La premessa è d’obbligo: domenica 9 ottobre, i duemila consiglieri e sindaci dei 134 comuni della città metropolitana di Milano saranno chiamati a eleggere – elezione indiretta significa questo – i 24 componenti del nuovo consiglio metropolitano, che siederanno attorno al sindaco Beppe Sala che, come vuole la «legge Delrio» è anche il Sindaco di Citta’ Metropolitana.
Intanto in questi primi cento giorni non ce ne siamo stati con le mani in mano. La Giunta ha già varato all’inizio di settembre, una delibera per il recupero delle periferie: 30 milioni per dare corpo al piano “zero case sfitte” e ristrutturare duemila alloggi popolari vuoti. E’ il primo segnale concreto di come il sindaco Sala intende svolgere mandato in modo che la grande Milano non marci più a due velocità – sociali ed economiche – diverse tra loro. Anche per questo Sala vuole impostare entro la fine dell’anno, tutti i filoni di lavoro che comprenderanno l’intera area della città metropolitana.
Molti dossier sono già stati aperti, anche dialogando con il governo, perché val la pena di ricordare che l’area metropolitana del capoluogo lombardo è la terza dopo Londra e Parigi, tra quelle più popolate dell’Unione europea e ha tutti i requisiti per assumere un ruolo primario nella dimensione comunitaria, contribuendo così al rafforzamento della competitività del nostro sistema Paese. Scrive il quotidiano Repubblica:
Non è un caso che Matteo Renzi si veda sempre più spesso a Milano (oggi lancerà Human Technopole, il progetto scientifico per il post Expo). È questa, ha ribadito il premier, “la città di riferimento per l’Italia nel mondo”. Solo strategia politica? Lo ha detto siglando con Sala il “Patto per Milano”: un documento che vale 2,5 miliardi (anche se i soldi disponibili per ora si fermano a 600 milioni) e contiene scelte strategiche. C’è la grande quantità di profughi da accogliere, i rapporti da ricostruire con le comunità islamiche per l’eterna promessa di una moschea. C’è il traffico di un centro tagliato dalla linea 4 del metrò da governare, la fame di case e di lavoro…
La circolazione, il problema prioritario per eccellenza. Vediamo cosa succede d’ora in avanti. Le Città metropolitane sono enti titolari di rilevanti funzioni in merito alla pianificazione territoriale, ai sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, alla mobilità e viabilità, e fermiamoci qui. Tali competenze hanno un’incidenza determinante per numerosi aspetti sensibili della vita dei cittadini come lo è la mobilità appunto. In altre parole oggi la logica metropolitana, ruota tutta attorno al paradigma della circolazione, nel senso che se funziona mobilità e viabilità funziona anche la città metropolitana. Altrimenti si moltiplicano i nodi da sciogliere, mettiamola così.
Nasce da questi scenari la nostra volontà di prolungare le linee della metropolitana verso l’hinterland, con i conseguenti risvolti di investimento e potenziamento del trasporto pubblico locale sulle reti del passante – linee S – e sulle reti regionali – linee R – che coinvolgono direttamente l’intera area metropolitana. Insomma, le elezioni del 9 ottobre mi consentiranno di proseguire quel lavoro iniziato nel 2014, quando come stabilito dalla «legge Delrio», ci fu il primo insediamento degli organi di quasi tutte le Città metropolitane (che in totale sono 14), nella più vasta disattenzione generale. Poiché gli organi metropolitani in via di prima attuazione erano espressione degli assetti esistenti, non essendosi tenute elezioni che riguardassero i comuni capoluogo di Città metropolitane.
Le recenti elezioni amministrative, per la prima volta dall’approvazione della legge hanno riguardato sei comuni capoluogo di Città metropolitana: Bologna, Cagliari, Napoli, Roma, Torino e naturalmente Milano. E così domenica 9 ottobre si vota. Noi, lunedì 10 sappiamo cosa dobbiamo fare perché il piano strategico di Milano città metropolitana lo si è già approvato, e lo si è pure chiaramente indicato.
Arianna Censi