Berlino. Chiediamocelo subito, meglio il capitalismo? La domanda rischia di diventare ricorrente nell’anno appena cominciato perché tra i tanti anniversari da celebrare nel 2014 ci saranno anche i venticinque anniversari della caduta del Muro di Berlino ( 9 novembre 1989). Infatti, da quando è caduto il Muro ed è implosa l’Unione Sovietica, si è avviato un mutamento strutturale dei sistemi economico-produttivi che ha rivoluzionato la natura e la regolazione del lavoro così come rapporti sociali, sicché vien naturale chiedersi se il capitalismo che è subentrato al comunismo ha risposto alle attese.
Diciamocelo subito che ha riposto scioccando, perché il capitalismo-postfordista si poggia sul flexible capitalism, il nuovo regime di accumulazione basato sulla flessibilità del rapporto di lavoro. Flessibilità che sta – l’abbiamo imparato in fretta – per precarietà, in un mondo postindustriale dove da tre lustri a questa parte, non si parla più – secondo il sociologo U. Beck – di divisione del lavoro, bensì di “divisione della disoccupazione”. La conferma è nell’area Ocse dove dall’ ottobre scorso, il numero di persone senza lavoro ha raggiunto i 48 milioni, 13 milioni in piu’ rispetto al luglio 2008. Il che significa, come sostiene Beck, che nella società del lavoro del ventunesimo secolo, aumenta la precarietà con “pseudo-posti di lavoro” sempre più insicuri.
continua a leggere su vincenzomaddaloni.it
9 gennaio 2014