Cercatelo anche Stoccarda. Ma non certo nella capitale Berlino che è frivola, culturale e senza industrie
di Roberto Giardina
Berlino. Perché si viene a Berlino? Per cercare lavoro, e si sbaglia indirizzo. La capitale è povera, non ha industrie, è un buon posto per gli artisti, gli altri vadano al Sud, a Monaco o a Stoccarda. Per la cultura, dal teatro per chi sa il tedesco, all’Opera, alla Filarmonica che fu diretta da Abbado.
La stagione riprende già ad agosto, non attende dicembre, come a Roma o a Milano. Ci vengono anche le famiglie con bambini, una vacanza in Prussia costa meno che sull’Adriatico o in Sardegna, e ci sono molte offerte per i piccoli. Qualcuno ci viene a ballare il tango. Questo meraviglia solo chi si limita al liscio, o odia la danza. I tanghisti, si dice così?, lo sanno già. I centri del tango, al di fuori dell’Argentina, sono Helsinki e Berlino. I finlandesi organizzano un festival e compongono tanghi in finnico. I tedeschi non si spingono a tanto, ma una trasferta da queste parti per rivaleggiare con Rodolfo Valentino, suppongo che sia più comoda che in Finlandia.
Una mia collega milanese viene tutti gli anni per danzare il tango. È un’esperta di Buenos Aires, ma non può sempre fare un viaggio in Sud America. Con un volo low-cost, invece, Berlino è alle porte di casa. Qui trovo i locali giusti, e ballerini eccezionali, mi ha confidato. Un altro mio amico milanese, da anni vive a Berlino, è un famoso pianista, e dopo ore passate a esercitarsi sulla tastiera, vuole uno svago che abbia sempre a che fare con la musica, e ha scoperto il tango. Lo balla da una dozzina d’anni. Come te la cavi?, ho voluto sapere. Per i primi dieci minuti abbastanza bene, ha confessato, dopo si accorgono che sono un neofita, sempre dopo anni. Con il tango non si mente, il partner si accorge subito chi sei.
Balla il tango la mia personal trainerin. Lei cerca qualcosa che abbia a che fare con l’esercizio fisico, e che la distragga come il pianista. E ballano il tango, una coppia di amici berlinesi, lui medico, lei psicologa per l’infanzia. Si danno appuntamento con centinaia di altri appassionati sulla spianata dietro la Neue National Galerie, e danzano sotto le stelle. Niente orchestrina, basta un cd. I tanghisti berlinesi sono almeno 5 mila, informa la Berliner Zeitung, senza contare i turisti. Ho letto resoconti secondo cui i tedeschi avrebbero contribuito a creare il tango, l’accordeon lo strumento per eccellenza è una loro invenzione, sostengono. Io credevo che la fisarmonica fosse nata nella Bassa padana, ma forse mi sbaglio. Nel tango prussiano si mescolano elementi mitteleuropei e la cultura gitana, come nel jazz parigino. Non vado oltre, per non offendere la sensibilità degli specialisti e degli storici. Mi limito alle citazioni: Karl Kraus odiava la danza in genere, ma per lui «il tango era il peggio del peggio». Molti gli davano ragione: a Monaco o a Vienna, alla vigilia della Grande Guerra, lo volevano vietare per motivi morali. La danza delle «donnacce argentine» tuttavia influenzò la moda: le signore bene d’Europa non potevano ballare il tango con le gonne troppo strette e senza spacchi. Con buona pace di Kraus. George Bernard Shaw non ballava ma era meno moralista di Karl: «Il tango, sorrideva, è l’espressione verticale di un desiderio orizzontale».
A Berlino si balla lungo la Sprea, nella 02 Arena. Si balla fuori dal locale sul cemento, o all’interno su un lucido parquet. Thomas Klahn, il patron, spiega che la moda esplose una ventina d’anni fa: «Prima dominava solo Piazzolla, poi venne l’elettrotango, ed ora siamo tornati agli Anni Trenta e Quaranta». Basta dare un’occhiata su Google per scoprire le numerose scuole berlinesi, con lezioni per principianti, o per quasi professionisti, e quasi tutte vantano maestri giunti da Rio de la Plata. Chi non vuole o non ha il coraggio di scendere in pista dovrebbe almeno andare alla Clärchens Ballhaus, un Auguststrasse 24. La sala è rimasta come ai tempi della Weimar Republik, e si può gustare l’atmosfera dei ruggenti Anni Venti. Al contrario di quanto avrebbe desiderato Kraus, né la dittatura nazista né quella rossa vietarono mai il tango.
26 agosto 2014