“Sono naturalmente felicissima per quelle coppie che tra poche settimane potranno andare nei centri per chiedere finalmente una fecondazione eterologa”. L’avvocata Marilisa D’Amico, docente di Diritto costituzionale all’Università di Milano, è tempestata di telefonate. C’era anche lei ieri all’udienza presso la Corte costituzionale per chiedere, in rappresentanza di alcune coppie, che fosse finalmente possibile in Italia ricorrere ai gameti provenienti da donatori esterni. Fuori dai tecnicismi: ovociti e liquido seminale che non appartengano ai futuri genitori. Un divieto, contenuto nella legge 40, che ora la Consulta ha dichiarato illegittimo. Per coloro che hanno ingaggiato battaglie giuridiche contro la normativa sulla fecondazione assistita questa è una giornata certamente memorabile.
Avvocata D’Amico, quando sarà possibile accedere alla fecondazione eterologa in Italia?
Dovremo aspettare il deposito della sentenza della Corte costituzionale e la sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Ci vorrà probabilmente un mese. Dal giorno seguente le coppie con problemi di infertilità, ma soltanto eterosessuali e sposate o conviventi, potranno contattare i centri per la fecondazione assistita che avranno avuto il tempo di organizzarsi per ottenere gameti in donazione. Finora queste persone in Italia non potevano chiedere di utilizzare per la fecondazione assistita sperma oppure ovociti non appartenenti alla coppia, e per questo si recavano all’estero sborsando parecchi soldi. Per noi si tratta di una grandissima vittoria, sono felicissima.
Da dove proverranno questi gameti (ovociti e liquido seminale)?
Sappiamo che il mondo cattolico esprime angoscia e preoccupazione, ma abbiamo già spiegato che la stessa legge 40 vieta la commercializzazione dei gameti e dunque non accadrà alcuno sfruttamento. La donazione di sperma e ovociti sarà regolata dalla medesima normativa che regola la donazione di organi: non potranno dunque essere venduti né ceduti dietro compenso, né potrà esserci un rapporto tra coloro che donano questi gameti e gli eventuali figli che nasceranno. E’ garantita insomma l’anonimità, così come succede con il trapianto di un cuore. Allo stesso tempo rimangono in vigore altre misure di tutela previste dalla legge 40 , per esempio i padri non potranno disconoscere i figli ottenuti dalla provetta. Insomma non è vero che ora siamo al vuoto normativo.
Chi donerà gameti gratuitamente?
Le donne che si sottopongono ai trattamenti per la fecondazione assistita producono molto spesso ovociti in sovrannumero che attualmente sono crioconservati e sostanzialmente abbandonati.
Il fatto che soltanto le coppie eterosessuali possano accedere all’eterologa è un altro paletto che andrebbe tolto dalle legge 40?
Questa legge ha incassato 32 sentenze di demolizione a partire dal 2004. Stiamo attendendo che la Corte costituzionale e la Corte europea per i diritti umani si esprimano, separatamente, sulla libertà di ricerca scientifica sugli embrioni, un altro divieto contenuto nella legge. Per quanto ci riguarda, dal punto di vista giuridico troviamo ingiusto che per esempio i single in Italia non abbiano la possibilità di utilizzare la procreazione assistita per avere un figlio. Questa potrà essere una nostra prossima battaglia, seppure per il momento assaporiamo questa nostra vittoria e sinceramente preferirei che fosse finalmente la politica a cambiare definitivamente la legge 40 aprendola ai single.
Sa bene che se la fecondazione eterologa dovesse essere disponibile per le donne single, allora automaticamente i centri per la procreazione assistita dovrebbero aprire le porte alle coppie di lesbiche.
Certamente questa sarebbe la conseguenza più naturale. Ma, ripeto, da tempo attendiamo un legislatore intelligente che prenda in mano la normativa sulla fecondazione artificiale rimuovendo il divieto alle coppie lesbiche.
Per la Pontificia Accademia della Vita, il fatto stesso che un bambino possa avere una origine ignota porterà a problemi di identità e di relazione con i genitori non biologici. Condivide?
Oggi come oggi, il bambino nato in provetta con l’eterologa dovrà forzatamente essere riconosciuto da entrambi i genitori, no potrà essere figlio di persone che abbiano più di 44-45 anni, non potrà essere figlio di mamme-nonne, né potrà essere frutto di gameti estratti da persone defunte. Queste sono garanzie enormi per il nascituro.
Eppure in molti Paesi europei le persone adottate o figlie della fecondazione eterologa godono del diritto di conoscere le persone che le hanno messe al mondo, o che hanno donato i propri gameti perché questo succedesse. Non è un diritto che dovrebbe essere garantito anche in Italia?
La Corte costituzionale con la sentenza 278 del 2013 ha stabilito che un figlio adottato può conoscere l’identità della madre biologica soltanto dopo il diciottesimo anno d’età e soltanto se questa donna è d’accordo. Rimane dunque intaccato il principio di anonimità della donna che per motivi differenti non ha riconosciuto il figlio, poi dato in adozione, e credo che questo principio non sia scardinabile. Questo perché andrebbe a ledere il successo delle adozioni: molte coppie non accetterebbero di accogliere un bambino che un giorno potrà conoscere i genitori biologici e disconoscere quelli adottivi. Un rischio troppo grande che non correranno nemmeno le coppie che sceglieranno di ricorrere alla fecondazione eterologa.
Proprio ieri il Tribunale di Milano si è espresso sull’utero in affitto, stabilendo nella sentenza che ormai la definizione di maternità è diventata “controversa” e che su questo punto le possibilità della scienza mettono i giuristi “con le spalle al muro”. Cosa ne pensa?
Condivido moltissimo le parole di quel giudice. È vero che la tecnologia ci sta portando a nuove forme di maternità, ma tenderei ad associare la pratica dell’utero in affitto a forme di sfruttamento delle donne più povere. Le donne che hanno portato in grembo un figlio sanno benissimo quale relazione esista tra loro e questo bambino, perciò recidere quel legame altera molti equilibri.
Fonte: Huffington Post
9 aprile 2014