Al di là di obiezioni più o meno fondate, la vera questione è se il Tfr in busta paga servirà a rilanciare l’economia italiana. La crisi ha cambiato in peggio le aspettative delle famiglie italiane sul futuro e non sarà facile riportare l’ottimismo
Il Governo sta considerando l’ipotesi di anticipare il Tfr (trattamento di fine rapporto) in busta paga al fine di stimolare l’economia. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha dichiarato:“Il Tfr, la liquidazione, sono soldi dei lavoratori, che però vengono dati tutti insieme alla fine.
La filosofia sembra essere protettiva: te li metto da parte, per evitare che tu li `bruci´ tutti insieme. Uno Stato-mamma, dunque, che sottilmente fa passare il messaggio di non fidarsi dei lavoratori-figli. Io la vedo diversamente: per me un cittadino è maturo e consapevole. E come accade in tutto il mondo non può essere lo Stato a decidere per lui”.
Si potrebbe obiettare che già adesso è prevista la possibilità dell’anticipo di una parte del Tfr in busta paga. Ma è contemplata solo per ragioni specifiche, come spese sanitarie e acquisto della prima casa, stabilite dalla normativa. Perché l’acquisto della prima casa è una buona ragione e quello per altri beni no? Su questo punto, difficile, a mio avviso, dare torto a Renzi: il paternalismo dello Stato implica una sfiducia di fondo sulla capacità dei cittadini di fare i propri interessi.
Tuttavia, sappiamo anche che alcuni accorgimenti possono portare gli individui a meditare meglio su alcune scelte importanti. In questo caso, sarebbe cruciale stabilire che l’anticipo del Tfr in busta paga sia esplicitamente richiesto dai lavoratori e non sia in alcun modo automatico. L’obiezione principale che viene fatta al provvedimento è che il Tfr costituisce una forma di finanziamento delle imprese, le quali, senza di esso, dovrebbero ricorrere a strumenti più costosi, con un peggioramento dei loro costi di finanziamento e una riduzione della loro liquidità.
Questo argomento è difficile da difendere. I soldi del Tfr sono dei lavoratori e non si capisce perché dovrebbero per forza sussidiare le imprese. È come se io usassi per anni l’ufficio di un mio collega per archiviare i miei libri e documenti e alla sua richiesta di fare spazio per i suoi, ribattessi che senza il suo aiuto dovrei affittare una stanza o buttare via i documenti.
È vero che le imprese senza il Tfr dovrebbero ricorrere a finanziamenti più costosi e probabilmente finirebbero per avere una minore liquidità. Ma è anche vero che le imprese italiane sono poco capitalizzate, refrattarie all’uso del capitale di rischio, poco inclini alla trasparenza e ciò rende ancora più difficile giustificare il mantenimento di un sussidio come quello del Tfr.
Ancora una volta, abbiamo la conferma che le riforme dovrebbero essere fatte nei momenti di vacche grasse, ma che sono solo quelli di vacche magre che ci spingono seriamente a considerarle, quando purtroppo fanno più male.
UNA MISURA EFFICACE?
Tuttavia, il vero punto è quello dell’efficacia del Tfr in busta paga per rilanciare l’economia. Al di là degli aspetti fiscali, questa operazione ha l’obiettivo di aumentare la liquidità delle famiglie oggi. Un’operazione che potrebbe essere efficace nel caso in cui le famiglie vogliano anticipare consumi sulla base di aspettative di un maggior livello di reddito futuro.
È plausibile che chi richiederà l’anticipo del Tfr in busta paga lo farà proprio a tale scopo. Ma è questa la situazione più comune nelle famiglie italiane, in cui i cinquantenni sono a rischio licenziamento, in cui le piccole attività chiudono a vista d’occhio, in cui non si sa se e quando i figli troveranno un lavoro e che tipo di lavoro? C’è da dubitarne.
La crisi ha cambiato in peggio le aspettative delle famiglie italiane sul futuro e non sarà facile riportare l’ottimismo. Da questo punto di vista, l’anticipo del Tfr rischia di essere un’operazione di ridotta efficacia. Certo, in momenti di crisi come quello che stiamo vivendo, meglio qualcosa di niente. Ma sarà bene non aspettarsi miracoli dal Tfr in busta paga.
Fonte: laVoce
25 ottobre 2014