Lo stop è arrivato dal capogruppo in commissione Giustizia Walter Verini (Pd) che al Comitato dei nove avrebbe detto agli oppositori “se il testo non vi piace cambiatelo al Senato”.
di Laura Eduati
Michela Marzano, deputata-filosofa del Partito democratico, è furiosa: “Mi sento tradita dal partito”. Non solo: “Se alcuni parlamentari democratici sono contrari al cognome materno ai figli allora dovrebbero chiedersi cosa ci stanno a fare nel Pd”.
Marzano è la relatrice della legge che, se approvata, abolirebbe l’obbligo di dare il cognome paterno ai figli: i genitori potrebbero avere la libertà di registrare all’anagrafe il cognome di entrambi, soltanto quello del padre o soltanto quello della madre. Approvato all’unanimità in commissione Giustizia, il testo definito dagli entusiasti “rivoluzionario” è approdato alla discussione dell’aula dove questa mattina a sorpresa è stato sospeso dalla maggioranza a data indefinita nonostante l’iter fosse a un passo dal voto finale.
Poco prima di mezzogiorno il Comitato dei nove si è riunito per esprimere un parere sulla legge contro la quale si sono scagliati con forza i Fratelli d’Italia con Ignazio La Russa che ha chiesto il rinvio in commissione, ma anche Rocco Buttiglione (Popolari per l’Italia) e Paola Binetti (Udc), fino a molti deputati di Forza Italia – compresa Stefania Prestigiacomo, ma anche Eugenia Roccella e Alessandro Pagano del Nuovo Centro Destra: “La misura porterà caos e conflitti nelle famiglie”.
Alla fine la decisione è stata quella dello slittamento “prima della pausa estiva”. “Ma non credo che riusciremo a calendarizzare nuovamente la discussione sul doppio cognome prima dell’estate”, si sfoga Marzano all’Huffington Post. “Abbiamo molti decreti da convertire, non c’è spazio”. E allora cosa è successo? L’arrabbiatissima deputata lo ripete senza sosta: “Matteo Renzi ci dice di non tradire l’Italia, ma io oggi mi sento tradita dal partito”. La spiegazione potrebbe essere doppia: “Questa legge fa paura agli uomini perché sconfigge il patriarcato. Ho visto deputati del Partito democratico che non hanno nemmeno letto il testo dichiarare di essere d’accordo con i parlamentari dell’opposizione. Si chiama maschilismo, e mi chiedo cosa ci facciano nel Pd se sono contrari a questa legge”.
Lo stop è arrivato dal capogruppo in commissione Giustizia Walter Verini (Pd) che al Comitato dei nove avrebbe detto agli oppositori “se il testo non vi piace cambiatelo al Senato”. Una mossa che Marzano ha sentito come fuoco amico sulla propria pelle. Ma le ha suggerito anche una interpretazione più malevola: “Forse la loro è malafede: i miei colleghi non perdono occasione per mettere bastoni tra le ruote al governo”. Una interpretazione condivisa da Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale di Sel e deputato: “Evidentemente il Pd, purtroppo, e’ costretto ad inchinarsi ai voleri del centrodestra”. Donatella Ferranti (Pd), presidente della commissione, starebbe preparando una lettera di protesta al femminile per chiedere pubblicamente spiegazioni alla parte maschile del Partito democratico.
Ma non tutte le donne Pd concordano con Marzano. Laura Garavini per esempio pensa che sia necessaria una pausa nella discussione in quanto la legge sovverte regole millenarie: “È un cambiamento culturale impensabile anche soltanto fino a poco tempo fa, tocca la sensibilità di tutti perciò mi pare normale che in una discussione molto accesa si voglia prendere qualche giorno di approfondimento per convincere chi non la pensa come noi”. Garavini dunque è serena: “L’approvazione arriverà entro l’estate perciò non ne farei un dramma”.
Mentre il Partito democratico si accapigliava con Forza Italia e in aula si formavano capannelli che discutevano animatamente del cognome materno, il Movimento 5 Stelle ironizzava nei social sui propri colleghi deputati. Andrea Colletti, membro della commissione Giustizia, spiega che per i pentastellati “la norma è importante ma avremmo preferito che l’aula approvasse una legge sulla corruzione o sul reddito minimo di cittadinanza”. E sulle ragioni che hanno portato alla sospensione della discussione sul cognome materno Colletti è adamantino: “Chiaramente molti deputati Pd e berlusconiani non conoscevano il testo, passato in sordina sotto i loro occhi e improvvisamente sbucato questa mattina sui loro scranni. E dunque hanno cominciato a protestare”.
Fonte: L’Huffington Post
17 luglio 2014