di Vincenzo Maddaloni
BERLINO. Bandiere rosse e pugno chiuso, la Germania continua a sorprendere. Alle 16 di ieri , sabato 10 ottobre, ancora passavano davanti alla porta di Brandeburgo le migliaia di persone che protestavano contro il Ttip, il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti che l’Unione europea e gli Stati Uniti da tre anni stanno ancora negoziando. E’ un patto che non tutela i diritti umani o il diritto al lavoro o il welfare bensì impone la libertà di commercio e di investimento quali diritti attorno ai quali tutto deve ruotare. Che è poi quanto vogliono le multinazionali perché il Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) serve appunto ad abolire ogni barriera – tariffaria e regolamentare – al libero commercio e alla libertà degli investimenti.
Conseguentemente a questo patto, ogni norma che pone vincoli al commercio ed agli investimenti è considerata illegale. Pertanto il trattato fissa, per le aree geografiche interessate, una sorta di Costituzione generale in cui la libertà di commercio e di investimenti diventano il punto fondamentale a cui qualunque altro diritto e volontà deve piegarsi. Questo vuol dire che ogni impresa multinazionale potrà denunciare direttamente uno Stato (o una regione, o un Land o un comune o un Rathaus) che venga ritenuto colpevole di aver violato la libertà di commercio ed di investimento. Questo vuol dire anche che ogni impresa multinazionale potrà obbligare gli Stati a cancellare le norme in contrasto con quanto stabilito nel patto, e imporre multe salate nel caso in cui si ritenga che le leggi abbiano danneggiato le multinazionali.
Insomma, il trattato permetterebbe di esportare in Europa prodotti che in America vengono venduti, ma che da noi sarebbero fuori da ogni norma e legge, come “la carne agli antibiotici”. Dopo i recenti fatti che hanno coinvolto industrie come la Nestlé e i suoi spaghetti al piombo, ci si chiede chi poi lo voglia questo mercato unico – Obama più di ogni altro lo ama e lo sostiene – che può infliggerci qualunque cosa anche se è micidiale per la salute.
E’ per questo che la Confederazione dei Sindacati tedeschi, la Deutscher Gewerkschaftsbund (Dgb), temendo che l’accordo faciliterebbe l’ingresso di ogm difficili da rintracciare, e perdita di occupazione hanno organizzato la manifestazione di ieri, sabato 10 ottobre. Era dal 1989, l’anno della caduta del muro che non vedevo cortei così imponenti. Secondo le stime, cinquecento mila persone sono passate davanti alla porta di Brandeburgo, reggendo cartelli contro il Ttip e sventolando le bandiere del sindacato, ma anche quelle rosse con la falce e martello e (chi si rivede?) il pugno alzato.
Simbolo storico della lotta proletaria, dell’unità e della solidarietà, il pugno alzato (o pugno chiuso) nasce tra la fine del 1923 e l’inizio del 1924 come saluto del Rotfrontkämpferbund (RFKB – RFB), i Soldati rossi di prima linea, organizzazione paramilitare del Partito comunista tedesco (KPD). Siccome il pugno alzato nasce in contrapposizione al saluto dei nazisti che distendevano il braccio fino alla mano, è stato recuperato in questa sfilata per esaltare la lotta “contro le multinazionali che sono i veri nazisti del ventunesimo secolo”, come mi ha spiegato Beate giovane infermiera dell’ospedale Martin-Luther-Krankenhaus.
Per la cronaca va precisato pure che con la manifestazione di ieri si è inaugurata la settimana di mobilitazione europea contro il Ttip che si concluderà – sabato 17 ottobre – a Bruxelles dove verranno presentati i 3 milioni di firme raccolte nei mesi scorsi contro il trattato e gli altri accordi di libero scambio. Infatti l’obiettivo della mobilitazione internazionale è di intrecciare le molteplici istanze promosse dalla società civile, e di costruire un grande blocco di opinione pubblica contraria ad un sistema di commercio internazionale che – come detto – mette i diritti umani e civili in secondo piano rispetto agli interessi delle grandi multinazionali e dei gruppi finanziari.
La più grande manifestazione era attesa a Berlino, e così è stato: hanno marciato in 350 mila. Ad essa ha partecipato anche una numerosa presenza italiana poiché l’arrivo del Ttip falcelerebbe in modo pesante l’interscambio tra noi e la Germania e viceversa con un grave danno per entrambi i paesi. Sicché pure in Italia sono previsti presidi in decine di centri urbani. Alla protesta nelle strade verrà affiancata una massiva campagna di pressione istituzionale, con valanghe di tweet ed e-mail che affolleranno gli account dei parlamentari italiani troppo “distratti” in merito a un tema che riguarda da vicino la vita di ciascun cittadino. Anche per questo, ripeto, davanti a Brandeburgo e lungo la Under der Linden c’erano molti giovani italiani che sfilavano con i loro coetanei tedeschi. Insieme, come quelli di ventisei anni fa. Naturalmente, nel 1989 quei volti erano sorridenti, il Muro crollò nella serenità. Quando si dovrà aspettare perché “crollino” le multinazionali?
Fonte: Il Deutsch Italia
Sullo stesso argomento: TTIP: C’è chi dice no
11 ottobre 2015