“Nelle famiglie e nelle scuole si deve lavorare sulle nuove generazioni in modo da trasmettere e insegnare loro la cultura dell’uguaglianza formale e sostanziale tra i generi, scevra da condizionamenti e stereotipi, che porti all’applicazione della parità di doveri e diritti”, scrive Ilaria Li Vigni, avvocata a Milano. Lo condivido in pieno, e porterò avanti questo impegno fino al suo compimento, perché coinvolge anche le realtà istituzionali di recente formazione com’è appunto la Città Metropolitana, per la realizzazione della quale mi candido alle elezioni del 5 giugno. Buona lettura.
I diritti civili come fondamento della nostra società:
attuazione concreta del principio di parità di genere
I diritti civili sono la base per l’effettivo sviluppo di una società moderna.
I diritti civili, insieme di libertà e prerogative garantite alle persone fisiche riguardano non solo il singolo individuo ma anche le organizzazioni di cui il cittadino fa parte (ad esempio, le associazioni anche politiche). Tutelano la persona, sono garantiti dalla Costituzione e disciplinate dalla legge.
Nella Costituzione italiana i diritti civili fondamentali sono espressi negli articoli dal 13 al 28 (Rapporti civili) e sono implicitamente riconosciuti nei Principi fondamentali.
L’art. 3 Costituzione prevede l’uguaglianza sostanziale di tutti i cittadini con pari dignità sociale ed uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali e l’uguaglianza formale, in modo che vengano rimossi dalla Repubblica gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Quanto alla parità di genere, si prevede che donne e uomini ricevano pari trattamento e non siano discriminati in base al genere.
Tale obiettivo, espresso nella Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite, 1948, è finalizzato a creare uguaglianza davanti alla legge, nella società e a garantire parità di retribuzione a parità di lavoro.
Nel nostro Paese, il principio di parità tra i generi, anche se innegabilmente sono stati fatti passi importanti, è ancora lontano dall’essere del tutto riconosciuto e il lavoro da fare è ancora molto.
Le politiche finalizzate a superare il gap di genere sono state per lo più caute e i progressi in ambito giuridico sono stati promossi, principalmente, da direttive europee o da pressioni della società civile. Il legislatore, finora, si è mantenuto generico senza prendere posizione netta sul problema.
In Italia manca, ancora, un’adeguata infrastruttura di genere a livello centrale per promuovere, coordinare e monitorare le iniziative a favore dell’uguaglianza.
Quanto a occupazione e conciliazione della vita lavorativa e familiare, i tassi di occupazione femminile rimangono bassi, soprattutto nell’Italia meridionale e, in generale, per le donne con basso livello di istruzione.
La carenza di servizi per bambini e, soprattutto per anziani, unitamente a una rigida organizzazione del lavoro rendono difficile conciliare lavoro e famiglia.
Sono stati principalmente promosse due misure volte a migliorare l’occupazione femminile, quali la fornitura di servizi di assistenza e custodia di bambini e incentivi di vario importo e durata per i datori di lavoro che assumono donne.
Ciò ha comportato miglioramento nei servizi di assistenza e custodia dei bambini anche se permangono grandi differenze fra regioni e città.
L’assistenza agli anziani, gravante ancora in massima parte sulla famiglia, è per lo più arginata con la presenza di badanti, immigrate provenienti principalmente dai paesi dell’Europa orientale.
Ciò corrisponde al “modello mediterraneo dello Stato sociale”, basato su trasferimenti monetari dallo Stato alle famiglie e sul lavoro non retribuito delle donne, modello che ha sempre avuto nella famiglia la principale fonte di protezione sociale e di assistenza.
Il pay gap, divario retributivo di genere è pressochè presente in modo costante e la presenza femminile nelle posizioni apicali fino a poco tempo fa è stata residuale sia nel settore pubblico che privato.
Ma grazie all’introduzione di quote obbligatorie nei consigli d’amministrazione e nei collegi sindacali delle società quotate e in società appartenenti alla pubblica amministrazione, la legge bipartisan Golfo Mosca emessa nel 2011, ha incrementato, a partire dal 2012, la presenza femminile ai vertici aziendali.
Nella disamina dei diritti civili, parte integrante della nostra cultura giuridico sociale, è importante ricordare anche le disposizioni legislative sulla violenza sessuale, riconosciuta reato contro la persona solo nel 1996 e la disciplina normativa che ha introdotto, con legge del 2009, il reato di atti persecutori, c.d.stalking.
Tale normativa ha recepito i dettami della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla violenza contro le donne e la violenza domestica, c.d. Convenzione di Istanbul,convertita in legge nel 2013 dopo l’approvazione unanime del Parlamento Europeo.
La panoramica descritta è servita a fotografare lo stato dell’arte in cui si trovano i diritti civili che, per essere tali, devono essere concretamente attuati, come previsto dall’art.3 della Costituzione.
Devono, quindi, essere obiettivo primario per Stato e istituzioni ed ad essi devono conformarsi leggi e fonti del diritto di rango inferiore.
La parità di genere, riconosciuta e prevista da fonti nazionali e sovranazionali, deve ancora trovare piena attuazione soprattutto dal punto di vista culturale, ancora carente nella nostra società.
Nelle famiglie e nelle scuole si deve lavorare sulle nuove generazioni in modo da trasmettere e insegnare loro la cultura dell’uguaglianza formale e sostanziale tra i generi, scevra da condizionamenti e stereotipi, che porti all’applicazione della parità di doveri e diritti.
Inoltre, accompagnare i cambiamenti sociali che includono, oggi anche le unioni civili tra persone dello stesso genere.
Ciò in ambito statale e locale, nelle realtà istituzionali di recente formazione quali le Città Metropolitane. Tali istituzioni si pongono, per la loro fisiologia, le più vicine a cittadinanza e società civile e, in ossequio al principio di sussidiarietà, le più idonee alla tutela dei diritti civili nella concreta e quotidiana applicazione.
Proprio a questa “concreta attuazione” si deve in futuro pensare, in relazione alla parità’di genere.
Solo così si potranno valorizzate le differenze di genere che potranno costituire un quid pluris di sviluppo sociale, culturale, economico della nazione.
E solo in questo modo i diritti civili saranno effettivamente patrimonio culturale condiviso della nazione.
Ilaria Li Vigni, avvocata a Milano, si occupa di casi di diritto penale, di tematiche connesse alla tutela dei diritti umani e alle problematiche di genere. Componente della Commissione Pari Opportunità del Consiglio Nazionale Forense, Presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine Avvocati di Milano, componente della Rete dei Comitati Pari Opportunità delle Professioni Legali presso il Consiglio Superiore della Magistratura, è cultore della materia presso la II Cattedra di Sociologia del diritto e del lavoro dell’Università degli Studi di Milano.