Nel 2014 per gli esami ambulatoriali i tempi fissati dalla Regione (fra 40 e 60 giorni) sono stati sforati in media soltanto nel 15 per cento delle richieste. In alcuni casi, però, le punte sono molto alte
di Alessandra Corica
Attese lunghe, spesso fuori dai tempi massimi fissati dalla Regione Lombardia. Con una possibilità su due di aspettare più di due mesi per una colonscopia. E una su tre di attendere oltre 40 giorni per un esame del fondo oculare. Sono i dati sulle liste d’attesa a Milano nel 2014 elaborati dall’Asl. Che per accorciare le code ha deciso di aprire le porte ai privati. E di fare un bando a cui potranno partecipare tutte le strutture che sono autorizzate dal servizio sanitario pubblico, ma non contrattualizzate, e nelle quali finora non vengono fatte visite ed esami con il ticket. La delibera è stato firmata due giorni fa dal numero uno dell’Asl, Walter Locatelli. «Metteremo a bando — spiega il dg di corso Italia — prestazioni per una cifra tra uno e due milioni di euro».
La procedura è prevista dalle Regole di sistema per il 2015 varate prima di Natale dall’assessore regionale alla Salute, Mario Mantovani. Le strutture che vinceranno il bando Asl (scadenza, 10 marzo) otterranno parte dei fondi, per offrire prestazioni negli ambiti in cui le code sono troppo lunghe. Come oculistica, riabilitazione, cardiologia, oncologia: in tutto 14 specialità, per le quali aumenterà l’offerta di visite con il ticket. Tutte le altre strutture milanesi — sia pubbliche sia private già a contratto — potranno poi avere soldi in più a seconda dei risultati ottenuti: chi riuscirà ad accorciare le liste d’attesa, potrà avere finanziamenti maggiori (fino al 9 per cento del budget), da usare soprattutto per visite ed esami la sera e nei weekend.
Corso Italia ha analizzato i dati sulle attese nel Dpcs (Documento di programmazione e coordinamento dei servizi sociosanitari), stilato per il 2015. E i numeri non sempre sono positivi. Perché se è vero che nel 2014 fra i ricoveri programmati (che possono essere fissati, a seconda della diagnosi, a distanza di 30, 60 e 180 giorni o entro un anno) quelli che hanno sforato i tempi sono solo il 16 per cento, è anche vero che se si guarda ad alcuni casi il discorso cambia. E arrivano i guai. Visto che per una prostatectomia radicale in media quattro volte su dieci i tempi sono troppo lunghi: se deve essere fatta entro 30 giorni, nel 44 per cento dei casi ci sono dei ritardi. Che salgono al 73 per cento se la prescrizione del medico è che l’intervento sia fatto entro 60 giorni. Per le mastectomie, in generale i ritardi sono limitati al 7 per cento. Il dato però sale al 75 per quelle da fare entro 180 giorni dalla diagnosi. Per una rimozione di ostruzione nelle coronarie e inserimento di stent, i ritardi sono una volta su cinque.
E ancora: secondo il documento Asl, nel 2014 per gli esami ambulatoriali i tempi fissati dalla Regione (fra 40 e 60 giorni) sono stati sforati solo nel 15 per cento dei casi. Anche qui, però, per alcune voci il discorso cambia. Visto che per una colonscopia nel 46 per cento delle volte si incappa in un ritardo, e per un fondo oculare nel 32 per cento dei casi si aspetta troppo. Per un’ecografia della mammella una volta su quattro l’esame è fuori tempo, per una risonanza magnetica dell’addome inferiore una volta su cinque.
Che quello delle liste d’attesa sia un problema per la sanità lombarda lo dimostra il fatto che, nelle Regole per il 2015 varate da Palazzo Lombardia, la riduzione delle code sia una priorità. La soluzione per la Regione sarà l’avvio di un monitoraggio, in ambito regionale, delle liste d’attesa negli ospedali. E l’inserimento di meccanismi premiali sia per le strutture (i più bravi avranno fondi in più) sia per i manager. Che d’ora in poi, se dirigeranno un ospedale dove le code sono troppo lunghe, rischieranno la decurtazione del premio annuale.