“Ecco lista dei piccioni che Renzi ha preso con una fava, mentre tutti guardavano da un’altra parte e pensavamo di saperla lunga…” Tra i tanti commenti apparsi subito dopo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica pubblico volentieri l’editoriale de ilPost che spiega appunto come Renzi ha realizzato uno dei più grandi e creativi colpi politici della storia della Repubblica italiana.(ac)
Con la politica non si sa mai cosa succederà un minuto, un giorno e un mese dopo, e ogni sentenza andrebbe lasciata ai posteri, perché ogni giudizio è temporaneo. Ma al punto dove siamo oggi, Matteo Renzi ha realizzato in questi giorni uno dei più grandi e creativi colpi politici della storia della Repubblica italiana: cogliendo un allineamento di pianeti che – fortunoso o pianificato, o entrambi – si è tradotto in una manovra degna della Stangata, nel senso del film.
Per dire solo gli aspetti principali, Renzi ha: scelto lui il presidente della Repubblica; ottenuto il consenso di tutto il suo partito, che fino a ieri (e forse da dopodomani) era in profondissime divisioni; ricevuto quindi da ogni sfumatura delle opposizioni interne (Civati; Fassina; Bersani; Bindi; eccetera) lodi e apprezzamenti unanimi come mai, ricompattando un senso di identità che per qualche tempo annulla tutte quelle divisioni; smentito i suoi nemici più aggressivi sgonfiando loro in mano il grande mito diabolico del Patto del Nazareno, arma di polemica quotidiana nei suoi confronti; dimostrato ai sospettosi del suo avvicinamento a Berlusconi che lui Berlusconi lo scarica e umilia quando vuole; scaricato e umiliato Berlusconi; gettato Forza Italia in un caos persino più drammatico di quello in cui già si trovava; evitato probabilmente che tutto questo possa avere conseguenze sulla riforma della legge elettorale; escluso completamente dalla scena il M5S e ridicolizzato i suoi sforzi sovversivi, diventati contorno e capriccio; portato sulla propria autonoma scelta di un candidato il voto arrendevole di molti parlamentari di altri partiti.
E tutte queste cose con lo stesso Parlamento che solo due anni fa si era reso responsabile di quel grande e famigerato fallimento nella ricerca di un successore di Napolitano. E ancora se ne potrebbero dire: la dimensione della vittoria di Renzi ha preso via via il percorso di quella della Germania contro il Brasile lo scorso luglio.
Ma la cosa più spettacolare da aggiungere è questa: di questo allineamento potenziale di pianeti – primo fra tutti il consenso necessario esatto individuato intorno a Sergio Mattarella, di estensione impensabile per ogni altro candidato – non si era accorto nessuno, se non Renzi. Un simile scenario – non la candidatura Mattarella, chiaro, ma la candidatura Mattarella unilaterale e i dieci piccioni con una fava – non era stato ipotizzato in nessun angolo del fertilissimo mondo dell’analisi politica italiana, e ha spiazzato e sorpreso tutte le forze politiche, partito di Renzi compreso.
Sarebbe facile descrivere il “buco” preso dai commentatori politici nel non ipotizzare una giocata come questa, né che fosse possibile: Renzi, regista della squadra, mentre tutti guardavamo quale uomo si smarcasse per ricevere il lancio o chi andasse in fuorigioco, ha visto un varco ed è andato in porta con la palla. Come è potuto succedere? Probabilmente è perché eravamo tutti in una bolla che diceva “deve accordarsi con Berlusconi” e lo davamo per inevitabile. È venuto fuori che non era vero che doveva accordarsi con Berlusconi, e che non era inevitabile: “think out of the box”, dicono gli americani. Renzi ha pensato fuori dalla scatola e si è detto “e se invece faccio da solo e Berlusconi lo ignoro?”. Ha funzionato, e lo ha pensato soltanto lui: ce ne siamo accorti che era già in porta.
Daccapo: quanto genio e quanta fortuna e accidenti ci siano stati in questo percorso, è difficile dire. È sempre difficile dire e c’è sempre qualcuno che dice “ma”. Però contano i risultati. E non è la prima volta che Renzi si prende dei rischi e crede nel suo giudizio e gli va bene: qualcosa vorrà dire (anche che rischia ogni volta di più). E a sinistra era atteso da anni qualcuno che battesse Berlusconi, e che lo battesse sul suo terreno della manovra politica e del consenso parlamentare (spontaneo o “aiutato”): che a riuscirci – a fregare Berlusconi al punto di annichilirlo in un silenzio distante – sia stato il più odiato dagli antiberlusconiani professionali che in questo hanno fallito per vent’anni, e che sia stato colui che loro stessi accusavano di esserne il salvatore, non è soltanto illuminante: fa quasi ridere.
Da domani ricominciano le altre cose, e ognuna avrà vita propria: molti di quelli che hanno sbagliato letture e previsioni ancora nei giorni scorsi stanno già diffondendo ipotesi di nuove sciagure imminenti, in cerca di rivalsa e occultamento dei propri fallimenti precedenti. Ci sta. Agli uomini di buona fede e buona volontà la spericolatezza di scelte di Matteo Renzi sembra semplicemente sempre più rischiosa e forse bisognosa di maggior misura e progettualità. Ma non è oggi il giorno giusto per spiegarglielo.
1 febbraio 2015