Cosa si mangia nella Città metropolitana? In Germania dilaga il take away

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Per far fronte alla necessità delle persone che non hanno più il tempo di cucinare. Confezioni spartane, igiene garantita e basso prezzo

giardinadi Roberto Giardina

Berlino. Il take away è un gigantesco affare in Germania: un fatturato di 23 miliardi di euro l’anno scorso, un decimo della somma complessiva spesa per i generi alimentari. Da noi è una vecchia abitudine: per colazione un cappuccino e un cornetto al bar, a mezzogiorno una fetta di pizza, o un paio di supplì, o un panino, ma per i tedeschi è relativamente nuovo.

Per tradizione, il pasto più importante è la prima colazione, che i genitori fanno seduti a tavola insieme con i figli: non solo caffè, ma spremute di frutta, salumi, formaggi, yogurt. A mezzogiorno si pranza nella mensa aziendale, alla sera al ritorno a casa c’è l’Abendbrot, letteralmente il pane della sera, ancora un pasto freddo, salumi e formaggio. Di fatto, nelle case tedesche si cucina solo al week end.

Le abitudini sono cambiate rapidamente. Al mattino non si ha più tempo per una colazione classica, e si imita gli italiani, o quasi. Niente croissant, ma un bicchierone di plastica colmo di macedonia di frutta, e un caffè. A pranzo, tutti quelli che non lavorano in una grande azienda si precipitano fuori, non c’è tempo, e si mangia in fretta. La pizza al taglio è una conquista recente. Di solito si va dal chiosco di würstel, a divorare una polpetta o un salsiccia con patatine, nelle varianti con mayo, che sarebbe la maionese, o ketchup. Chi pensa al colesterolo? La sera si comincia a uscire fuori, per una cena in pizzeria, o dal greco, o dal turco sotto casa. E, sempre più di frequente, si consuma davanti alla tv un cibo take away preso tornando dall’ufficio.

Il mercato non poteva restare in mano ai gestori dei chioschi, quasi tutti stranieri, ed è stato scoperto e invaso dalla grande distribuzione. In un supermarket della Rewe, a Düsseldorf, è stato aperto da tre settimane un reparto riservato alla gastronomia pronta, un self service con specialità già confezionate. Un «Lunchbox», come viene chiamato, costa sui 5 euro, verdura alla griglia, una fetta di roastbeef, un riso al curry, o un couscous. E tutta una verità di pizze e di spaghetti o lasagne già pronte. Una buona posizione occupano i giapponesi con il sushi, i tedeschi sono convinti che il pesce crudo faccia bene alla salute. Un pasto da consumare alla scrivania in ufficio. Il prezzo sembra modesto, di rado arriva a sette euro, ma le materie prime sono molto economiche, la confezione è poco costosa. E si punta nella pubblicità sulla garanzia che si tratta di un cibo sano, poco calorico, e non pericoloso per le arterie.

I piatti pronti sono offerti dalle panetterie, con varianti sempre più numerose, e dalle stazioni servizio cittadine. La Kamps, catena di panetterie, sta rinnovando i suoi negozi, con tavoli, banconi di esposizione, un settore per le bevande. Si guadagna di più con i cibi pronti che con panini e baguette.

Sono nate società per rifornire i punti vendita con una gamma molto ampia di varietà, i cibi turchi insieme con la paella, pizza e würstel. I singoli non hanno la capacità e la possibilità di preparare i pasti da asporto, e si riforniscono dai grandi distributori, una qualità media è garantita, e il prezzo diminuisce.

La «Lekkerhand» rifornisce circa 10 mila chioschi e migliaia di stazioni di servizio, e dispone di una flotta di settecento camion frigoriferi, continuamente in giro dall’alba al tardo pomeriggio. Sul mercato tedesco è giunta da un anno l’olandese «Ahold», che è la prima nel settore in patria. Lo stile è diverso: si preferiscono locali non più grandi di cento metri quadrati con un’atmosfera quasi casalinga, più calda e rustica.

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11 novembre 2013

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