Chi in Italia li osteggia o li sostiene non sa di cosa si tratta (o finge di non saperlo). Spesso li copiamo, ma quasi sempre con variazioni peggiorative
Berlino. Ci vorrebbe una «guida per diventare tedesco». La Germania funziona, l’Italia un po’ meno. Diventeremmo un paese più efficiente se imitassimo il sistema di Frau Angela? Il guaio è che, ogni tanto, lo tentiamo, ma aggiungendo con prudenza ipocrita «le dovute modifiche». E diventa un’altra cosa. Come copiare la Porsche, cambiando i freni e installando quelli di una Fiat 500.
È avvenuto per lo sbarramento al 5 per cento che consente di limitare i partiti presenti al Bundestag. Però inventando le alleanze prima del voto, poi le compagini, che sarebbe esagerato in molti casi definire partiti, tornano a dividersi dopo il risultato positivo. È avvenuto per le liste chiuse, con candidati sicuri scelti dai segretari dei partiti.
Ma in Germania i voti sono due, e con il secondo scelgo il candidato che mi piace, anche di un partito diverso. Bisogna stare attenti a formare una lista di amici e di amichette senza qualità. È avvenuto per il senato, che in origine doveva essere una copia del Bundesrat, la camera dei rappresentanti regionali. La Germania però è uno stato federale, e il senato alla Renzi è un mostro costituzionale. Ora si parla di imitare i minijob alla tedesca. Con le opportune modifiche? O si è fedeli alla copia o è meglio lasciar perdere.
All’errore programmato, contribuiscono le analisi che leggo in questi giorni. Qualcuno scrive perfino che il miracolo tedesco si spiega con lo sfruttamento di 7 milioni e mezzo di cittadini. Forse è questo che tenta i nostri riformatori. Come si può credere che nel primo paese industriale d’Europa qualcuno svolga un lavoro regolare per 450 euro al mese? Si tratta in gran parte di secondi lavori, o di lavori che altrimenti sarebbero pagati in nero.
Non fu Gerhard Schröder a inventarli. Esistevano già prima dell’euro, e il limite era a 400 Deutsche Mark, 400 mila lire. Quando giunsero al potere i socialdemocratici, nel 1998, i disoccupati erano 5 milioni, e Schröder progettò di abolirli per creare nuovi posti, ma rischiò di far chiudere quasi un milione di piccole attività, e ci ripensò.
Chi mi porta i giornali a casa, all’alba, è un pensionato o uno studente che arrotonda. Come i ragazzi che portano le pizze a domicilio. Se fosse obbligatorio un contratto regolare, molti quotidiani rinuncerebbero al servizio e manderebbero la copia per posta. Già è un pericolo la paga minima a 8,50 euro all’ora, appena introdotta. I pizzaboys oggi guadagnano in media 2,50 euro, ma trasportano margherite e quattro stagioni per pagarsi le vacanze. Se la paga si triplica, la pizza costerebbe il doppio. Sarà ingiusto, ma questa è la situazione.
Il datore di lavoro, per questi minijob, paga i contributi a forfait, e il lavoratore non paga tasse supplementari se svolge già un’altra attività. Si possono dedurre dalle tasse le collaboratrici domestiche, ma chi ne trova mai una disposta a farsi mettere in regola? Il minijob è una sorta di «nero» autorizzato. Quanti ricevono l’Hartz IV (oltre 6 milioni), l’assistenza sociale che garantisce a tutti il minimo vitale (392 euro, più l’alloggio) anche a chi non abbia mai lavorato un giorno in vita sua, vengono sistematicamente invitati o costretti a accettare almeno un minijob.
Certamente c’è chi svolge due o tre attività senza pagare le tasse, e ci sono datori che ne abusano. Non sono la maggioranza, ma, da noi, molti critici sono mossi dal desiderio di criticare, costi quel che costi, la Germania prima della classe. La Haushelferin, la signora di origine straniera e con passaporto tedesco, che viene a aiutarci a tenere in ordine la nostra casa, riceve, per sé e per il figlioletto, quasi 800 euro al mese dall’assistenza sociale, ma ha chiesto di essere pagata con un minijob, per non essere più disturbata dalle assistenti che di continuo la costringono a seguire corsi di aggiornamento per svolgere un lavoro regolare. Preferisce farsi ridurre di poco l’assistenza sociale, ma venire da noi ed essere lasciata in pace.
Temo che l’idea, da parte di certuni, sia di copiare una Germania dove 7 milioni e mezzo lavorano come schiavi sottopagati. Ma questa è una Germania inventata, che non esiste, ma che noi, inventandola, vogliamo imitare «con le dovute modifiche».
27 settembre 2014