Lo denuncia Jonathan Whittall dirigente della organizzazione umanitaria benefica “Medici Senza Frontiere” (MSF)
Con una critica senza precedenti dell’assedio israeliano a Gaza, un importante funzionario della organizzazione umanitaria benefica Medici Senza Frontiere (MSF), ha descritto l’operato della sua organizzazione tra il milione e 800.0000 mila profughi palestinesi assediati come essere “in una prigione a cielo aperto per medicare i prigionieri tra le successivi “sessioni” di tortura.”
Jonathan Whittall, capo delle analisi umanitarie a MSF, che ha lavorato in Libia durante la guerra del 2011, in Bahrein durante l’insurrezione dello stesso anno, in Siria, Afghanistan, Pakistan, Sudan Meridionale e Darfur, ha chiesto schiettamente ai suoi colleghi : “A che punto l’operato medico ripetuto di MSF in una situazione inaccettabile [come quella di Gaza] diventa complicità con l’aggressione e l’oppressione?”
Diversamente da altre organizzazioni benefiche mediche, MSF ha sempre incoraggiato il suo personale a parlare francamente dei pericoli e dei problemi morali che affrontano, e il lungo e appassionato rapporto da parte del signor Whitall – al contrario di quelli di altri gruppi umanitari che preferiscono far stare zitti i loro dipendenti – ha lo scopo di attenersi alle regole di MSF. Però le sue accuse contro Israele sono certamente destinate a sollevare una feroce condanna israeliana durante una guerra sproporzionata – presumibilmente combattuta per impedire gli attacchi di Hamas con i razzi contro Israele – in cui le forze armate israeliane hanno ucciso ben oltre 200 civili, molti dei quali donne e bambini.
“Un’intera popolazione è intrappolata in quella che è essenzialmente una prigione a cielo aperto,” scrive il signor Whittall. “Non possono andarsene e soltanto le provviste più limitate – essenziali per la elementare sopravvivenza possono entrare. La popolazione della prigione ha eletto dei rappresentanti e ha organizzato servizi sociali.
“Alcuni dei prigionieri si sono organizzati in gruppi armati e si oppongono alla loro detenzione a tempo indeterminato lanciando razzi al di là del muro della prigione. Tuttavia le guardie del carcere sono quelle che hanno la capacità di lanciare attacchi su vasta scala e altamente distruttivi contro la prigione a cielo aperto.”
Facendo un paragone che è certo farà infuriare Israele, il signor Whittall che risiede a Beirut, dice che le limitazioni che hanno i gruppi umanitari a Gaza, non sono uniche. “Nel 2012,” – scrive – MSF ha chiuso i suoi progetti nelle prigioni di Misurata, in Libia. I nostri medici erano indignati di essere in una posizione in cui fornivamo cure a pazienti che venivano torturati dalle autorità statali. In quel tempo, MSF ha parlato apertamente e con forza: “ Il nostro ruolo è di fornire assistenza sanitaria alle vittime della guerra e ai detenuti malati, non di curare ripetutamente gli stessi pazienti tra le “sessioni” di tortura.”
Fin dal 2010, MSF ha gestito a Gaza City un ambulatorio da usare dopo l’operazione militare, dove l’80% dei pazienti soffrono di gravi ustioni, e fornisce chirurgia specialistica per le mani nell’ospedale Nasser a Khan Younis, e tirocinio intensivo al personale medico e paramedico sia nell’ospedale Nasser che in quello Shifa.
Durante il conflitto, aggiunge il signor Whittall, “la voce del team medico di MSF è stata annegata dalla propaganda bellica che esplode ogni volta che un’operazione [militare] come questa ha luogo e dalle preoccupazioni che una voce troppo critica dice potrebbero impedire che i team di chirurghi possano raggiungere la Striscia di Gaza.” Sebbene il signor Whittall non lo dica, gli stessi limiti sono stati sperimentati dai gruppi umanitari quando si sono trovati a rapportarsi con delle popolazioni civili in disperato bisogno di aiuto durante la guerra in Siria.
Con un’altra frecciata contro le azioni delle forze armate israeliane su Gaza, il signor Whittall osserva che “ognuno paga il prezzo del vivere sotto assedio e delle loro azioni di resistenza. Operatori sanitari Sono stati uccisi e le strutture sanitarie sono state danneggiate. In un ambiente così densamente popolato, le dichiarazioni di non prendere di mira i civili durante gli attacchi aerei sono di scarso conforto. Ci sono sempre dei limiti all’azione umanitaria. Le organizzazioni umanitarie possono curare i feriti, ma non possiamo aprire i confini per porre fine alla violenza.”
Il funzionario di MSF osserva anche che mentre il “i limiti dell’umanitarismo” è una realtà quotidiana per gli operatori sul campo di MSF, “questo è reso soltanto più chiaro dalla durata delle sofferenze e dalla configurazione geografia politica internazionale che permette che continuino le dichiarazioni politiche disgustose e la violenza senza fine.”
Il signor Whittall dice che “dato che la prigione a cielo aperto di Gaza si prepara ad altri attacchi aerei e a una possibile operazione di terra,” i limiti dell’operato di MSF rimangono ovvii, ed egli chiede che ai palestinesi dovrebbe essere permesso “di muoversi liberamente e di cercare salvezza in periodi di violenza, anche andando in Egitto… I civili e le infrastrutture civili, compresi gli operatori sanitari, i centri medici, e le ambulanze – non dovrebbero mai essere prese di mira. Alle organizzazioni umanitarie ea i loro operatori dovrebbe essere dato accesso senza impedimenti in tutti i momenti – non come un favore, ma come responsabilità legale.”
L’analisi di Whittall provocherà molta comprensione tra le organizzazioni umanitarie e tra i funzionari dell’Unione Europea che pensano che la loro assistenza nei territori occupati di Gaza sia data per scontata – o che se ne abusi da parte degli israeliani. I progetti umanitari dell’UE, sia a Gaza che in Cisgiordania, sono stati distrutti dall’esercito israeliano – seguito a malapena da un soffio di critiche dalla stessa UE che non ha alcun collegamento con MSF.
Fonte : The Indipendent
Traduzione di Maria Chiara Starace per Z Net
28 luglio 2014