Volentieri pubblichiamo quest’articolo apparso oggi sul Corriere della Sera
di Andrea Senesi
Le carte bollate sono già pronte, la resistenza in difesa del vitalizio scatterà tra poche settimane. L’associazione che riunisce gli ex consiglieri regionali farà ricorso al Tar (ed eventualmente al Consiglio di Stato e alla Corte costituzionale) non appena la legge che taglierà le pensioni d’oro regionali sarà approvata dall’assemblea del Pirellone. Sicuri di vincere? «Sicurissimi», dicono i rappresentanti dell’associazione. Bloccheranno la legge, garantiscono, e alla fine l’unico risultato è che dopo pochi mesi saranno risarciti anche degli interessi persi.
Nessun dubbio, nessun tentennamento. Né sull’esito della vertenza legale né sull’opportunità politica della difesa del vitalizio. «Avevamo proposto una soluzione ragionata e condivisa. Creare un fondo destinato al finanziamento dei giovani con i contributi, versati su base volontaria, ricavati dai nostri vitalizi. Ci hanno risposto che non bastava, che l’opinione pubblica voleva di più». L’accusa non è poi così fumosa. Gli attuali politici del Pirellone (per i quali il vitalizio è già stato peraltro abolito) cercano facile pubblicità rivalendosi sul portafoglio di chi li ha preceduti su quei banchi. Qualche numero: i 220 beneficiari costano ogni mese alle casse del Pirellone 620 mila euro, mentre i politici lombardi in attesa di arrivare all’età della pensione sono una quarantina.
È passata appena una settimana dall’annuncio del presidente del Pirellone, Raffaele Cattaneo, di voler procedere a marce forzate con un progetto di legge per tagliare le pensioni regionali degli ex consiglieri. Per quattro anni, fino al 31 dicembre 2018. Un taglio in media del 10 per cento sotto forma di contributo di solidarietà. Il gruppo di lavoro bipartisan nato al Pirellone per riformare il sistema e abbattere i costi della politica aveva raggiunto un’intesa di massima dopo mesi di stop e di rinvii. Tutti, o quasi, d’accordo con l’obiettivo di portare il provvedimento in aula (e d’approvarlo) entro la fine di settembre e di far risparmiare alle casse regionali mezzo milione di euro all’anno.
La proposta si reggerebbe su due cardini: il contributo di solidarietà a scaglioni progressivi e l’innalzamento dell’età necessaria per cominciare a incassare gli assegni. Che passerebbe dagli attuali 60 a 66 anni, «parificandola a quella prevista per l’accesso alla pensione di vecchiaia dei lavoratori del pubblico impiego». Il taglio colpirebbe gli importi lordi. Da un «contributo» minimo del 5 per cento (per gli assegni fino a 1.500 euro) a un massimo del 16 per cento, per chi incassa ogni mese oltre 4.500 euro. In mezzo, alti tre scaglioni. Un esempio: il vitalizio più alto è di 6.300 euro lordi, che invece di tradursi in 4.367 euro netti si fermerebbe a 3.691.
Sarebbe escluso dal «sacrificio» solo chi ha un reddito Irpef sotto i 18 mila euro. Soglia che si alzerebbe a 24 mila per chi incassa la pensione di reversibilità. Altra novità annunciata settimana scorsa: saranno online i politici lombardi con vitalizi, e le relative somme, e l’abrogazione della possibilità di futuri aumenti di valore o di abbassamento dell’età. Con l’ok alla riforma il peso delle pensioni d’oro sul bilancio del Pirellone scenderebbe dagli attuali 7,4 milioni l’anno a 6,9. Tar permettendo.
7 agosto 2014