Ecco i punti principali dello storico accordo di Parigi sul clima firmato da 195 Paesi. Il rialzo della temperatura è fissato a 1,5 gradi. Cento miliardi di dollari saranno destinati ai Paesi in via di sviluppo e verrà svolta una revisione ogni cinque anni sui tagli alle emissioni nocive.
1.Riscaldamento globale
L’articolo 2 dell’accordo fissa l’obiettivo di restare «ben al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali», con l’impegno a «portare avanti sforzi per limitare l’aumento di temperatura a 1,5 gradi
2. Obiettivo a lungo termine delle emissioni
L’articolo 3 prevede che i Paesi «puntino a raggiungere il picco delle emissioni di gas serra il più presto possibile», e proseguano «rapide riduzioni dopo quel momento» per arrivare a «un equilibrio tra le emissioni da attività umane e le rimozioni di gas serra nella seconda metà di questo secolo».
3.Impegni nazionali e revisione
In base all’articolo 4, tutti i Paesi «dovranno preparare, comunicare e mantenere» degli impegni definiti a livello nazionale, con revisioni regolari che «rappresentino un progresso» rispetto agli impegni precedenti e «riflettano ambizioni più elevate possibile». I paragrafi 23 e 24 della decisione sollecitano i Paesi che hanno presentato impegni al 2025 «a comunicare entro il 2020 un nuovo impegno, e a farlo poi regolarmente ogni 5 anni», e chiedono a quelli che già hanno un impegno al 2030 di «comunicarlo o aggiornarlo entro il 2020». La prima verifica dell’applicazione degli impegni è fissata al 2023, i cicli successivi saranno quinquennali
4. Danni e cambiamenti irreversibili
L’obbiettivo iniziale dei leader riuniti a Parigi era quello di trovare un accordo per ridurre l’utilizzo di combustibili fossili e quindi tagliare le emissioni di gas serra che contribuiscono all’aumento delle temperature e al cambiamento climatico. La conferenza Cop21 è iniziata a Parigi lo scorso 30 novembre e sarebbe dovuta proseguire fino all’11 dicembre, ma negli ultimi giorni un accordo era sembrato così vicino che la fine della conferenza è stata rimandata di un giorno (non è una novità: quasi tutte le conferenze sul clima degli ultimi 20 anni sono durate qualche giorno in più del previsto).
La BBC ha raccolto le reazioni di alcune ONG alla pubblicazione della bozza, avvenuta nel pomeriggio. Greenpeace ha detto che il documento è stato depotenziato rispetto alle loro aspettative, ma ha aggiunto che comunque mette le società petrolifere e i produttori di carbone “dal lato sbagliato della storia”. Secondo il WWF si tratta di un “forte segnale”, mentre, secondo ActionAid, il testo non è abbastanza ambizioso. Oxfam dice che i paesi ricchi non hanno promesso abbastanza finanziamenti ai paesi in via di sviluppo per risarcirli dei danni che avranno nell’adottare tecnologie meno inquinanti. Secondo Jonathan Webb, corrispondente scientifico di BBC, se la bozza venisse approvata saremmo di fronte ad un momento “storico”. Rivolgendosi ai delegati nel pomeriggio, il presidente francese François Hollande ha detto che l’approvazione dell’accordo «sarà un gigantesco balzo per l’umanità», la stessa frase utilizzata dall’astronauta Neill Armstrong durante lo sbarco sulla Luna.
Il Guardian racconta che venerdì sera, per cercare di arrivare a un accordo più in fretta possibile, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva chiamato al telefono il presidente cinese Xi Jinping. Secondo diversi giornali internazionali la Cina è uno dei paesi più ostili ad un accordo “forte”, cioè che ponga limiti severi alle emissioni includendo anche vincoli legali e meccanismi di controllo. Nel corso della conferenza Europa, Stati Uniti e altre decine di paesi avevano formato una “coalizione ambiziosa”, come l’hanno chiamata i giornali, il cui obbiettivo era ottenere un accordo vincolante sulla riduzione delle emissioni. Si diceva invece che i paesi in via di sviluppo, come India e Cina, avevano intenzione di proporre un accordo più morbido che non rischi di danneggiare il loro sviluppo economico, basato in gran parte su combustibili fossili.
13 dicembre 2015