In soltanto sette anni, si sono ridotte della metà: da 10 a 5 milioni. Sì a Schröder, quattro matrimoni. No per Steinbruck, marito fedele. Ma è solo per questo? Nella direzione del partito, le donne fanno fatica a conquistare la ribalta: magari la quota rosa viene rispettata, ma poi le compagne vengono tenute in seconda fila
Berlino – L’ Spd ha perso le ultime elezioni (41,5 a 26) per colpa delle donne? Non solo per l’effetto di Frau Angela, mutti, mammina dei tedeschi, e dominatrice d’Europa. I socialdemocratici non riescono più a sedurre le elettrici. Le tedesche votano con la testa, e non scelgono un partito solo per solidarietà femminile con la Merkel.
Angela non c’entra. Nel 2009, cinque milioni di donne hanno votato per l’Spd. Ma sette anni prima erano state il doppio, dieci milioni. Frauen e Fraülein avevano concesso la vittoria per la seconda volta al macho Schröder, giunto al quarto matrimonio. Lo scorso 22 settembre, solo il 24 per cento delle elettrici ha dato fiducia a Peer Steinbrück, marito fedele, e politico arrogante. Al contrario, la percentuale del voto rosa per la Cdu/Csu è stata ben più alta del 41,5, di poco oltre il 44. Un bel problema per Sigmar Gabriel, il grande artefice della Grosse Koalition, se vorrà guidare la sinistra alla rivincita nel 2017.
Durante le trattative, i socialdemocratici si sono battuti per la quota rosa nei consigli di direzione delle aziende, contro la resistenza della Csu, i cristianosociali della Baviera, che è la Vandea tradizionalista della Germania. Volevano raggiungere il 40 per cento, e alla fine la Merkel si è arresa sul trenta. La Cancelliera, in base alla sua esperienza, è convinta che una donna debba farsi avanti con le sue forze e non agevolata dalle norme. Il sorprendente è che, in base ai sondaggi, pensano come lei la maggioranza delle tedesche. A quanto pare non bastano queste misure a conquistare il voto delle signore.
«Angela è brava, ma non spiega il fatto che di anno in anno perdiamo le elettrici», ha commentato Elke Ferner, leader delle socialdemocratiche, lei ha spinto avanti nel partito donne giovani, brave e piene di energia, come Ursula von der Layen, ministro del lavoro. «Più che merito della Merkel è colpa dei nostri uomini, basta guardare la nostra Troika, tre compagni sovrappeso, senza appeal per le elettrici». Cioè Peer Steinbrück, Gabriel, e Steinmaier, probabile ministro degli esteri nella nuova grande coalizione. Lo sfidante alla cancelleria proprio alle elettrici non piaceva: il quoziente di simpatia di Peer nelle regioni della ex Ddr era di appena il 17 per cento.
L’immagine del partito, ha continuato Frau Elke, è quella di una compagine di uomini sulla sessantina, di burocrati e sindacalisti lontani dai problemi quotidiani delle famiglie. Durante la campagna elettorale hanno approvato un manifesto in cui si vedeva la Merkel intenta a rovistare nella sua borsetta, di color rosso. Per suggerire: la Cancelliera deve trovare le idee nell’Spd. Il messaggio giunto è stato invece di una Merkel, umana e femminile, che come tutte le donne è sempre alla ricerca di qualcosa nella borsa, le chiavi di casa, il rossetto, o la guida del paese. Un boomerang. L’unica fascia in cui l’Spd ha superato il 30% è quella degli uomini oltre la sessantina con scarso bagaglio culturale. Nella direzione del partito, le donne fanno fatica a conquistare la ribalta: magari la quota rosa viene rispettata, ma poi le compagne vengono tenute in seconda fila. E l’età media delle dirigenti si aggira sui 54 anni: le giovani semplicemente non vengono mai elette dai signori uomini. E Angela continua a vincere.
6 dicembre 2013