Nell’era di Papa Francesco laici e cattolici possono dialogare sulla fecondazione eterologa

osservatore

Volentieri pubblichiamo il commento di Emma Fattorini senatrice del PD e docente di Storia contemporanea alla “Sapienza” di Roma e scrittrice. Studiosa di storia della Chiesa contemporanea, si occupa di diritti civili, bioetica ed esteri

Emma Fattorini

Emma Fattorini

Alla notizia della sentenza della Corte costituzionale che seppelliva definitivamente la Legge 40 ho visto esultare come allo stadio tanti laici(sti) e, simultaneamente, scattare come una molla i protagonisti dei “valori non negoziabili” d’antan. Tutto come se non fosse successo niente da quell’inizio di millennio segnato dal compiacimento per lo scontro di civiltà, quando teo-con e atei devoti, nella versione nostrana, tuonavano contro il relativismo scovato in ogni dove.

Stessi visi, un po’ invecchiati, stessi tic, stessi protagonisti di allora, stesse sbagliate argomentazioni. Di nuovo senza distinzioni, priorità, conoscenza di cosa questi processi di fecondazione significhino davvero per la donna e per il figlio. Nel bene come nel male.

Per un attimo ho provato il brivido di essere riprecipitata in quella buia stagione nella quale entrambe le posizioni diedero il peggio di loro stesse. E dunque ho provato un’amara soddisfazione nell’avere avuto così clamorosamente ragione quando, insieme ad altri inascoltati e irrisi cattolici “adulti”, mi sgolavo nel cercare di fare capire ad un episcopato sordo che quella legge 40 era orribile perché inutilmente punitiva, contradittoria, inapplicabile e incoerente. Perché, imponendo alcune aberrazioni al limite del sadismo come il tetto dei tre embrioni e il divieto di analisi pre-impianto, inficiava un serio, profondo e maturo ragionamento sul senso del limite in materia di riproduzione. Perché, solo se si fosse aiutata sul serio la fecondazione assistita, si sarebbe stati credibili sui rischi (verissimi) di quella eterologa.
Ed eravamo facili profeti quando preconizzavamo che un episcopato lanciato sulle furbizie referendarie del 2005 avrebbe riportato una vittoria di Pirro.

Ora ci limitiamo ad osservare un “Osservatore romano”, allora in prima linea sul fronte dei “valori non negoziabili”, oggi imbarazzato e prudente. Nell’era di papa Francesco dobbiamo ricominciare a parlarci davvero, guardandoci negli occhi. Perchè le cose da decidere sono ancora tante. A cominciare da quanto e come la politica, dopo questo ennesimo fallimento, possa ancora occuparsi dei temi bioetici.

Fonte: Huffington Post

10 aprile 2014

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