Il Sindacati confederali hanno sottoscritto unitariamente un documento intitolato Un moderno sistema di relazioni industriali. Come sempre accade nelle relazioni industriali, i momenti formali non arrivano mai improvvisamente e sono sempre inseriti in una traiettoria politico-sindacale. Cgil, Cisl e Uil ritengono che «il processo ridistributivo della ricchezza prodotta deve intervenire a tutti i livelli della contrattazione»; perciò, «il contratto nazionale, con la determinazione delle retribuzioni, dovrà continuare a svolgere un ruolo di regolatore salariale, uscendo dalla sola logica della salvaguardia del potere d’acquisto», tenendo conto delle «dinamiche macroeconomiche» e degli «indicatori di crescita e degli andamenti settoriali». Inoltre, «l’esigibilità universale dei minimi salariali» deve essere soddisfatta dai contratti nazionali dotati di efficacia generale, «in alternativa all’ipotesi del salario minimo legale». Quindi il salario minimo deve coincidere con quello previsto dai contratti nazionali, preservando la funzione di autorità salariale della contrattazione; la dinamica salariale deve basarsi non solo sulla produttività aziendale ma anche su quella nazionale di settore. L’analisi di Vincenzo Bavaro è professore associato di Diritto del lavoro nel Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Bari “Aldo Moro”.