Si attribuisce spesso alle riforme “Hartz” del mercato del lavoro il successo tedesco nella crescita industriale e nell’abbattimento della disoccupazione. Il risultato di una ricerca dice invece che la chiave di volta è stata il decentramento della contrattazione dai Lander alle singole imprese
Dalla fine degli anni Novanta fino ai primi Duemila, la Germania era spesso definita “il malato d’Europa”.
Oggi, dopo la grande recessione, la Germania è descritta come una grande potenza economica. Il numero totale di disoccupati è sceso da 5 milioni nel 2005 a circa 3 milioni nel 2008, mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 7,7 per cento nel 2010. L’export ha raggiunto un picco di 1700 miliardi di dollari nel 2011, che è uguale alla metà del Pil del paese e al 7,7 per cento dell’export mondiale.
OGGI TUTTI AL TRAINO DEI TEDESCHI
Come ha fatto la Germania, con il quarto Pil mondiale(dopo Stati Uniti, Cina e Giappone) a trasformarsi da “malato d’Europa” a locomotiva del continente? In una recente pubblicazione abbiamo concluso che:
– L’incredibile trasformazione dell’economia tedesca è dovuta a un processo di decentralizzazione della contrattazione del lavoro senza precedenti. Ciò ha portato a una riduzione del costo del lavoro e alla crescita della competitività.
– Questo processo di decentralizzazione è stato reso possibile dalla struttura e dall’autonomia dei sindacati tedeschi. In un momento difficile per l’economia del paese, i sindacati hanno mostrato di essere molto più flessibili di quanto si potesse immaginare.
– Le riforme Hartz(2002-2005) non hanno giocato un ruolo essenziale. Sia il processo di decentralizzazione della contrattazione sia il miglioramento della competitività dell’industria tedesca sono iniziati alla metà degli anni Novanta, quasi un decennio prima.
LA POLITICA, DA SOLA, NON BASTA
La politica -se non ci fosse stata l’autonomia nella negoziazione dei salari- da sola non sarebbe riuscita a realizzare una tale decentralizzazione.
La ricerca offre spunti interessanti su quello che i paesi europei in crisi possono imparare dall’esperienza tedesca. Paesi come Francia e Italia, hanno istituzioni sindacali più centralizzate e molto meno autonome sul piano legislativo rispetto alla Germania.
I potenziali cambiamenti di sistema dovrebbero quindi affidarsi alla politica.
L’esperienza tedesca non offre comunque specifiche raccomandazioni sul tipo di riforme politiche da realizzare. Il caso tedesco porta invece l’attenzione sulle riforme che nell’ambito delle relazioni industriali hanno spostato la contrattazione salariale a livello aziendale nel pieno coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori.
COME SI FA A MIGLIORARE LA COMPETITIVITÀ?
Il grafico 1 mostra i costi unitari relativi del lavoro in dollari dell’economia di alcuni paesi aggiustato in base alla composizione mutevole dei mercati in cui competono. Si vede che dal 1995, la competitività della Germania è cresciuta costantemente, mentre quella di alcuni suoi importanti partner commerciali europei come ltalia e Spagna è scesa costantemente oppure è rimasta invariata come nel caso della Francia.
Abbiamo concluso che nei primi anni Novanta, il sistema di relazioni industriali tedesco ha consentito un incremento senza precedenti della decentralizzazione (o localizzazione) della negoziazione che fissa gli stipendi, gli orari e gli altri aspetti delle condizioni lavorative da livello collettivo nazionale a livello di singola azienda o singolo lavoratore. Questo processo ha consentito di ridurre gli stipendi, in particolar modo nella parte più bassa della distribuzione salariale, e ha infine migliorato la competitività dell’economia.
Il sistema tedesco delle relazioni industriali non si basa sulla legislazione, ma invece sui contratti e gli accordi di tre attori principali:
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