Mamme protettive pure a Berlino

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Un tempo le famiglie tedesche buttavano fuori casa i figli e le figlie all’età di 18 anni, ma oggi il modello latino, tanto criticato, si sta diffondendo 

Roberto Giardina

Roberto Giardina

di Roberto Giardina

Berlino. I giovani italiani sarebbero tutti figli di mamma, anche i tedeschi hanno imparato il termine bamboccione. I rampolli loro, invece, sono pronti a lasciare il nido a diciott’anni e, se esitano, vengono buttati fuori dai genitori. I pregiudizi sono per sempre, quindi inutile tentare di scalfirli, e spiegare che a Roma o a Milano si rimane a casa fin oltre i trent’anni perché un appartamentino da studente costa una fortuna.

Ma la situazione sta cambiando anche in Germania. Sempre più spesso appaiono articoli sull’Hotel Mama, a cui ragazzi e ragazze rimangono fedeli per comodità. Però i loro coetanei in genere non li stimano. Un Muttersönchen, un figlio di mamma, avrà qualche difficoltà a trovare un’amichetta.

E cambiano le Mutti, le mammine. Nel programma quotidiano di Vox, Mieten, Kaufen, Leben (affittare, comprare, vivere), che mostra i Makler, gli agenti immobiliari, alle prese con aspiranti inquilini e compratori, si ripetono i casi di madri che accompagnano i rampolli a visitare gli appartamenti e criticano con asprezza, cercando di far fallire ogni trattativa. Non vogliono che il piccolo prenda il volo. Gli alloggi sono veramente sul mercato, ma i clienti sono quasi sempre fittizi, e le scenette dimostrano che i casi di mamme protettive sono comuni.

Tanto che a Berlino è stato creato il gruppo Enmoms per venire in aiuto alle mamme in difficoltà, che offre due sedute di gruppo mensili gratuite. Lo psicologo Peter Groß riscontra che i padri affrontano la separazione dai figli senza problemi, anzi apprezzano la chance per godersi un po’ la vita con la moglie. Le mamme entrano in crisi: non sanno più come riempire le giornate, e si affliggono per i presunti pericoli affrontati da figli e figlie. Non hanno fiducia, e si chiedono se hanno fatto tutto il possibile per preparare i ragazzi alla vita indipendente. Enmoms indica la sindrome dell’empty nest, del nido vuoto. E centri simili si sono aperti un po’ ovunque in Germania.

«Fa bene incontrare altre donne, su per giù nostre coetanee, che stanno vivendo la stessa situazione», dice la terapeuta Bettina Teubert. «Io posso parlare per esperienza personale. Sono entrata in crisi quando i miei figli, uno dopo l’altro, se ne sono andati di casa. Dopo tanti anni è difficile accettare che ci possa essere un’altra vita senza figli».

È una situazione che devono affrontare, prima o poi, tutte le madri, in Italia come in Germania. Il fatto nuovo è che le Mutti tedesche ammettano di comportarsi come le tanto criticate mamme latine, e di voler avere i figli per sempre nell’Hotel Mama. Ancora oggi, sia pure meno rispetto a un recente passato, si criticano le madri che continuano a lavorare, e mandano i figli all’asilo. Dovrebbero lasciare il posto almeno fin quando il bambino non termina la scuola elementare.

Ma la situazione è cambiata: un tempo non c’era difficoltà a trovare un’altra occupazione al livello di quella lasciata. Oggi si rimane a spasso o ci si deve accontentare di lavoretti poco soddisfacenti. Si è sacrificata la carriera in nome degli eredi che poi, intorno ai vent’anni, dimostrano di poter fare a meno della mamma. E ieri da mamma si diventava nonna, aggiunge il Doktor Groß. Oggi, invece, i tempi si allungano e la figlia non intende avere figli troppo presto.

9 settembre 2014

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