Roberto Saviano ad Amici “Ragazze, il futuro è nelle vostre mani”

Roberto Saviano torna ad Amici per la finale e lancia il suo appello alle giovani donne. “Mi rivolgo soprattutto alle ragazze che sono qui. Credo che il destino del nostro Paese sia nelle vostre mani per un motivo molto semplice. La sicurezza, le garanzie non ci sono più. Le donne sono abituate a non aver nulla di garantito e nessuna sicurezza. E quindi le donne posso, in qualche modo, prendere questa situazione di crisi, di difficoltà e trovare una soluzione”, ha detto Saviano nel corso dell’ultima puntata del talent show condotto da Maria De Filippi su Canale 5.

Un applauso fortissimo accoglie Roberto Saviano dopo mezzanotte e mezza nello studio di “Amici”. Nella lunga serata della finale – che sarà poi vinta da i The Kolors sul rapper Briga – lo scrittore saluta con un omaggio alle donne, nel giorno in cui il nuovo rapporto Istat denuncia che oltre 6 milioni di donne hanno subito violenza. “Parlo alle ragazze: a voi è affidato il destino del Paese”. Racconta il destino di tre ragazze che hanno pagato per essere libere di amare e vivere come volevano. Il pubblico non smette di applaudire, lui ringrazia: “Molti erano scettici sul fatto che si potessero raccontare storie complesse o parlare di libri in un talent ma la vostra partecipazione ha dimostrato che si trattava solo di inutili pregiudizi. Lasciarsi travolgere dal pregiudizio ti costringe a una vita mediocre, ti blocca, avvelena la realtà”.

Mutlu Kaya

Mutlu Kaya

Spiega come i pregiudizi possano uccidere, racconta tre storie di ignoranza e violenza: quella della giovane Mutlu Kaya, che ha 19 anni, vive in Turchia e sogna di fare la cantante. “Vuole partecipare a un talent show” spiega lo scrittore ” ma il suo ragazzo non è d’accordo e allora Mutlu per non litigare con lui decide di lasciar perdere. La sua voce però è così bella che una cantante turca molto famosa sente i suoi provini e la vuole assolutamente nel suo programma. Prende un aereo e va a casa sua per convincere i suoi genitori a farla partecipare, e ci riesce”. Realizza il suo sogno, ma qualcuno s’introduce nella sua casa e le sparano.

Malala Yousafzai

Malala Yousafzai

Poi sullo schermo appare la foto di Malala Yousafzai, una ragazza pakistana che è ancora una bambina quando la sua città viene occupata dagli estremisti talebani. “A 11 anni in un blog racconta le atrocità commesse dai talebani, parla di diritti delle donne e diritto all’istruzione. I talebani avevano emanato un editto contro l’istruzione femminile che impediva alle ragazze di andare a scuola. Per evitare di essere riconosciute come studentesse”, racconta Saviano “molte non indossano l’uniforme, vanno a scuola con abiti normali e nascondono i libri sotto i veli. Molte compagne di Malala smettono di andare a scuola per paura. Lei continua a andarci, non vuole rinunciare ai suoi diritti. Un giorno alcuni uomini armati le sparano sulla scuolabus che deve riportarla a casa. Si salva. Porta sul suo viso i segni di quell’aggressione. I talebani rivendicano l’agguato: dicono di averle sparato perché è il “simbolo degli infedeli e dell’oscenità” e minacciano di colpirla ancora”.

Il pubblico segue il racconto in silenzio. “Quando è stata colpita Malala aveva 15 anni. Sembra strano che una ragazzina possa essere considerata come un pericolo dai terroristi, eppure è proprio la sua età e il fatto che sia una donna a renderla così pericolosa per loro. È lei a spiegarlo quando viene invitata all’Onu, a New York: “I saggi dicevano la penna è più forte della spada, ed è vero. Gli estremisti hanno paura dei libri, delle penne. Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa, hanno paura del cambiamento, dell’uguaglianza che vogliamo portare nella nostra società”. Lo scorso anno Malala ha vinto il Nobel per la pace, e nonostante quello che le è successo continua la sua battaglia per i 66 milioni di ragazze a cui viene negato il diritto all’istruzione”.

Hina Saleem

Hina Saleem

Il filo rosso che lega le due ragazze arriva fino in Italia: Hina Saleem è originaria del Pakistan, ha 14 anni quando si trasferisce vicino a Brescia. Non sogna di cantare, s’innamora di un ragazzo che fa il carpentiere. Ma la famiglia non approva: a Hina tocca un matrimonio combinato, con un marito pachistano a cui è stata promessa in sposa. “Ma Hina” spiega Saviano ” non accetta che siano altri a scegliere chi deve sposare. Un giorno di agosto del 2006, mentre la mamma e i suoi fratelli sono in vacanza in Pakistan il padre le dice di passare a casa con una scusa. Viene uccisa con 28 coltellate, sgozzata e sepolta nel giardino di casa da suo padre e dai parenti che non accettano che voglia vivere la sua vita”.

Ora sullo schermo ci sono le foto delle tre ragazze: “Tutto quello che volevano”, dice Saviano, “per quanto possa sembrare semplice, normale, trasforma la società per questo hanno provato a fermarle. Hanno spaventato i poteri. Facevano paura”. Il pubblico lo ascolta, molte ragazze hanno le lacrime agli occhi: “Non fatevi ingannare dal pregiudizio che questo accada solo nella religione islamica e che la cultura araba sia una cultura nemica: il fondamentalismo, l’estremismo, in ogni cultura che sia politica o religiosa, è disumano.

“Lo scopo dei fondamentalisti è quello di portarci a credere che gli arabi, gli islamici ci sono nemici, vogliono questo così da apparire loro come i difensori della religione islamica. Falso. Apritevi al mondo”, è l’invito di Saviano “cercate di capire, non abboccate, ogni generalizzazione è una bugia. Parlo soprattutto alle ragazze. Qui è pieno di ragazze: a voi è affidato il destino del vostro Paese. Perché? Perché in un momento in cui non esistono più garanzie e sicurezze, gli uomini sono smarriti, ma le donne, che queste garanzie non sono state abituate ad averle, sanno affrontare la crisi e possono mutare il corso delle cose. Sapete cosa fa paura nelle donne? L’empatia, ovvero la capacità di sentire l’altro, identificarsi, sentire fin nella propria carne il dolore o la felicità dell’altro.

“C’è un verso di una poetessa polacca che amo molto, Wislawa Szymborska, per me è il più bel verso della poesia del ‘900, ne ho parlato spesso. Racchiude in sé tutta la potenza del sentire, definisce nel modo più carnale possibile l’amore che solo le donne riescono a provare. “Ascolta come mi batte forte il tuo cuore””. Un’ovazione. Domani i libri della Szymborska, premio Nobel della letteratura nel 1996, avranno migliaia di giovani lettori in più.

Fonte: Repubblica

6 giugno 2015

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