l Bundestag, la camera bassa del Parlamento tedesco, ha approvato una nuova legge che amplia la definizione giuridica di quello che può costituire uno stupro: la legge è conosciuta come “No significa No” e, in breve, dice che si può parlare di stupro anche se la vittima si è limitata a dire di “no” al rapporto sessuale anche se non ha lottato per evitarlo, come prevedeva la vecchia legge. La nuova legge è un buon passo avanti per un paese in cui la legislazione in materia di violenza sessuale era molto datata, ma secondo qualcuno ha ancora diversi limiti. Ora la legge dovrà essere approvata dalla camera alta del Parlamento, il Bundesrat, che voterà probabilmente dopo la pausa estiva dei lavori.
La Germania è considerata un paese piuttosto arretrato rispetto ad altre nazioni sviluppate quando si tratta di leggi sullo stupro: lo stupro coniugale è diventato un reato penale solamente nel 1997. Prima di oggi la legge sullo stupro (che rientra nella sezione 177 del codice penale tedesco ed è del 1998) non si concentrava sul consenso e diceva anzi che la prova di una violenza sessuale era a carico di chi la subisce: una violenza sessuale, cioè, poteva essere definita stupro se chi l’aveva subita aveva provato fisicamente a difendersi e poteva dimostrarlo in tribunale.
Se invece il rifiuto era stato espresso verbalmente con un semplice “no”, l’aggressore non poteva essere condannato. L’evidente inadeguatezza di questa legge ha fatto in modo che molti stupratori non siano stati puniti per i crimini che hanno commesso: i centri e le associazioni che si occupano di donne che hanno subito una violenza sessuale parlano di 107 casi non puniti nel 2014. L’agenzia di stampa DPA dice che ogni anno in Germania vengono commessi 8.000 stupri e che solo il 10 per cento circa viene denunciato e che una sola denuncia su 10 porta a una condanna.
Secondo le attiviste e chi si occupa di violenza contro le donne, la nuova legge è positiva ma non è abbastanza coraggiosa: non offrirà comunque una protezione adeguata a quelle donne che non saranno in grado di esprimere chiaramente la loro mancanza di consenso perché ad esempio in stato di incoscienza al momento dello stupro o perché sono drogate, ubriache o in stato di shock (molte donne stuprate hanno testimoniato che hanno scelto di non reagire alla violenza per paura che la loro resistenza potesse peggiorare la situazione). Il principio giusto su cui costruire una legge, dicono quelli che si occupano di queste cose, non dovrebbe essere quello del “No”, ma quello del “Sì”, quello cioè del consenso esplicito.
Un buon riferimento citato dalle femministe tedesche è quello della legge approvata in California nel 2014 e soprannominata “Yes Means Yes”: la legge californiana rovescia la prospettiva partendo dal principio che un rapporto sessuale vada accettato e non che da quel rapporto una persona si debba difendere: occorre insomma un consenso chiaro perché l’atto sessuale non sia violenza. La nuova legge rende inoltre più facile l’espulsione degli stranieri che vengono riconosciuti colpevoli di stupro.
La decisione di conservatori e socialdemocratici di intervenire sul codice penale tedesco è stata presa dopo le aggressioni sessuali avvenute a Colonia lo scorso Capodanno. In totale, dopo quella notte, la polizia ha ricevuto 1.527 denunce. Le donne che hanno subito aggressioni di tipo sessuale sono 626, ma solo pochi degli aggressori sono stati effettivamente condannati. Un altro caso di cui si è molto discusso è stato quello della modella tedesca Gina-Lisa Lohfink, che è stata condannata a pagare una multa di 24 mila euro per falsa testimonianza dopo aver denunciato due uomini di averla drogata e stuprata: è circolato molto online il video che mostra quello che è successo e in cui si sente la donna dire più volte “No”.