C’è un forte desiderio di ripensare la città e di sviluppare un sapere critico rispetto ai modelli dominanti di vita e di economia, ancora molto improntati a concezioni di stampo patriarcale. Nasce un’idea di “buona vita” e di città “bene comune” finalmente immaginata anche dalle donne
di Floriana Lipparini
È facile spostarsi in città? Quali problemi le donne quotidianamente affrontano, cosa vorrebbero cambiare, se potessero? E cosa prevede il Pums al riguardo? Come gruppo ‘Città bene comune’ abbiamo proposto alle nostre socie un questionario sulla mobilità urbana guardata con occhi di donna. Hanno risposto più di 300 socie, confermandoci così di aver toccato un nodo sensibile.
Pur tra le difficoltà della crisi economica e la frammentazione dei legami sociali, in effetti molte donne stanno cercando nuove strade per cambiare la qualità della vita urbana in un senso più rispondente a un’idea di società ecologica, conviviale, rispettosa del femminile.
C’è un forte desiderio di ripensare la città e di sviluppare un sapere critico rispetto ai modelli dominanti di vita e di economia, ancora molto improntati a concezioni di stampo patriarcale. Nasce un’idea di “buona vita” e di città “bene comune” finalmente immaginata anche dalle donne.
Ecco perché chiediamo all’amministrazione cittadina di recepire questa importante “rivoluzione” in termini di progettualità politica e buone pratiche. Un’aspettativa che richiede risposte concrete, ad esempio sul piano della mobilità che è senza dubbio uno dei nodi principali da cui dipende non solo la qualità del vivere nella polis, ma anche la possibilità di ciascuna di noi di usare al meglio il tempo e lo spazio, individualmente e collettivamente.
La lettura delle risposte al questionario, che presenteremo mercoledì 20 maggio alla Casa di via Marsala con l’aiuto di Emanuela Dentis, Anna Moretti e Anna Pettinaroli, ci ha mostrato dati statisticamente rilevanti rispetto alle questioni indagate e soprattutto ha messo in luce uno specifico modo delle donne di usare la città. Un elemento, questo, che secondo noi è di grande interesse ma che sembra quasi assente nei piani ufficiali sulla mobilità, anche di ultima fattura (il Pums).
Abbiamo quindi potuto “decifrare” i risultati del questionario, elaborandone il senso a partire da tre questioni che appaiono fondamentali rispetto alla vita quotidiana delle donne in città: TEMPO, QUALITÀ e SICUREZZA. Queste tre priorità si declinano in diversi modi rispetto alle diverse situazioni incrociate fra loro, ma costituiscono una sorta di filo conduttore.
Emergono numerose osservazioni fortemente connotate da un punto di vista femminile, rispetto alla diversità delle condizioni materiali e dei tempi di vita, dando ragione a quel detto per cui ogni donna nel muoversi è sempre “in due”, perché porta con sé anche molto altro, un passeggino, le borse della spesa o una carrozzella da spingere. C’è preoccupazione per la reale possibilità di camminare con agio nella città, e una forte critica lì dove questo non è possibile: sapessi com’è strano e difficile camminare a Milano, si può dire parafrasando una vecchia canzone.
Quali sono, in particolare, le domande ricorrenti? Un’esigenza di migliore educazione, rispetto, cortesia, civiltà dei rapporti. Una forte richiesta di attenzione per donne, madri, lavoratrici, e di maggiore sensibilità per le persone anziane e fragili. Un grande desiderio di vita sociale nelle aree periferiche e nei quartieri. La voglia di recuperare i piccoli centri e i cinematografi di zona…
Sono solo alcuni esempi, ma vogliamo partire da qui per fare un passo avanti e tradurre questi risultati in una sorta di “Carta dei Desideri” come possibilità concreta delle donne di questo particolare Osservatorio che è la Casa di via Marsala, di intervenire, dal basso e dal punto di vista femminile, nel cambiamento della città. Ci aspettiamo risposte, in particolare dalle rappresentanti delle istituzioni che hanno gentilmente accettato di partecipare all’incontro, Ada Lucia De Cesaris e Arianna Censi.