un centro di fecondazione assistita, che sia dotato di una banca del seme, e chiedere se sono interessati alla fecondazione eterologa», ha spiegato a Lettera43.it Andrea Borini, presidente della Società Italiana di fertilità e sterilità e medicina della riproduzione (Sifes) e membro della commissione consultiva di esperti chiamata dal ministero. «Questo vale anche per le donne. Per sapere quali sono i centri basta consultare l’apposito registro».
Sul sito dell’Istituto superiore di Sanità è infatti disponibile il registro nazionale procreazione medicalmente assistita, in cui sono elencati tutti i centri italiani: in tutto sono 348 tra pubblici, privati e privati convenzionati con il sistema sanitario nazionale, e sono suddivisi per Regione, così da facilitare la ricerca. Sul sito è presente anche l’elenco dei referenti regionali.
2. La donazione è volontaria e gratuita
La donazione è volontaria e gratuita: non si riceverà un compenso, ma «non si escludono forme di incentivazione alla donazione in analogia con quanto previsto per donazione di altre cellule, organi o tessuti, purché non siano di tipo economico», si legge nel documento. L’ipotesi circolata finora è quella di un rimborso spese, come già avviene in Inghilterra.
3. Limiti di età, condizioni di salute e test psicologico
Una volta individuato il centro, Borini ricorda che bisogna essere in possesso delle caratteristiche indicate dalle linee guida. Innanzitutto l’età. Gli uomini devono avere tra i 18 e i 40 anni. I criteri principali per essere scelti sono il buono stato di salute e l’assenza di anomalie genetiche note all’interno della famiglia. Il donatore deve essere in grado di fornire notizie circa lo stato di salute di entrambi i genitori biologici, il che significa che non deve essere stato adottato, nato a sua volta da eterologa, o figlio di genitore non noto.
La valutazione comprende quindi un colloquio clinico e test psicologici per accertare la capacità di intendere e di volere e l’eventuale esistenza di motivazioni economiche o emotive che possano condizionare la donazione.
Dopo il primo step, si passa all’analisi del campione seminale (da ripetere più volte, ogni volta dopo un’astinenza di due-cinque giorni) prima di procedere con una più approfondita valutazione del candidato che comprende nuovi esami e analisi per accertare il perfetto stato di salute.
4. Garanzia dell’anonimato. Dopo i 25 anni il figlio può chiedere informazioni
La donazione, si legge nel documento, deve essere anonima. I dati clinici del donatore potranno essere resi noti al personale sanitario solo in casi straordinari, dietro specifica richiesta e con procedure istituzionalizzate, per eventuali problemi medici della prole, ma in nessun caso alla coppia ricevente.
I donatori non hanno diritto di conoscere l’identità del soggetto nato per mezzo di queste tecniche e il nato non potrà conoscere l’identità del donatore. Però il nato avrà la possibilità di chiedere di conoscere l’identità del padre o madre biologici una volta compiuti i 25 anni di età: a questo punto il donatore viene ricontattato e, se lo decide, potrà rivelarsi.
5. Si può donare solo in una regione. Per un massimo di 10 nati
In una prima fase dovrebbe essere creato un registro regionale dei donatori che non potranno cambiare regione. In una seconda fase in registro dovrebbe essere nazionale. Per ogni donatore viene segnalato un tetto di 10 nati, e se una coppia ha già avuto un figlio da eterologa può chiedere lo stesso donatore per averne altri che gli assomigliano.
6. Possibile donare a coppie con lo stesso fenotipo e gruppo sanguigno
Quando la coppia supera l’esame viene compilata la scheda fenotipica – che comprende colore della pelle, degli occhi, dei capelli, e altre cose – per procedere al reperimento dei gameti. L’obiettivo è mantenere lo stesso fenotipo e anche lo stesso gruppo sanguigno.
Fonte: Lettera43
8 settembre 2014