Prostitute, categoria spettacolo: così le professioniste sono inquadrate fiscalmente e previdenzialmente in Germania. Ma solo 40 donne e 4 uomini si sono fatti registrare
La Francia di Hollande vuole punire i clienti delle prostitute con 1.500 euro di multa. In Germania, sempre la sinistra, ma nel 2002, aveva completamente legalizzato la prostituzione. Lo stato non si deve occupare della morale dei cittadini, il sesso fra persone consenzienti e maggiorenni non riguarda la legge.
Anche in Germania, tuttavia, il sistema non funziona: solo 40 donne e 4 uomini che vivono grazie alla prostituzione si sono fatti regolarmente registrare. Il che, forse, sarebbe stato prevedibile. Ora, la femminista Alice Schwarzer, direttrice e fondatrice del mensile Emma, è scesa in campo per imitare i francesi e proibire il sesso a pagamento. E cita cifre che sembrano un po’ esagerate: secondo lei, le professioniste nel paese arriverebbero a quasi un milione, su una popolazione di 81 milioni. Grosso modo, contando neonate e centenarie, una donna su 40. E i clienti ogni giorno sarebbero poco più di un milione. Sempre un uomo su 40, circa, sempre conteggiando i neonati e i vegliardi. Un cliente per professionista non è molto.
Più credibili le cifre fornite dalla polizia: secondo le indagini recenti, la media sarebbe di 120 prostitute ogni centomila abitanti, più o meno un totale di 100 mila, di cui l’ottanta per cento è formato da straniere, in gran parte provenienti dai paesi dell’Est. Il fatturato è enorme, e si aggira tra i 14 e i 15 miliardi di euro all’anno.
La legge voluta dal governo rossoverde ha avuto un contraccolpo negativo: se la prostituzione è legale, non servono i controlli sui cosiddetti Palais d’Amour, cioè i bordelli, a tutto vantaggio dei protettori. Migliaia di ragazze, anche minorenni, vengono ridotte in uno stato di quasi schiavitù, senza che le autorità intervengano.
Le prostitute tedesche sanno difendersi meglio. Non sono costrette ad avere un protettore, e di solito lavorano a casa loro, da sole o con qualche collega, in cosiddetti studio, pubblicizzati con i piccoli annunci dei quotidiani. Per aprirne uno è necessario il consenso del padrone di casa e dei condomini. In passato, in una metropoli come Berlino, non era difficile perchè l’offerta di appartamenti era superiore alla richiesta. Oggi, a causa degli stranieri che hanno comprato i mini alloggi, i padroni di casa sono diventati meno tolleranti. Le professioniste hanno un loro sindacato, Hydra, che tutela i loro diritti, in caso di sfratto illegale o nei rapporti con il fisco.
Mettere un annuncio significa esporsi al controllo fiscale. Prima o poi fingendosi un cliente, prenderà un appuntamento l’agente del Finanzamt. Ma come fare a quantificare il guadagno delle signore? Viene calcolato a occhio, a seconda dell’indirizzo, quartiere centrale o periferico, e dell’arredo dello studio, alla buona o sofisticato. E, infine, dall’abbigliamento delle professioniste: la biancheria di marca, lascia supporre tariffe più elevate.
Ogni tanto, da noi, qualche politico propone di tassare il sesso per riempire le casse dello stato. Se il fatturato fosse pari a quello tedesco, gli introiti sarebbero pari a una Imu sulla prima casa. Sbagliato per monsieur Hollande e Frau Alice, o pragmatico che sia, bisognerebbe però facilitare l’apertura di studio per single o per gruppi di amiche: Lutero in Prussia chiude un occhio, da noi è poco probabile.
Fonte: vincenzomaddaloni.it
7 novembre 2013