Basterebbe una piccola percentuale di questa montagna di miliardi da investire sulla manutenzione delle strade e sulla mobilità, e sarebbe già una gran cosa. Una percentuale su 71 miliardi di euro. Poiché questa è la cifra astronomica che lo Stato trae come gettito fiscale dalla Motorizzazione nel nostro Paese. L’entrata che si riferisce al 2014 e che è stato calcolata dall’Anfia (Associazione Nazionale Fra Industrie Automobilistiche) conferma che il sistema di tassazione dell’auto nel nostro Paese è piuttosto articolato, in quanto punta a colpire tutti gli aspetti legati sia all’utilizzazione dei veicoli che al loro possesso.
di Redazione
Le maggiori entrate per l’Erario derivano dalla tassazione legata all’utilizzo dell’auto, pari all’81,9 per cento del gettito complessivo proveniente dal comparto, per un valore di 58,7 miliardi di euro (+1,1 per cento rispetto al 2013, in cui valeva 58,1 miliardi). Nel dettaglio, il gettito fiscale sui carburanti ha segnato un incremento dello 0,9 per cento: 37 miliardi di euro rispetto ai 36,66 del 2013. Il gettito fiscale derivante dai consumi di gasolio, GPL e metano è cresciuto rispettivamente dell’1,9 per cento, dell’1,2 per cento e del 9,2 per cento, a fronte di una contrazione dell’1,4 per cento per la benzina. Nel 2014, i consumi di carburanti, dopo 7 anni di cali, sono complessivamente cresciuti dell’1 per cento rispetto all’anno precedente. Non è poco.
Il 2015 andrà ancora meglio per lo Stato. Intanto perché in questa estate il traffico ha fatto un gran botto! Media nazionale + 12,7 per cento rispetto a giugno e +5,5 per cento rispetto al mese di luglio del 2014! La media nazionale, nei primi nove mesi del 2015, segna +3,2 per cento, una percentuale di crescita che non si vedeva da anni! A partire da ottobre 2014 il prezzo dei carburanti ha visto significative diminuzioni, seppur con una fiammata estiva.
Si tenga a mente poi che il calo del greggio non è mai accompagnato da un corrispondente calo dei prezzi al distributore. Basti pensare che da inizio anno le quotazioni del Brent – il pregiato petrolio del mare del nord – è calato del 15 per cento (il 6,3 per cento depurato dall’effetto cambio), mentre il prezzo della verde – rilevato dal ministero dello Sviluppo economico – è salito del 4 per cento. Lo stesso Ministero che, pubblica il prezzo della benzina con cadenza settimanale, non evidenzia affatto come viene configurato il prezzo medio nazionale dei carburanti per autotrazione. qua sotto potete vedere il grafico storico relativo alla benzina senza piombo, dedotto dai dati pubblicati dal Ministero dello sviluppo economico.
La conclusione è che passo dopo passo, un centesimo in più ogni tanto, il peso delle tasse sul carburante ha sfondato quota un euro al litro: lo Stato incassa, tra Iva e accise, 1,012 euro per ogni litro di “verde”. Abbastanza per capire come mai il crollo delle quotazioni del petrolio, complice la crisi economica e la svalutazione dello yuan cinese, non riesca a portare il giusto sollievo alle tasche degli italiani già in pesante sofferenza. Dopotutto tra accisa e IVA al 22 per cento, la tassazione (1 euro/litro) supera ormai il doppio del prezzo industriale (0,46 euro litro). Non ci vuol molto a capire che le tasse gravano per il 217 per cento. Sebbene il prezzo industriale sia crollato (da 0,71 euro/litro del 30 giugno 2014, a 0,46 dello scorso due novembre, con un calo del 35 per cento in poco più di un anno, le imposte sono pressoché uguali: da 1,04 euro/litro a 1 euro/litro.
Eppure la gente continua a privilegiare l’automobile. Una conferma arriva anche dai bilanci autostradali. La Serravalle S.p.A. +3,2 per cento da inizio d’anno, è un esempio tra i tanti.
Accade perché l’Italia ha un altissimo tasso di motorizzazione, di gran lunga il più alto d’Europa, il che comporta anche un gettito fiscale considerevole. Facile.it ha calcolato un costo medio annuo di 3.200 euro per il mantenimento dell’auto di famiglia includendo RC auto, bollo, carburante, costi di usura, manutenzione e revisioni. Malgrado gli italiani provino a risparmiare, “limando” anche sulla sicurezza oltre che sui carburanti, i cui consumi sono calati tra il 2009 ed il 2014 del 27 per cento per la benzina e del 12 per cento per il gasolio, lo Stato incassa comunque. L’utilizzo dell’auto diventa sempre più costoso, visto che solo di tasse nel 2014 è stato raggiunto un gettito di 58,7 miliardi (+14 per cento in 5 anni), che si aggiunge ai 6,1 miliardi assicurati dal bollo (+7,7 per cento). Al contrario, dall’acquisto di auto (IPT e Iva) l’Erario ha “guadagnato” quasi il 28 per cento in meno: 6,8 miliardi lo scorso anno contro i 9,48 del 2009. Sicuramente non soltanto per colpa della Volkswagen.
La conclusione amara, anzi amarissima è che nonostante i favolosi incassi, lo Stato elargisce poco o niente per la manutenzione di strade e autostrade e per la mobilità. Eppure l’automobile è il vero “tesoretto” del fisco italiano ed il bancomat dei governi che si alternano alla guida del paese. Per gli italiani invece è sempre più un “lusso” visto che a differenza della casa (tartassata pure quella), che almeno in parte si rivaluta, l’auto è un “investimento” in perdita: appena uscita dal concessionario vale praticamente la metà. Poi ci sono solo costi. Il gettito del solo comparto automotive è arrivato a valere nel 2014 il 16,8 per cento appunto del gettito totale: 71,6 miliardi di euro. Solo cinque anni prima, nel 2009, erano 66,2 miliardi (16 per cento del totale). Tutte cose che il “popolo sa”. Per questo ogni volta s’infuria. Basta dare un’occhiata ai tweet per farsene un’idea:
«In moto sono assolutamente impraticabili a rischio della propria vita e in auto è un continuo zig-zag. Siamo al limite della denuncia per incuria o procurate lesioni colpose! Ma dove sono gli enti preposti alla manutenzione, i loro responsabili, che devono avere un nome e cognome. Ma come è possibile che asfalti nuovi si sfaldino alla prima pioggia. Ma chi li ha fatti ? E chi li ha controllati? Ma cosa si aspetta ad indagare?».
«Dire che mancano i soldi non è sufficiente e fuorviante: anche il nuovo si rovina immediatamente! Dobbiamo cominciare a dare nomi e cognomi e se questi enti o personaggi sono incapaci, vanno o eliminati o sostituiti. Lavoro in un’azienda privata e se non faccio il mio lavoro correttamente ne pago le conseguenze! E questi signori: se dovessimo vedere dai risultati del loro lavoro… ognuno ne tragga le conseguenze!». Beninteso, queste sono le reazioni degli automobilisti più moderati.
5 dicembre 2015