Il collante utilizzato per la produzione del tappo in sughero microagglomerato conterrebbe una sostanza sospettata di essere potenzialmente cancerogena. E in Italia? La nostra ricerca, almeno in questo caso, è avanti: non abbiamo bisogno del collante
Si chiama tappo in sughero microagglomerato e chiunque abbia un minimo di affinità con vini e cantine lo conosce bene. Per tutti gli altri, è quello fatto di migliaia di piccolissimi pezzetti di sughero compressi tra loro, giusto per intenderci. In questi giorni, negli Stati Uniti, è finito sotto la lente d’ingrandimento di due agenzie federali, la Food & Drug Administration e l’Environmental Protection Agency. Il perché è presto detto: il collante utilizzato nella produzione di questi tappi conterrebbe un composto chimico, il diisocianato di toluene, sospettato di essere potenzialmente cancerogeno.
Nei soli States ogni anno sono oltre 350 milioni le bottiglie chiuse con i tappi microagglomerati, ma non esistono dati certi su quante e quali aziende utilizzino questa sostanza nel proprio ciclo produttivo. Sostanza che, in ogni caso, sarebbe presente in quantità minime e che non sarebbe in grado di contaminare il prodotto (almeno stando alle – poche – ricerche effettuate). L’Epa, intanto, ha proposto una legge che obblighi i produttori a segnalare la presenza di diisocianato di toluene nel caso in cui superi lo 0,1% del peso complessivo del tappo. Una percentuale che già garantirebbe la sicurezza per i consumatori.
E in Italia? La nostra ricerca, almeno in questo caso, è avanti. Qualche mese fa, infatti, l’azienda vicentina Labrenta ha brevettato e lanciato Sughera, una linea di tappi in sughero microagglomerato completamente riciclabili e – soprattutto – senza collanti.
Fonte: Wired
12 febbraio 2015