In Germania c’è l’Erasmus anche per gli apprendisti

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Fanno degli stage manuali non solo gli studenti tecnici ma anche i liceali dal momento che non tutti gli studenti diventeranno professori di Università. «È un vantaggio per i giovani, e anche per le aziende», commenta Tamara Moll della Dihk, la Deutsche Industrie und Handelskammer, la Camera dell’ Industria e del Commercio tedesca

giardinadi Roberto Giardina

I giovani disoccupati in Germania sono il 7,4%, la percentuale più bassa d’Europa. Perché Berlino sfrutta l’euro a danno dei partner della Ue, perché adotta un doppio mercato del lavoro, sostengono i critici a tutti i costi? Forse il grande merito va al sistema duale di educazione, cioè mentre si studia non importa che, come in Italia, letteratura mongola, o filosofia finnica, i ragazzi sono obbligati a svolgere un’attività pratica.

Non tutti possono diventare professori, dopo la laurea. L’anno scorso il numero degli apprendisti è diminuito dell’1,4%, a 522 mila, ma solo perché i giovani hanno preferito continuare a studiare, invece di entrare subito nel mondo del lavoro. L’esercizio pratico, comunque, non intralcia le aspirazioni, anzi. Secondo un sondaggio, il 52% svolge dopo gli studi l’attività desiderata, un terzo un lavoro analogo, e solo il 16% ammette di essersi adattato a un mestiere qualsiasi pur di avere uno stipendio.

Gli apprendisti, come abbiamo già scritto, scarseggiano e le società fanno a gare per contendersi i migliori. Franziska Schmider, 19 anni, ha trascorso sei settimane in Thailandia. Non in vacanza ma pagata dalla Bosch per impratichirsi nella tecnologia dell’impaccaggio, scrive la Frankfurter Allgemeine. Nell’era della globalizzazione, sostengono in azienda, è vitale compiere un’esperienza all’estero ben guidata fin dall’inizio. Il costo sarà ripagato in seguito quando Franziska, a pieno tempo, sarà assunta dalla Bosch. Una pratica che la società segue da anni: in media un quinto degli apprendisti viene spedita all’estero. Attualmente, i giovani spesati in giro per il mondo dalla Bosch sono 250. Per Franziska un’esperienza fondamentale: «È stata la prima volta che ho preso un aereo, e non ero mai stata così a lungo lontano dalla famiglia.”

«È un vantaggio per i giovani, e anche per le aziende», commenta Tamara Moll della Dihk, la Deutsche Industrie und Handelskammer, la camera industria e commercio tedesca. «I ragazzi tornano con nuove conoscenze che si possono mettere a frutto in Germania». Naturalmente, da anni gli studenti possono fare un’esperienza all’estero attraverso l’Erasmus, ma si limitano a soggiornare nel paese prescelto, e impratichirsi nella lingua. Gli apprendisti, a Bangkok o altrove, svolgono invece un lavoro in fabbrica o in ufficio, e si trovano a confronto con una realtà diversa.

In Germania esistono da tempo programmi per consigliare anche le piccole e medie imprese che vogliano far fare pratica ai loro apprendisti. È necessario, ovviamente, avere dei rapporti con partner all’estero, e sapere in quale ditta far lavorare i ragazzi tedeschi. L’anno scorso, i programmi delle vari camere del lavoro, o della Confindustria, hanno favorito l’esperienza fuori confine di 8.800 giovani. Alla Netlog, società di logistica per le fiere, con appena 28 dipendenti, mandano ogni nuovo assunto all’estero. Daniel Wahl, 20 anni, è stato spedito nella vicina Salisburgo: ma già in Austria ha fatto un’esperienza diversa da quella compiuta in Germania. «Mi sono trovato da solo, racconta, a dover gestire l’arrivo dei camion, o la spedizione di materiale. Ero l’unico responsabile». Dopo Salisburgo, Daniel verrà mandato a Bruxelles, a Parigi, a Basilea e a Milano. «Dei paesi in cui vivrà vedrà magari poco», dice il suo capo Andreas Loibl, «ma saprà tutto dell’attività fieristica in Europa».

27 luglio 2015

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