Soldi. Sono quelli che mancano al calcio femminile, soprattutto in Italia. Mentre il business del calcio maschile impazza a tutti i livelli.Come mai? Come ha raccontato Luisa Rizzitelli, presidente dell’Associazione nazionale atlete, il secondo gender gap è scritto nella legge: “le donne italiane, dalla prima all’ultima, non hanno accesso ad una legge dello Stato, la n. 91 del 1981 che regola il professionismo sportivo”. La legge delega al Coni la scelta delle discipline alle quali concedere il professionismo, cioè riconoscere il fatto che si fa dello sport la propria fonte di reddito principale. E le varie federazioni hanno concesso il professionismo ai livelli più alti di calcio, basket, ciclismo, motociclismo, boxe e golf: ma solo ai maschi