Municipi e Città Metropolitana scrivono il futuro di Milano

Piazza Gae Aulenti

Piazza Gae Aulenti

lancio1_aLa premessa è d’obbligo e riguarda lo statuto della Città Metropolitana che prevede, anzi esige, la partecipazione della società civile alle arene deliberative, perché essa possa esprimere la sua volontà nella definizione dell’agenda urbana sulle diverse realtà che animano la stessa società civile. Nel contempo – con il confronto – si innovano quelle logiche istituzionali che si dimostrano non più al passo con i tempi. Ne emergerà una governance capace di “fare rete” con tutti i referenti delegati e interessati presenti sul territorio, in modo da raggiungere una visione collettiva e condivisa sul futuro di ogni singolo atto della Città Metropolitana.

Lo sviluppo di questa area, che conta 288 mila imprese attive e 1.175 addetti per kmq, è fondamentale per la ripresa dell’Italia intera. In questi due anni Milano e la Città Metropolitana di Milano sono stati, come spesso accade, precorritrici in questo campo: la Città Metropolitana con il suo Piano strategico, Milano con la riforma delle municipalità.

Infatti, «Saranno le nuove istituzioni municipali che dovranno puntare sull’informazione, sul dialogo con gli abitanti, “fare rete”, insomma. I Municipi sono il luogo nuovo di decisione e partecipazione della città. Decidere, nei Municipi, sulle opere e sugli interventi locali, vuol dire misurare le possibili scelte con più attenzione ai quartieri, alle richieste dei cittadini, degli operatori, dei comitati, delle associazioni, del volontariato. Vivere le nostre strade, conoscere chi ci vive e lavora, fa scegliere le priorità vere». Così è scritto nel programma di Beppe Sala, con grande ricchezza di particolari su come attuarlo.

Pertanto, ricorda Sala: «In questi anni Milano ha raggiunto diversi obiettivi in materia di decentramento e di nuove municipalità. Dopo un lungo iter, in cui è stato realizzato un proficuo confronto con le zone di decentramento, il provvedimento di istituzione delle municipalità è arrivato a una conclusione positiva, raggiungendo un importante obiettivo programmatico, che consentirà anche di rispondere positivamente agli impegni chiesti dalla legge istitutiva delle città metropolitane per l’elezione diretta del sindaco metropolitano.».

Ecco che allora le municipalità diventano il sostegno indispensabile per far crescere e sviluppare in maniera armonica Milano città metropolitana poiché il suo fallimento lascerebbe un paesaggio di rovine. L’area metropolitana del capoluogo lombardo, come ho più volte scritto, è la terza dopo Londra e Parigi, tra quelle più popolate dell’Unione, e può assumere un ruolo primario nella dimensione comunitaria, contribuendo così al rafforzamento della competitività del nostro sistema Paese. Realizzare la città metropolitana significa essere sulla strada giusta.

Nel programma di Beppe Sala, gli impegni dei prossimi cinque anni, per quanto concerne le nuove municipalità, riguarderanno l’attivazione della Conferenza dei presidenti dei municipi e la costituzione dell’Osservatorio sulle municipalità, ciò per monitorarne il processo d’avvio, individuare soluzioni ai problemi rilevati e implementare il processo di delega ai municipi stessi, assegnando loro altre competenze e funzioni. Nei prossimi cinque anni le municipalità dovranno investire in comunicazione nei confronti dei cittadini e introdurre elementi di contabilizzazione delle attività svolte. Un nuovo fronte di attività è rappresentato dal confronto istituzionale tra i singoli municipi e i comuni della prima cintura metropolitana confinanti, per discutere e affrontare problemi di area vasta (territorio, trasporti, ambiente…).

In questo scenario la partecipazione della società civile ne costituisce il cardine, è scandita in ogni riga del programma di Beppe Sala. Non è il solito “quaraquaquà” pre-elettorale, ma un programma studiato, giusto. Una ulteriore riconferma che i programmi dei due candidati non sono uguali e, pertanto, questo mantra non ha ragione di esistere. 

Arianna Censi

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