La guerra del formaggio coi buchi

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Appartiene alle notizie che difficilmente si leggono in Italia e per questo motivo volentieri la pubblichiamo

di Roberto Giardina

giardina1Berlino. I bambini pongono domande difficili: perché il cielo è azzurro, o perché cambia il colore dei capelli della mamma. I bambini svizzeri chiedono anche: come arrivano i buchi nel formaggio? È, anzi era, un segreto dell’Emmenthal, il glorioso prodotto nazionale, insieme con gli orologi a cucù, come ha affermato sprezzante Orson Welles ne Il terzo uomo.

I cattivi tedeschi, accusati da tutti o quasi in Europa di questi tempi, sono entrati in guerra anche con la vicina Svizzera: si sono messi a produrre un’imitazione dell’Emmenthal, naturalmente più economica, e stanno mandando in rovina i caseifici elvetici specializzati nei buchi, concentrati nella zona di Berna.
"L'occhio esperto", composizione di Fernanda Mancini

“L’occhio esperto”, composizione di Fernanda Mancini

Negli anni 80, la produzione del formaggio, certificato dalla Aoc, che controlla l’origine e la qualità, arrivava a 57 mila tonnellate, oggi nemmeno alla metà, appena 26 mila. Anche l’esportazione è dimezzata. Un Emmenthal autentico non può costare meno di 2 euro all’etto, sostengono gli svizzeri che lo producono ancora con metodi artigianali, preoccupati più della perfezione che dei costi. I tedeschi hanno «inventato» macchine modernissime che sfornano forme di Emmethal come alla catena di montaggio. Solo un caseificio nell’Allgäu produce 37 mila tonnellate all’anno, più dell’intera Svizzera. E il formaggio con i buchi Made in Germany si compra con 50 cent. Non c’è concorrenza: i buongustai con i soldi sono una minoranza.

«Siamo noi i campioni mondiali del formaggio», si vanta Björn Börgermann, portavoce della federazione dei caseifici tedeschi. Gli italiani con il loro parmigiano, i francesi con il Camembert? Non possono stare all’altezza, almeno se si tiene conto delle tonnellate e del fatturato. La Germania produce 2 milioni e 200 mila tonnellate all’anno, esattamente il doppio di noi, contro il milione e 800 mila dei francesi e le 800 mila tonnellate degli olandesi.

I tedeschi erano considerati i giapponesi d’Europa nell’Ottocento, cioè dei copioni.

Il marchio Made in Germany fu voluto dagli inglesi proprio per indicare prodotti d’imitazione di mediocre o infima qualità. Negli anni è diventato un simbolo di successo, ma i tedeschi sono rimasti copioni. Si impongono sui mercati internazionali con i «nostri» formaggi. Producono 263 mila tonnellate di mozzarella, che a volte con pudore chiamano motzarella. E 50 mila tonnellate di parmigiano, parmesan. Tutto in regola, purché non aggiungano «reggiano». Colpa nostra che ci siamo dimenticati di proteggere i nomi dei prodotti italici. E sfornano 136 mila tonnellate di Emmenthal: gli svizzeri si arrabbiano? Non si possono brevettare i buchi, rispondono. Producono anche 36 mila tonnellate di Camembert, e hanno inventato una specialità culinaria: palline del puzzolente formaggio francese panate e fritte, accompagnate da marmellata di ribes.

Nell’euforia inventiva hanno creato un prodotto multinazionale: il cambozola, incesto tra il gorgonzola e il Camembert. I clienti tedeschi, si lamentano a Berna, sono stati abituati da anni a consumare prodotti economici, dal gusto approssimativo, e non sanno più apprezzare un formaggio di qualità, anzi ne sono respinti. L’Emmenthal autentico ha troppi buchi, il gorgonzola nostrano ha troppo muffa, la mozzarella campana troppo morbida.

1 dicembre 2013

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