Scuola, la giunta Maroni taglia i fondi. Ma non tocca i contributi per chi frequenta gli istituti privati

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Rispetto al 2014 la riduzione di bilancio sull’assessorato all’Istruzione della Regione Lombardia è stata di 36 milioni di euro. Ma il buono scuola per chi frequenta le private aumenta addirittura

di Matteo Pucciarelli

Da una parte le ovvie dichiarazioni di rito, dove si tentano di trasformare i tagli in ulteriori risorse. Dall’altra la realtà: rispetto al 2014 la riduzione di bilancio sull’assessorato all’Istruzione della Regione Lombardia è stata di 36 milioni di euro, ovvero -21 per cento. E però ecco la sorpresa. Nella delibera varata dalla giunta Maroni, i contributi alle famiglie che iscrivono i propri figli alle scuole private resistono eroicamente. Anzi: riescono addirittura ad aumentare. Il valore del buono scuola per le elementari private passa da 550 a 700 euro per la fascia di Isee più bassa e da 200 a 300 per la fascia di Isee fino a 38mila euro; mentre per la scuola superiore (sempre privata) si passa da 1.200 a 1.300 euro per la fascia di Isee più alta. Insomma, non c’è neanche la logica di aiutare i più “deboli” tra quelli che possono permettersi la paritaria.

Tutto questo nonostante il contenzioso in corso — cioè la sentenza del Tar della Lombardia che ha dichiarato illegittima la disparità di trattamento fra studenti della scuola statale e paritarie: a oggi sono state raccolte oltre 20mila firme di genitori della scuola statale che hanno avuto un buono di valore nettamente inferiore e chiedono quindi un rimborso — che nei prossimi mesi potrebbe costringere il Pirellone a sborsare diversi milioni di euro a chi ha aderito alla class action. Nel complesso comunque la cifra destinata al sistema dei buoni resta sostanzialmente invariata, passando da 29 a 28 milioni. L’assessore Valentina Aprea rivendica di aver limitato i danni: dopo la scure calata dal governo Renzi nei confronti delle Regioni, la sforbiciata a istruzione e formazione poteva essere ancor più pesante.

«Ho fatto il miracolo di aver trasformato i limiti in una grande opportunità, anticipando molte novità che si stanno predisponendo a livello nazionale, in particolare sul tema dell’apprendistato», spiega. Sarà. Intanto i 36 milioni in meno si traducono così: l’impegno sul diritto allo studio universitario (servizi di mense e alloggi ex Isu) si è ridotto del 10 per cento. Il peso maggiore lo sostiene il sistema di istruzione e formazione professionale, che ogni anno interessa quasi 50mila studenti fra i 15 e i 18 anni che si iscrivono ai centri di formazione professionale della Regione. Sistema che ogni anno costa oltre 200 milioni di euro, di cui nel 2014 la quota di bilancio regionale era pari a 122 milioni (95 milioni per pagare le “doti” più 27 milioni trasferiti direttamente ai centri di formazione provinciali ex regionali, per pagare il trasferimento del personale regionale). Da settembre 2015 si azzera il trasferimento alle province, ovvero 10 milioni di euro “sottratti” alle casse degli enti. Che però dovranno erogare i medesimi servizi.

«Capiamo che il sistema delle scuole private sia in difficoltà — commenta Fabio Pizzul (Pd) — ma un provvedimento del genere lascia davvero perplessi». Il M5S è molto più duro: «Non c’è alcuna giustificazione assennata — spiega Paola Macchi — per l’incostituzionale disparità di trattamento delle erogazioni economiche a coloro che frequentano una scuola paritaria rispetto a coloro che frequentano la statale, pur a fronte della medesima necessità e della medesima situazione di bisogno economico. Il centrodestra reitera ancora una volta una vera e propria iniquità sociale mascherandola con una libertà di scelta permessa solo a chi non ha problemi economici». Intanto i ricorrenti dell’associazione “Nonunodimeno” vanno avanti: «L’impianto Formigoni che sovvenziona le scuole cattoliche a dispetto delle statali regge sul piano politico anche con Maroni — ragiona Giansandro Barzaghi — Ma la Costituzione è un’altra cosa e alla fine la spunteremo noi».

Fonte: Il Corriere della Sera

19 febbraio 2015

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