L’intervento di Matteo Renzi alla Direzione nazionale Pd del 13 febbraio 2014
Ci sono momenti in cui ha la responsabilità della guida è chiamato a un duplice impegno: quello della franchezza totale e insieme dell’indicazione di una proposta. Ora dobbiamo porci l’obiettivo di chiarire che tipo di proposta facciamo al Paese, parlando soprattutto alle persone e a chi è in difficoltà. Il nostro non sarà un processo al Governo, si tratta invece di capire se siamo in condizioni di aprire una fase nuova.
Non è una staffetta, quella c’è quando si corre alla stessa velocità. Siamo invece di fronte a un bivio: o c’è l’idea di un passaggio elettorale, o quella di una trasformazione, perché è chiaro a tutti che l’attività del Governo ha attraversato una fase difficile.
Il passaggio elettorale ha certo un valore affascinante, ma va considerato che ancora oggi non c’è ancora una legge elettorale in grado di garantire la vittoria di una parte. E anche la nostra proposta deve essere collegata alla riforma del Senato. Dunque non è possibile un percorso immediato in questo senso.
L’altra scelta che abbiamo di fronte è quella di provare a impostare un percorso di legislatura. E’ una scelta difficile, perché questo Parlamento ha mostrato dei limiti, ma questa trasformazione ha un senso se è chiaro che l’obiettivo è il 2018 e che in mezzo ci sono le riforme costituzionali e il tentativo di cambiare e regole del fisco, del lavoro, di una burocrazia opprimente, e un’Italia che deve recuperare semplicità e coraggio.
Questo è il bivio di fronte al quale si trova il Pd. Non si tratta di mancanza di correttezza verso il Governo, mai il Pd ha fatto mancare il suo appoggio, ma se la situazione nella quale ci troviamo richiede l’energia e la forza di un cambiamento radicale, non è a causa di un derby caratteriale ma perché è la buona regola della politica.
E’ più difficile questa strada piuttosto che aspettare un lento logoramento, perché mettersi in gioco adesso ha un elemento di rischio personale. Ma chi fa politica in alcuni momenti ha il dovere di rischiare. E non è un rischio personale, ma un rischio del Pd.
Se non ci prendiamo le nostre responsabilità, il lento logoramento delle istituzioni corre il rischio di far perdere competitività e credibilità al Paese. Il tentativo è quello di restituire un’occasione alla politica.
Potremmo aspettare che qualcuno lo faccia per noi, ma senza il protagonismo del Pd il cambiamento sarà solo a parole. Vogliamo le riforme? Proviamoci, facciamole noi. Ma sia chiaro che la responsabilità a prendersi un rischio si prende con il vento in faccia.
E’ un cambiamento che offriamo al dibattito istituzionale, che vive l’ennesima pagina triste quando il Presidente Napolitano viene accusato in modo strumentale. Al Capo dello Stato e al lavoro che svolge va il nostro pensiero.
Dobbiamo offrire la disponibilità a uscire dalla palude con un progetto di rilancio radicale.
Di fronte all’alternativa elezioni o patto di legislatura, vi propongo la strada meno battuta e più difficile. E’ l’unica che il Pd si può permettere.
Qualcuno ha parlato dell’ambizione smisurata di Renzi e del Pd. Non lo smentirò, perché deve essere chiaro che c’è un’ambizione smisurata che il Pd deve avere, dal segretario fino all’ultimo iscritto.
L’augurio che faccio è quello di avere la consapevolezza della nostra responsabilità, ringraziando chi ha lavorato a questo anno.
Vi chiedo di uscire tutti insieme dalla palude.
Fonte: partitodemocratico.it