di Arianna Censi
La camera ha approvato la legge elettorale cosiddetta Italicum con 365 voti favorevoli, 156 voti contrari e 40 astenuti. La legge ora passa all’esame del Senato.
Cosa prevede la legge:
- La ripartizione dei seggi sarà su base provinciale. I collegi saranno 120. Il paese sarà diviso in piccole circoscrizioni.
- Non ci saranno preferenze, ma liste bloccate brevi. In ciascun collegio i partiti presentano liste bloccate corte, che prevedono da tre a sei candidati. I seggi sono assegnati seguendo l’ordine di lista.
- È previsto un premio di maggioranza (fino a 340 seggi) per il partito o la coalizione che vincono al primo turno con il 37 per cento dei voti. Altrimenti si va al ballottaggio tra i due partiti che hanno preso più voti. Chi vince il ballottaggio ottiene il 53 per cento dei seggi, mentre gli altri seggi sono attribuiti proporzionalmente alle altre forze politiche che hanno superato lo sbarramento.
- Lo sbarramento è fissato all’8 per cento per i partiti che corrono da soli, al 4,5 per cento se sono coalizzati.
- Ogni candidato si può presentare al massimo in otto collegi.
- Forza Italia, Partito democratico e Nuovo centrodestra hanno accettato di convergere su un emendamento presentato dai deputati del Pd Alfredo D’Attorre e Giuseppe Lauricella. L’emendamento prevede che la riforma elettorale si applichi solo alla camera. Al senato resterebbe in vigore un sistema proporzionale puro, senza premio di maggioranza su base regionale e con voto di preferenza. In attesa che il senato sia trasformato in un organo consultivo o sia abolito dalle riforme costituzionali.
Spero che si capisca che, per quanto possa non piacere in tutti i suoi aspetti, è l’unica legge elettorale che in questo momento siamo stati in grado di approvare. Perché serve al Paese e perché ritengo che sia uno di quei segnali da dare. Spero che non ci siano più strumentalizzazioni sul tema delle quote rosa che tanti hanno usato per creare difficoltà all’approvazione della legge elettorale.
Confido nelle parole del capogruppo del PD Roberto Speranza quando dice che,”Sulla questione di genere c’è bisogno di fare chiarezza, è un problema di civiltà e per il Pd questa sarà la priorità assoluta nel nostro passaggio al Senato e non consentiremo che nessun accordo ci fermi. Con questo voto vogliamo dimostrare che facciamo sul serio”.
Parole condivise da tante parlamentari a cui andrà tutto il mio sostegno perchè credo nella Costituzione. L’articolo 3 recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
E all’art. 51 si legge: “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.
Insomma, non sono molti i Paesi che hanno introdotto le quote di genere nella legislazione nazionale, sono numerosi invece i paesi europei in cui i partiti hanno adottato un regolamento interno sulla parità di genere. Le liste del Pd avranno la parità di genere, su questo non c’è ombra di dubbio. Sarà la stessa cosa anche negli altri partiti? Staremo a vedere.
13 marzo 2014